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Canova, gloria trevigiana

venere italica
Canova, Venere Italica, marmo di Carrara, 1804. Galleria Palatina, Firenze

Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico” dal 14 maggio 2022 al 25 settembre 2022 a Treviso: Museo Bailo a cura di Nico stringa e Giuseppe Pavanello.

ABSTRACT: Lo scultore di Possagno è il massimo esponente del Neoclassicismo italiano. Il suo percorso creativo ha il corpo come protagonista. Corpo che si fa icona. Il museo Bailo di Treviso lo celebra in un percorso espositivo che comprende 150 opere.

La volontà di forma

Lo scultore di Possagno è il massimo esponente del Neoclassicismo italiano. Un simbolo che personifica la bellezza senza tempo. È l’artista, insieme a David, al servizio della “volontà di forma”. Secondo cui la perfezione dell’opera è la massima aspirazione, che vuol dire premiare la superiorità della forma sugli ambiti ideologici.

Basata sulla misura, sul controllo plastico e sull’armonia, la ricerca di Canova guarda al passato e preannuncia il futuro, il cui fondamento estetico ha come protagonista il corpo. Corpo che si fa icona.

La massima ispirazione è la bellezza ideale, già ipotizzata da Winckelmann nei suoi scritti settecenteschi. Il monito dello studioso, che Canova fece proprio in tutta la sua attività artistica, era:

Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili”

I confronti

Un’ulteriore occasione per approfondire la conoscenza delle sue opere è fornita dalla mostra “Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanell

o e Nico Stringa. Ambientato nel museo Bailo di Treviso, il percorso ospita oltre 150 opere, suddivise in 11 sezioni.

Una particolarità della rassegna è l’essere riusciti a ricreare l’ambiente voluto da Canova in palazzo Papafava mettendo a confronto i gessi dell’Apollo del Belvedere con il Perseo trionfante, e il Gladiatore borghese con il Creugante, i quali saranno esposti per la prima volta sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione.

L’Apollo del Belvedere, il cui nome deriva dall’essere rimasto esposto per molto tempo nel cortile del Belvedere in vaticano, è una scultura in marmo (copia dell’originale in bronzo realizzato dallo scultore greco Leocare) risalente al periodo post-ellenistico, 350 a.C. circa. Il dio ha appena ucciso con le frecce del suo arco il serpente Pitone, divinità ctonia originaria di Delfi. È interamente nudo, così com’è il Perseo del Canova scolpito tra il 1800 e il 1801.

apollo del belvedere
Apollo del Belvedere. Musei Vaticani, Città del Vaticano.

Canova lo rappresenta vincitore, dopo aver mutilato la Gorgona, la figura mostruosa con i serpenti al posto dei capelli. Nel creare la postura, pur nuova nello stile, lo scultore richiama l’impostazione dell’Apollo, ma rende più consapevole il mitico eroe del proprio gesto. Fiero, in punta di piedi, Perseo mostra con orgoglio il suo trofeo stringendolo con la mano sinistra.

perseo di canova
Canova, Perseo trionfante. Musei Vaticani

Il Gladiatore, il cui l’appellativo deriva dall’appartenenza alla collezione Borghese fino al 1808, è proiettato nello spazio, in un plastico atteggiamento difensivo.

Canova è influenzato dal portamento atletico, dalla figura armoniosa e insieme vigorosa del Gladiatore. Anche se è meno sospeso, più radicato a terra, il pugile Creugante si presenta con le gambe divaricate che mettono in risalto i muscoli, l’intero corpo è in “tensione muscolare”, un’energia controllata che sta per esplodere. Il pugno chiuso della mano destra è rappresentato nell’attimo prima di sferrare il colpo.

creugante
Antonio Canova, Creugante, gesso, 1794. Gypsotheca e Museo Antonio Canova

La Venere italica

Un’altra opera (in gesso) presente in mostra, l’originale in marmo si trova a Firenze nella Galleria Palatina, è la Venere italica, la quale suscitò l’ammirazione incondizionata di Ugo Foscolo:

“Io dunque ho visitata, e rivisitata, e amoreggiata, e baciata, e, ma che nessuno il risappia, ho anche una volta accarezzata, questa Venere nuova»

Canova immagina la Venere con il volto girato. La immortala nell’atto di rivestirsi, come se qualcuno fosse arrivato all’improvviso e non vuole essere vista nuda. Allora tenta di coprirsi nel meglio migliore. Lo scultore coglie molto bene questo gesto naturale, dettato da un pudore tutto femminile, privilegiando il panneggio del telo che avvolge il corpo della dea, che si arriccia nella parte centrale, per la pressione che Venere vi esercita.

Non rimane che accennare agli inediti: il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo Il “Teseo in lotta con il centauro” di Vienna. Realizzato studiando un cavallo in fin di vita. E il volume delle opere di Antonio Canova donato dal fratello Giovanni Sartori all’Ateneo di Treviso nel 1837: un’opera che comprende ottantasei incisioni realizzate da diversi artisti sotto la guida di Canova stesso.

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

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