Gli arazzi Trivulzio sono un ciclo di dodici arazzi che raccontano il susseguirsi dei mesi e delle stagioni dell’anno.
Sono stati realizzati nel primo decennio del 1500 e sono i più antichi panni giunti fino a noi eseguiti interamente da artisti e maestranze italiane, senza ricorrere ad arazzieri fiamminghi. La collezione è giunta a noi nella sua interezza e in ottimo stato di conservazione ed è attualmente esposta nella Sala della Balla del Castello Sforzesco a Milano.
Li commissionò l’allora governatore di Milano, Gian Giacomo Trivulzio, a Bartolomeo Suardi, detto Bramantino, che creò i cartoni, e alla neonata manifattura di Vigevano, che si occupò della tessitura sotto la direzione di Benedetto da Milano.
Sono un esempio unico di opere d’arte realizzate con una tecnica nordeuropea ma che è espressione schietta del Rinascimento italiano.
La struttura grafica è la stessa per tutti gli arazzi. Al centro c’è la personificazione del mese che indica, alla sua destra, il sole; dall’altra parte, sempre in alto, il segno zodiacale del mese in questione; rimanendo nella parte alta, al centro, lo stemma Trivulzio; tutt’intorno stemmi e monogrammi di famiglie imparentate con i Trivulzio.
All’interno di questo schema, intorno e insieme al mese rappresentato, ci sono scene di attività agricole e manifatturiere della stagione in corso.
La narrazione non si riferisce alla vita di corte ma alla vita lavorativa, perché si vuole fare un discorso morale. Si vuole indicare l’impegno a cui è votata la vita sia per il popolo che ha la possibilità di raccogliere i frutti del proprio operato, che per i governanti che assicurano l’abbondanza.
Gli arazzi Trivulzio si susseguono ad iniziare dal mese di marzo, perché a quell’epoca l’anno iniziava quando il Sole entrava nella costellazione dell’Ariete; ed erano disposti in modo circolare.
Una piccola curiosità: nel mese di settembre sono ritratti Gian Giacomo Trivulzio e sua moglie Beatrice d’Avalos; mentre nel mese di agosto è ritratto Donato Bramante.
Leggi anche Gli Arazzi del Quirinale