Tra i maggiori esponenti dell’Arte contemporanea che hanno partecipato all’esposizione “Rescue it! Idee e artisti in movimento”, che si è svolta a Roma presso l’ExGarage dal 24 al 31 ottobre, un ruolo importante è stato svolto dalla presenza di Davide Cocozza. Nato a Bari nel 1982, Davide Cocozza è un artista, docente di discipline pittoriche, grafiche e scenografiche, arte terapeuta e curatore d’arte.
Davide, la tua attività nel settore artistico è notevole e variegata, spazia in più settori: dall’insegnamento pittorico all’arte terapia, alla cura delle mostre, alle performance. Ci puoi dire qual è la tecnica artistica che più ti rappresenta, attraverso la quale riesci ad esprimere meglio il tuo concetto d’arte?
La mia Arte si diffonde tra i diversi media e va dalla pittura tradizionale all’acrilico ed olio, alla digital art, alla performance. Prediligo la pittura su superfici come la carta da pacchi, carta realizzata a mano dalla cartiera di Amalfi.
Uso la pittura con delicatezza, rendo il colore solubile fino a farlo colare. La mia pittura diviene spesso “dripping”, gestuale, “scarabocchiata”, primitiva ed infantile. Gesti precisi e netti scandiscono volti armonici, in contrapposizione ad altri, decisi e liberi, che slanciano le figure come fossero in “formazione” in “creazione”. Le forme si compongono come in un processo che, sullo stesso supporto, va dal bozzetto all’opera conclusa. I soggetti sono per lo più femminili, modelle, amiche, ispirazioni viste in giro.
Nella performance ricerco me stesso, il mio sentire più intimo, primordiale e vero, in un’azione istintiva e libera. Nella performance “l’arte mette a nudo” mi spoglio realmente insieme alla modella nella ricerca del segno vero, del momento presente e nella consapevolezza dell’attimo in cui il fatto si compie. La performance diventa gesto pittorico o di vita che ricerca il suo significato. Una danza che comincia e finisce in un’emozione, che ne diviene l’opera. Gli altri approcci come le installazioni o le opere di design sono sentieri sperimentali e forme di espressione libere e concettuali su superfici differenti: città, mura, spazi. Nelle opere di mix media e digital art compio la realizzazione dell’idea e della rappresentazione di concetto, spazio, forma, interpretazione. Scelgo coscientemente di donare un aspetto magico e misterioso, elegante ed incontaminato. Stati di consapevolezza seguono forme ubriache della natura, inebriate dall’esistere, illuminate dal vivere e dalla luce.
Ritornando alla domanda, sicuramente la tecnica che sento di più è “amare” solo in questo modo e permeando l’opera fin dall’inizio di amore posso realizzarla.
Nella mostra all’ExGarage, incentrata sul recupero, il riciclo e la salvaguardia dell’ambiente hai esposto una serigrafia digitale dal titolo Fuori di Loto. C’è un riferimento al Buddismo? Qual è il messaggio che volevi trasmettere attraverso quest’opera? C’è un’ispirazione, anche nella scelta dei colori, che si può riferire alla Pop Art di Warhol?
Nella filosofia Buddista il Fiore di Loto è un fiore sacro, rappresenta la possibilità di manifestarsi in tutta la sua bellezza, nonostante viva nel fango ed affondi le sue radici in esso. Nel Buddismo questo fiore è una metafora di vita e resilienza. Solo attraverso il dolore e le difficoltà si può giungere al risveglio. Il “risveglio” può avvenire in qualsiasi momento, sicuramente durante un percorso, a volte inaspettato.
Come per l’effetto della vita nel fango il fiore risplende attraverso la sua esperienza e vive puro sulla superficie dell’acqua, cosi ogni essere per effetto della sua manifestazione positiva e di una condotta meravigliosa può risplendere come il loto e divenire ispirazione per gli altri e può trovare la forza per fiorire nonostante i problemi.