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Freaks Out, miracolo italiano

Freaks Out
Freaks Out - Fulvio, Cencio e Mario
Il 28 ottobre 2021 è uscito nelle sale cinematografiche Freaks Out, ultima fatica di Gabriele Mainetti, un film la cui gestazione ha avuto circa quattro anni e che dopo i plausi al Festival di Venezia ha fatto domandare al pubblico generalista se sia la versione sbiadita di un film di supereroi americano o un miracolo italiano.

In principio c’era Jeeg Robot

Già nel 2015 Mainetti aveva avuto diversi riconoscimenti, tra cui un David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot, il primo vero film supereroistico completamente italiano, e che rispondeva alla domanda:

“cosa farebbe un delinquetello borgataro, pornomane e invischiato nello spaccio di droga se ottenesse dei poteri alla Superman?”

sgombrando il campo da ogni retorica americaneggiante e dando vita ad un vero e proprio Accattone pasoliniano, ben interpretato da Claudio Santamaria che si trova a fare i conti con grandi poteri e grandi responsabilità e ovviamente con un villain (indimenticabile Zingaro/Luca Marinelli) che compie i suoi efferati crimini cantando Anna Oxa.

Freaks Out
Lo chiamavano Jeeg Robot

Deformi, circensi e partigiani

Sei anni dopo, sempre accompagnato dallo sceneggiatore Daniele Gaglianone, Mainetti si lancia in una operazione molto più ambiziosa e complessa. Se in Jeeg Robot il riferimento d’oltreaoceano poteva essere Supermam, qui sono forse gli X-Men, una squadra in cui ogni membro ha un peculiare potere. Ma proprio come l’Enzo Ceccotti del primo film, neanche questi sono veramente dei supereroi, e se fosse per loro, nemmeno degli eroi. Sono dei freaks, dei fenomeni da baraccone che si spostano con il loro carrozzone nell’Italia in guerra del 1943.

Già, è il 1943 e in Italia c’è stato prima l’armistizio di Badoglio e poi il governo fantoccio di Salò con una vera e propria invasione delle truppe naziste, le bombe cadono sulle città, i paesi vengono rastrellati ed ebrei, disabili e tutti gli altri “indesirati” condotti nei campi di concentramento. È in questo clima che Fulvio, l’uomo bestia ipertricotico dalla forza sovraumana, Cencio, un albino ammaestratore di insetti, Mario, un nano in grado di calamitare il metallo e Matilde, una ragazzina dall’epidermide elettrica, si ritrovano a dover scegliere se cercare Isreael, loro capocomico, forse deportato in quanto ebreo, o rifarsi una vita al prestigioso Berlin Zircus, approdato a Roma.

Quello che non sanno è che il capocomico di quest’ultimo è il folle nazista Franz, un pianista con dodici dita in grado di vedere il futuro, e che sta cercando proprio quattro superuomini in grado di salvare il Terzo Reich dalla disfatta…

Freaks Out
Freaks Out – I personaggi

Fiabe, nazisti e supereroi

Questa la trama a grandi linee, ma quello che davvero colpisce di Freaks Out è la bizzarra commistione di genere e stili che Mainetti riesce a distillare al suo interno come in un bizzarro minestrone. Sembra di vedere una fiaba alla Mago di Oz, citato anche esplicitamente e visivamente (le silhouette dei quattro protagonisti ricordano quelle di Dorothy e dei suoi compagni di viaggio dal film di Victor Fleming del 1939), e per lo spettatore medio possono essere evocate atmosfere spielberghiane alla Indiana Jones,specie per la rappresentazione grottesca e sopra le righe dei nazisti o tarantiniane con Bastardi senza gloria

E poi c’è quel titolo, anglofono, che rievoca un disco di Frank Zappa and the Mothers of Invention, e che ovviamente ricorda Freaksil capolavoro orrorifico di Tod Browning divenuto celebre perché i deformi circensi erano interpretati da persone affette davvero dalle patologie mostrate.

Il tutto in una sorta di “parodia” o “omaggio” a quel filone supereroistico che tra Marvel Cinematic Universe e DC Extended Universe da più di 10 anni sta tenendo banco al botteghino. Ci troviamo quindi di fronte ad un film sicuramente atipico nel panorama italiano, che con uso massiccio di effetti speciali per altro quasi sempre ben riusciti (l’allucinazione di Franz visivamente parla da sola) e scene di azione al fulmicotone, e che risulta fortemente debitore di un panorama anglofono da cui l’Italia non riesce a distaccarsi a costo di produrre qualcosa di diverso dai soliti standard.

Matilde e Mario
Matilde e Mario

Monicelli, Fellini e tutti gli altri

Secondo l’opinione di chi scrive assolutamente no. Freaks Out è un film profondamente e intimamente italiano, e anche se può sembrare un bizzarro minestrone di ingredienti multietnici, è il suo cuore, la sua anima che lo mette a stretto contatto con le fila del nostro cinema migliore.

Matilde e i suoi compagni deformi più che dei bastardi senza gloria sono dei reietti senza gloria, che vanno ad unirsi alla famiglia degli stessi che furono di Mario Monicelli, Ettore Scola e Dino Risi, o in chiave più drammatica i borgatari esclusi di Pier Paolo Pasolini. Reietti scombinati e scalcagnati che compiono azioni eroiche più per sbaglio che per intenzione, che portano fieramente i propri stracci tra espedienti e furbesca ribalderia. Più Armata Brancaleone che Avengers

Ma i legami tra Freaks Out e la migliore tradizione di cinema italiano non si esauriscono qui, dentro ci si può trovare il neorealismo rosselliano di Roma città aperta,l’onirismo circense del Fellini di Luci della Ribalta e di La Strada (e del resto Matilde qualcosa della Gelsomina di Giulietta Masina ce l’ha).

Ma c’è anche la tradizione dei film di genere tutta riversata nell’adrenalinico personaggio interpretato da Max Mazzotta, sopra le righe quanto basta a fare un partigiano gobbo e sciancato a capo di un’altra armata brancaleone di reietti, e che ricorda alcuni dei personaggi truci e grotteschi interpretati da Tomas Milian  come Giulio Sacchi in Milano odia la polizia non può sparare o ancor più il Gobbo di Roma a mano armata. E a tal proposito giova ricordare il film di Carlo Lizzani, Il gobbo, il cui protagonista è per l’appunto un partigiano dalla dubbia moralità.

Freaks Out Gelsomina
Gelsomina in La Strada

Freaks out, in alto gli stracci!

Insomma, nonostante gli effetti speciali e le sparatorie che, in un cinema italiano divenuto quasi esclusivamente dramma familiare domestico, facciano immediatamente pensare ad un richiamo esterofilo, Freaks Out è invece un film che rassomiglia molto di più ai suoi vecchi compatrioti, ad una tradizione che ha spaziato dal dramma neorealista alla commedia, al film di guerra al thriller metropolitano, e che Mainetti cuce insieme, alzando la bandiera fatta di stracci degli anti-eroi in un contesto che non sfigura esteticamente con i più pompati colleghi in tuta e super poteri d’oltreoceano.

In questo senso si può dire che sì, Freaks Out è un piccolo miracolo italiano.

Riccardo Tortarolo

Riccardo Tortarolo

Laureato in DAMS - Cinema e Media all'Università degli Studi di Torino, ha conseguito i tre anni di attore-doppiatore all'ODS - Operatori Doppiaggio e dello Spettacolo. Ha collaborato con l'associazione culturale Baba Yaga di Final Borgo, con Concerti dal Balconcino di Torino e recita nelle compagnie liguri I Gatti dello Cheshire e La Scuola di Chirone. Si occupa di laboratori teatrali per l'infanzia e divulgazione di fiabe e racconti popolari.

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