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Eros e seduzione nella villa del “Magnifico” Agostino Chigi

Agostino Chigi il banchiere

Far costruire una villa suburbana a Roma su via della Lungara a Trastevere, ingaggiando i più celebri artisti del tempo, fu, all’inizio del Cinquecento, un evento che ben rappresentava il potere derivante dalla disponibilità economica di una sempre più agguerrita categoria professionale: quella dei banchieri. L’opulenza di questa schiera di personaggi, appartenenti a famiglie di origine borghese, dimostra che la figura del banchiere aveva via via acquistato sempre maggiore prestigio, grazie al finanziamento di imprese artistiche e militari legate  molto spesso alla corte pontificia.

Agostino Chigi
Sebastiano del Piombo: Ritratto Agostino Chigi

Tra questi, la figura di Agostino Chigi, committente della Villa Farnesina, assume un ruolo di primo piano perché la sua dimora trasteverina è da sempre considerata il prototipo della villa suburbana e uno dei massimi esempi di arte rinascimentale, grazie alla coesistenza, all’interno dello stesso cantiere, di varie personalità artistiche che, nelle varie sale, esibiscono tutta la varietà del linguaggio figurativo del primo Cinquecento.

E la ricchezza del banchiere senese gli garantisce soprattutto un’autonomia nella condotta di vita privata, mettendolo al riparo da giudizi morali che la vicinanza all’ambiente curiale avrebbe determinato e svincolando le scelte iconografiche per la decorazione della sua dimora da schemi rigidi e precostituiti. Il risultato è l’assoluta libertà nella definizione delle tematiche che vertono deliberatamente sul tema dell’amore e della seduzione.

Agostino nasce a Siena nel 1466. Ereditando l’attività bancaria dal padre e sfruttando le miniere di allume di Tolfa, diviene presto un uomo ricchissimo e ad appena vent’anni di età ha inizio la sua attività finanziaria a Roma, divenendo il banchiere di fiducia di vari pontefici e in particolare di papa Giulio II.

Agostino Chigi e gli amori

Nel 1508 era morta sua moglie, Margherita Saracini, ma da quel momento in poi Agostino aveva intrecciato relazioni con svariate donne, tutte bellissime, tra cui la cortigiana Imperia. Anche lei però muore nel 1511 e Agostino punta gli occhi su Margherita Gonzaga, figlia naturale di Francesco Gonzaga. La famiglia è di alta nobiltà e non vede di buon occhio l’attività lucrativa  del pretendente che, pur avendo  dichiarato la disponibilità a rinunciare anche ai suoi affari per accontentare la casata mantovana, vede sfumare la possibilità di un matrimonio. Nello stesso anno conosce a Venezia Francesca Ordeaschi, giovane di umili origini ed è amore. La coppia rappresenta un esempio di unione tipica della società moderna, vivendo “more uxorio”, cioè al di fuori del vincolo matrimoniale.

Agostino Chigi

In questa scelta Agostino si rivela un uomo di grande apertura mentale; mette da parte gli arcinoti intrecci di unioni combinate tra famiglie per mera convenienza economica e mostra che, non avendo necessità pratiche di accaparrarsi beni di altre eredità familiari, può scegliere la donna che preferisce, sia pur di modesta condizione sociale e può permettersi di farla diventare la sua compagna, coronando la felice unione con il matrimonio e una sfarzosa cerimonia nuziale solo nel 1519, forse presagendo la propria morte e pensando a tutelare la propria donna e la progenie.

Villa Farnesina

Agostino ChigiTutto questo si traduce nella decorazione delle sale della villa. Iniziata probabilmente nel 1506 dall’ architetto Baldassarre Peruzzi, la struttura architettonica, immersa nei meravigliosi giardini prospicienti il Tevere, viene decorata al pianterreno e poi al piano nobile già a partire dal 1508-1509. Nella splendida Sala di Galatea, oltre al Peruzzi, vengono chiamati a dipingere due grandi artisti che rappresentano le due diverse correnti stilistiche del tempo: Sebastiano del Piombo con la scuola veneta e Raffaello con la corrente umbro-toscana. La Sala, tra miti astrologici e zodiacali costituisce il primo incontro con il tema della bellezza femminile. Essa trae la sua denominazione dalla splendida Galatea, capolavoro del Sanzio, che incanta il visitatore con la sua bellezza. Galatea, la ninfa amata da Polifemo, si allontana su un cocchio trainato da delfini; il suo sorriso e le sue chiome mosse dal vento le donano una luce particolare, complice il sapiente uso del colore di Raffaello e la perfezione della forma che traducono magnificamente l’effetto seduttivo che ella produce sul gigante, ampliato dal moto di allontanamento che lascia Polifemo inebetito dal desiderio amoroso e dalla privazione dell’oggetto d’amore.

Gli affreschi

E l’atmosfera amorosa che il cantiere emana deve aver coinvolto lo stesso Raffaello e rallentato il ritmo di lavoro nella decorazione della villa chigiana. Stando a quanto ci racconta il Vasari infatti “egli non poteva molto attendere a lavorare per lo amore che ei portava ad una sua donna; per il che Agostino si disperava di sorte, che per via d’altri e da sé, e di mezzi ancora, operò sì che appena ottenne che questa sua donna venne a stare con esso in casa continuamente, in quella parte dove Rafaello lavorava, il che fu cagione che il lavoro venisse a fine”.

Agostino Chigi

L’aneddoto secondo cui il pittore, troppo preso dalla passione per una donna (forse la Fornarina), impiega diverso tempo per completare il rivestimento pittorico ha da sempre albergato nella Loggia di Amore e Psiche e ancor più avvincente è l’idea del committente che gli concede di avere l’amata presso il cantiere, pur di vederlo completato.

La loggia è in ogni caso un nuovo tripudio dell’amore e del tema nuziale con la favola mitologica di Amore e Psiche che Raffaello sceglie di narrare attraverso le prove che la bellissima Psiche dovrà superare per ricongiungersi con l’amato Amore e celebrare le nozze in un banchetto sull’Olimpo al cospetto degli Dei.

Ma se al piano terra gli ambienti sono destinati agli ospiti e alle cerimonie, salendo al piano nobile si entra nella sfera intima e privata e in particolare nella camera da letto della coppia, dove Agostino Chigi può alludere in modo ancor più esplicito al tema della passione, dell’eros e della seduzione.

Sulla parete della camera nuziale Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, realizza la scena delle Nozze di Alessandro Magno e Rossane, fanciulla di origini non nobili che il macedone aveva scelto per la sua bellezza.

Agostino Chigi

Non più episodi tratti dalla mitologia classica dunque, ma due personaggi storici  diventano allegoria della coppia Agostino-Francesca. Così la scena è una chiara allusione all’eros e alla seduzione attraverso lo sguardo languido e ammiccante di Rossane che viene preparata per il talamo dalle ancelle, mentre lo sposo Alessandro attende nella sua statuaria bellezza.

Ricchezza e libertà di vivere la vita secondo i propri gusti sono dunque l’impronta lasciata da Agostino Chigi in un binomio di successo a livello privato e sociale che caratterizza un grande protagonista del mecenatismo cinquecentesco.

Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy

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Tiziana Bellucci

Tiziana Bellucci

Laurea in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza”, con indirizzo storico-artistico. Ha svolto attività didattica e di ricerca come “Cultore della materia” per la Cattedra di Critica d’Arte, presso il Dipartimento di Storia dell’Arte della Facoltà di Lettere alla Sapienza. Guida turistica abilitata per Roma e provincia, da anni svolge attività di promozione culturale nell’area di Roma e nel territorio della Tuscia dedicando particolare attenzione agli aspetti della storia dell’arte medievale e rinascimentale. È docente di ruolo nella scuola pubblica.

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