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Amleto e la Psicoanalisi

Amleto
Laurence Olivier in Hamlet

Edipo agisce senza sapere, Amleto sa senza agire.

Senza dubbio Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, “La tragedia di Amleto, principe di Danimarca”), probabilmente scritta tra il 1600 e il 1602, è una delle creazioni più note di Shakespeare. Ricordando in breve la trama: lo spettro del padre del giovane principe ucciso nel sonno dal fratello Claudio per impossessarsi del trono e della sua sposa, ritorna per comunicare al figlio Amleto l’orribile verità. Gli chiede di fare giustizia. Ma il figlio, invece d’agire, cade in preda al dubbio. Rimandando il tempo della decisione. Solo alla fine del dramma, uccide la madre, l’amico rivale Laerte, lo zio usurpatore e se stesso.

Amleto
Richard Burton in Hamlet

In questo dramma l’autore sconvolge l’impianto tradizionale dell’opera teatrale. Non più conflitto tra forze antagoniste che cercano con l’inganno o con la violenza di distruggersi a vicenda, ma inchiesta sulla natura di tali forze. Sui loro movimenti, e quindi sui moventi dell’azione umana. Dall’indagine sul meccanismo della vendetta si passa a quella sui meccanismi interni di quel complesso misterioso che è l’uomo. Con le sue motivazioni psicologiche, i suoi condizionamenti socio-culturali.

La pièce è stata letta e interpretata anche in chiave psicoanalitica. Partendo dalla seconda scena del primo atto. Là dove Amleto accenna sgomento al consumarsi del rapporto incestuoso:

“Fragilità, il tuo nome è donna!…. Un mese appena; prima che fossero logore quelle calzature colle quali aveva accompagnato il corpo del mio povero padre, tutta in lagrime come Niobe…. ella, ella stessa…. Oh cielo! un bruto, privo del soccorso della ragione, avrebbe sentito più a lungo il suo dolore…. maritata con mio zio, col fratello di mio padre… Entro un mese; quando le sue lagrime ipocrite non avevano pur cessato di fluire da’ suoi perfidi occhi… accorrere con tanto ardore verso un letto incestuoso”

Amleto
Carmelo Bene in Amleto

Freud ne L’interpretazione dei sogni ha analizzato la figura di Amleto, interpretandola diversamente da quella di Edipo. Anche se caratterizzato dallo stesso complesso. La domanda è: perché Amleto non agisce? Che cosa gli impedisce di compiere l’atto che vendicherebbe suo padre? Risponde Freud: perché inconsciamente vede in Claudio colui che realizza i propri desideri incestuosi, eliminare il padre, diventare Re e possedere la madre.

Anche Lacan ha analizzato il dramma. Il giovane principe di Danimarca non è in grado di far coesistere sapere e azione. Amleto sa la verità, che invece Edipo non conosce, ma la sua azione è paralizzata. L’essere e il fare si dissociano. L’accesso all’atto gli è precluso dal continuo dubitare che lo getta in uno stato di impotenza depressiva. Edipo ricerca la verità sulla propria identità e su quella di suo padre, “di chi sono figlio?”, mentre Amleto sa tutto. È lo spettro del padre che gli rivela una verità che lui stesso sospettava, ma resta bloccato e paralizzato nell’azione. Mentre Edipo agisce senza sapere, Amleto sa senza agire.

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

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