Home » Arte » ARNALDO POMODORO Il grande teatro delle civiltà
Arte Cultura Eventi

ARNALDO POMODORO Il grande teatro delle civiltà

IL POTERE (AGAMENNONE) 1983 bronzo 280 × 260 × 260 cm Fondazione Arnoldo Pomodoro

E’ possibile visitare fino al primo ottobre 2023 al Palazzo  della Civiltà italiana dell’EUR, a Roma, l’antologica di Arnaldo PomodoroIl grande teatro delle civiltà, a cura di Lorenzo Respi e Andrea Villani. La mostra nasce dalla collaborazione tra la maison Fendi e la Fondazione Arnaldo Pomodoro sorta 28 anni fa. Della notevole produzione di uno degli esponenti più importanti della scultura italiana contemporanea sono state selezionate una trentina di opere che procedono dalla fine degli anni Cinquanta a oggi. Nella rassegna sono anche inseriti materiali documentari: bozzetti, prove d’autore, cataloghi, testi che lo hanno stimolato, progetti andati in porto e non,  che il pubblico può consultare e che rimandano allo studio/archivio dell’artista. Da ciò ne deriva il senso del termine Teatro indicato nel titolo. Insieme alla lunga passione di Pomodoro per il palcoscenico.

LE FORME DEL MITO           

PomodoroIl percorso della mostra inizia dai quattro angoli esterni dell’edificio del Palazzo della Civiltà Italiana, dove sono collocate le quattro Forme del mito (1983): Il Potere, Agamennone, concepito a tronco di piramide. L’ambizione cilindrica che incarna ClitennestraLa macchina a forma di parallelepipedo, ricorda EgistoLa profezia Cassandra, sculture che furono create come macchine sceniche per il ciclo teatrale di Emilio Isgrò suggerito dall’Orestea del drammaturgo greco Eschilo e svoltosi sui resti della piazza della cittadina siciliana di Gibellina distrutta dal terremoto. Tutte dominate da un rigoroso stile geometrico, riplasmate in un groviglio di segni tipico dell’artista.

LE OPERE IN COSTUME  

Dall’esterno del Palazzo si passa nel vestibolo dell’ingresso con le due opere/ costume: quello di  Didone, per La tragedia di Didone, regina di Cartagine di Christopher Marlowe, messa in scena a Gibellina nel 1986. E quello di Creonte per Oedipus Rex di Igor Stravinskij rappresentato a Siena nel 1988. I due monumentali costumi-scultura rileggono -le antiche iconografie e tecniche tradizionali delle opere d’arte africane e asiatiche-.

LE BATTAGLIE E MOVIMENTO IN PIENA ARIA E NEL PROFONDO

PomodoroAll’interno in due sale speculari sono allestite simmetricamente due opere di notevoli dimensione ma contrapposte nel colore: Le battaglie del 1995 nera, e Movimento in piena aria e nel profondo, 1996-1997, bianca.

Le battaglie si esprimono mediante forme appuntite e taglienti, denti frecce lance, e diversi materiali che ingarbugliano corde cunei bulloni. Ne scaturisce una dinamica confusione generata dall’incontro scontro di tutte queste componenti che agiscono. L’opera ricorda il trittico della Battaglia di san Romano di Paolo Uccello. Ma reimpostata nel ricordo dell’Espressionismo del primo Novecento e dell’Informale, molto noto a Pomodoro mentre lavora all’opera.

Il Movimento in piena aria e nel profondo, è formato da una doppia curva che evoca sia i grandi spazi celesti che quelli terrestri. L’artista intende raffigurare il modus operandi scultoreo che mira allo “scavo dentro la complessità delle cose”. E lascia trapelare elementi solidificati. Come in un ritrovamento fossile.

La Grande tavola della memoria è il risultato di una lunga riflessione sulla tecnica del bassorilievo in cui l’impostazione informale accumula un palinsesto gravido di segni che invita a frenare il tempo e ad accrescere la memoria.

Pomodoro
Pomodoro Rotativa di Babilonia

Rotativa di Babilonia. L’opera del 1991 si pone come una sorta di raccordo fra le due sale principali. Propone  la possibilità di un percorso che può andare avanti e indietro nel tempo e nello spazio. La genesi dell’opera risale al 1961 quando durante un viaggio in Messico Pomodoro ha la possibilità di vedere un vecchio calendario azteco realizzando la prima ruota.

Osso di seppia. Sistemata su una terrazza del Palazzo della Civiltà Italiana, quindi fuori dalla mostra, l’opera incarna la matrice, -umile quanto universale, di tutte le opere scultoree dell’artista-. Scrive Pomodoro: “Ho iniziato il mio lavoro di scultore grattando l’osso di seppia e incidendolo con una serie di piccoli segni. Mi è venuta poi l’idea di usare la sagoma degli ossi stessi e di ingrandirli per farli diventare scudi, scettri, figure emblematiche”.

12 maggio – 1° ottobre 2023

Orario: Tutti i giorni, dalle 10:00 alle 20:00

Leggi anche
Edmondo Bacci a Venezia
Arturo Martini al Museo Bailo di Treviso

Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments