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La basilica di San Clemente, ascensore del Tempo

San Clemente
Basilica S. Clemente, Roma, mosaico absidale

Molti angoli della città di Roma hanno un fascino particolare, misterioso e sobrio che trasuda una storia antica e densa di eventi da leggere e scoprire attraverso colonne, pareti murarie e frammenti di affreschi sbiaditi, ma di indiscutibile bellezza.

La basilica di S. Clemente, incastonata tra il Colosseo, il Colle Oppio e il Celio non ostenta una facciata imponente e non presenta nemmeno una piazza su cui stagliarsi; al contrario si distende lungo una via parallela alla via Labicana, defilata e silenziosa, priva di monumentali portali di accesso. Tuttavia, se spinti dalla curiosità di penetrare quel suo fascino da antica nobildonna medievale, altera e riservata, decidiamo di entrare ed ammirarne l’interno, ci troveremo davanti un concentrato di testimonianze artistiche che attraversano i secoli e si sovrappongono in un sincretismo culturale tipico dell’età tardo-antica e medioevale.

La basilica si presenta con una tipica struttura paleocristiana a tre navate e colpisce per la ricchezza di un arredo liturgico di grande raffinatezza, dal pavimento cosmatesco, all’ambone, fino al recinto marmoreo che le conferiscono una solennità tutta particolare. Si staglia poi, in tutta la sua ieratica imponenza, il mosaico absidale con al centro un Crocifisso da cui si dipartono racemi e viticci di schietta ispirazione classica.

Basilica di San Clemente
Basilica S. Clemente, Roma

La croce diviene simbolicamente la forza che fa germogliare la vite che accoglie figure di animali, allegoria della lotta tra il Bene e il Male. Il mosaico, realizzato nel XII secolo, risale dunque al pontificato di Pasquale II, come del resto l’intera costruzione dell’edificio. La particolarità di questo tempio medievale risiede, però, nella presenza di fondamenta molto più antiche e stratificate su ben 3 livelli.

Sotto il piano pavimentale della basilica del XII secolo, scendiamo al livello sottostante impostando, in una sorta di ascensore del tempo, il livello -1 e ci ritroviamo in uno spazio ecclesiastico originariamente più grande di quello superiore, ma costruito ben otto secoli prima, nel IV secolo.

Tra resti di primitive colonne e pareti murarie erette per sostenere il peso dell’edificio superiore, uno spazio immenso e diremmo inutilizzato a partire dal XII secolo, ci svela interessanti aspetti della cultura e dell’arte medievale. Basta osservare gli affreschi realizzati sulle pareti poco prima che l’edificio venisse abbandonato e sotterrato. Si tratta di affreschi dedicati alla leggenda di papa Clemente e Sisinnio, realizzati presumibilmente tra il 1090 e il 1100, cioè poco prima che la basilica fosse seppellita e dimenticata fino alla riscoperta archeologica avvenuta nel 1857. Lo stile pittorico degli affreschi si presta bene ad una narrazione di tono quasi popolare e aneddotico che fa somigliare la struttura compositiva ad un fumetto. E, proprio come in un fumetto, non mancano inserimenti di parole che vengono pronunciate dai personaggi ritratti.

La scena raffigura la leggenda di Sisinnio che, alla presenza della moglie, convertitasi al Cristianesimo, caccia via San Clemente e tenta di farlo arrestare.

San Clemente
Papa Clemente e Sisinnio, part., Affreschi Basilica Inferiore S. Clemente, Roma

Nell’episodio della fascia sottostante, Clemente si trova nella casa di Sisinnio che, in preda all’ira, ordina ai suoi servitori di cacciare il papa, ma avviene un fenomeno inspiegabile: i servi sollevano colonne di marmo credendo si tratti di Clemente. Le parole pronunciate da Clemente  sono scritte in latino, essendo riferite ad un ecclesiastico, al contrario di quelle che appartengono a Sisinnio e ai suoi servitori che costituiscono uno straordinario documento della lingua Volgare, parlata intorno all’anno Mille.

“Fili de le pute, Traite”

È la celebre esclamazione colorita, nonché innegabilmente carica di violenza verbale, che Sisinnio pronuncia.

Roma
Iscrizione in Volgare, part., Affreschi basilica inferiore S. Clemente, Roma

Ma l’ascensore del tempo può scendere ancora e giungere al livello -2 dove, tra vicoli e case di epoca romana, si annidano i resti di un magnifico Mitreo risalente al II-III sec. d.C.

mitreo di San Clemente
Mitreo, Basilica S. Clemente, Roma

Il fascino dell’ambiente centrale con l’altare su cui è raffigurato Mitra che uccide il Toro e la sala detta Scuola Mitraica, dove gli adepti venivano sottoposti a dure prove da superare per essere ammessi al culto, ci portano anche a considerare l’edificio di San Clemente nel suo insieme come un grande palinsesto architettonico.

Forse, quando ancora il Mitreo era praticato, nella domus adiacente, ma ad un livello superiore, si cominciavano a riunire i membri di una comunità cristiana, dando origine al cosiddetto Titulus Clementis. E come nel caso della basilica del IV secolo, anche il Mitreo sarebbe poi stato abbandonato e sepolto fino alla riscoperta archeologica del XIX e XX secolo.

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Tiziana Bellucci

Tiziana Bellucci

Laurea in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza”, con indirizzo storico-artistico. Ha svolto attività didattica e di ricerca come “Cultore della materia” per la Cattedra di Critica d’Arte, presso il Dipartimento di Storia dell’Arte della Facoltà di Lettere alla Sapienza. Guida turistica abilitata per Roma e provincia, da anni svolge attività di promozione culturale nell’area di Roma e nel territorio della Tuscia dedicando particolare attenzione agli aspetti della storia dell’arte medievale e rinascimentale. È docente di ruolo nella scuola pubblica.

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