Augusto pare abbia lasciato detto riguardo il suo rapporto con Roma, di aver trovato una città di mattoni e di averla lasciata di marmo.
In effetti non aveva tutti i torti, dopo Augusto l’impiego del marmo divenne massiccio e quasi maniacale, ma ancora più impressionante è stato l’uso spregiudicato di architettura e urbanistica per stabilizzare i pilastri del nuovo corso che stava dando alla storia di Roma.
L’intervento in particolare è evidente in Campo Marzio, che potremmo chiamare anche Campo di Augusto. Qui oltre all’enorme Mausoleo, che la Mole Adriana non riuscirà a eguagliare nelle dimensioni, sistemerà i Saepta, che ora saranno chiamati Saepta Julia e “sistemerà per le feste” l’area del Circo Flaminio.
I Saepta, che prendevano il nome dal recinto per gli animali, l’ovile, erano gli spazi dove i romani si radunavano per votare. Gli elettori votavano uscendo e passando per un ponte.
I Saepta in Campo Marzio aveva cominciato a costruirli in forma monumentale Giulio Cesare, ma la loro edificazione, causa Idi di Marzo, venne portata a termine da Augusto, per questo motivo vennero chiamati Saepta Julia.
Ovviamente, se hai in mente di costruire un impero, tendi ad evitare il voto popolare, perciò zitti zitti sotto Tiberio smisero del tutto di funzionare. I Saepta ormai, però, c’erano e quindi si avviò il restyling per trasformarli in luogo destinato ai giochi gladiatori e circensi, finché la costruzione del Colosseo non fornì uno spazio più adeguato. Quindi divennero luoghi per la vendita delle opere d’arte e soprattutto per delle piacevoli passeggiate.
Particolarmente amato dai Romani era poi il mercatino che si svolgeva sotto uno dei portici a Dicembre, durante la festa dei Sigillaria, quando i Romani si scambiavano piccole statuine di terracotta perché di buon auspicio.
L’altro luogo pesantemente modificato da Augusto sarà il Circo Flaminio ai piedi del Campidoglio.
Qui la plebe teneva le sue riunioni, i Concilia Plebis e vi svolgeva i Ludi Plebei, alle idi di Novembre, in onore di Giove Ottimo Massimo.
Anche qui con la scusa di migliorare Roma, Augusto operò pesantemente, ricostruendo il Tempio di Apollo, costruendo il Teatro di Marcello (nipote di Augusto) e, visto che c’era, edificando la splendida Porticus Octaviae (sorella di Augusto).
Tanta magnificenza poteva ben compensare il fatto che la plebe perdeva per sempre il luogo di raduno per scegliere i propri magistrati!
La figura dei tribuni della plebe sparirà dall’ordinamento romano e la tribunicia potestas, l’autorità e l’inviolabilità di cui godevano i rappresentanti del popolo, passerà ad Augusto e ai suoi successori. Grazie al fatto che veniva rinnovata annualmente, siamo in grado di contare gli anni di regno di un imperatore.
Augusto ha perseguito in maniera spregiudicata la ricerca del potere e in maniera ancora più sorprendente il suo mantenimento. Da vero rivoluzionar\conservatore cambiò tutto, senza cambiare apparentemente nulla.
Con un ultimo, pesante, bagno di sangue riuscì vincitore da sanguinose lotte che dividevano da decenni i Romani e, una volta vincitore, dettò le condizioni per una nuova visione del mondo, che bene o male in qualche modo è arrivata fino a noi….non ci credete? Pensate un po’ ai milioni di studenti che da secoli e secoli sono costretti a studiare l’Eneide!
Per i più curiosi consigliamo il bellissimo libro di Paul Zanker, Augusto e il potere delle immagini, in cui questo intreccio inestricabile tra arte, architettura, letteratura e politica è magistralmente delineato.
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