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I Cantautori italiani – Musica e società

De Andrè
Il Cantautore Fabrizio De André

Musica e società sono componenti della cultura umana nate pressoché insieme e nel susseguirsi della storia sono sempre andate a braccetto. Dai rituali delle piccole tribù fino ai canti popolari, la musica è sempre stato uno strumento potentissimo per la solidarietà sociale e per smuovere le emozioni umane, sia individuali sia collettive.

Cantautori italiani
Alcuni dei più famosi cantautori italiani

Gli anarchici esprimevano le loro idee in canti collettivi, le danze africane sono diventate un identificativo culturale, i soldati nelle trincee si facevano forza cantando canzoni di speranza tutti insieme.

Tarantella
la classica tarantella pugliese

Ancora oggi un certo tipo di musica è un identificativo sociale, si pensi all’Hip Hop americano o al Punk. In Puglia, uno dei luoghi dove nel corso della storia si è visto meglio questo legame, la musica diventa protagonista nel rituale della “taranta”, quello che guarisce dal presunto morso del ragno (per chi vuole approfondire si consigliano gli studi di Ernesto De Martino), da qui il termine “tarantella”.

Insomma in ogni luogo e in ogni periodo storico la musica ha accompagnato l’uomo, le sue tradizioni e i suoi rituali, la sua cultura e il suo sistema sociale. Debole è allora la società che non si serve della musica per difendersi dai mali che possono sorgere al suo interno e in cui la musica non riesce a rafforzare le coscienze sociali e politiche. Anche negli anni caldi americani, quelli della guerra in Vietnam e della rivoluzione culturale del ’68 la musica ha espresso tutta la sua importanza e potenza sociale e politica (basti pensare a certe figure che sono state simbolo di quegli anni come Bob Dylan o Janis Joplin). Non solamente l’America però, anche l’Italia ha avuto il suo periodo prolifico a riguardo ed è su questo che ci si concentrerà.

I cantautori in Italia: un focus sugli anni ‘60 e ‘70

In Italia negli anni ‘60 e ‘70 la musica è stata uno strumento estremamente potente, ed ha avuto la sua massima espressione con i suoi cantautori. Il cantautorato ha saputo per quei decenni, e oltre, mettere in musica tutto il marcio che poteva sorgere nelle strade e nelle piazze o nei suoi palazzi più sfarzosi. Da De André a Guccini, passando per De Gregori, Gaber, Gaetano, Lolli, Dalla e molti altri artisti del panorama musicale italiano dell’epoca, la musica è stata la protagonista che ha scosso gli animi e le coscienze popolari.

Cantautori
Cantautori a cena in osteria

La vera forza dei cantautori è stata quella di riuscire a cantare sia la politica sia la società, dando cioè voce da una parte a tutti quei fatti politici di difficile analisi, fatti mistificati dalla cronaca che venivano esposti sotto una lente critica e rivoluzionaria dagli artisti, dall’altra a tutte quelle persone che altrimenti sarebbero rimaste con le parole strozzate in gola senza nessuno a rappresentarli, senza nessuno disposto a fermarsi per ascoltarli. Quelli che vengono definiti, in modo dispregiativo dagli stessi fautori della loro condizione, emarginati, vinti, sconfitti, vittime di abusi e soprusi che nelle condizioni più disperate tentano in un modo o nell’altro di andare avanti.
Quella voce di cui ha bisogno una società, per analizzarsi e criticarsi, per capire dove sta la falla che permette esistenze così meschine e disperate, l’esistenza di quelle vittime troppe volte trattate da carnefici.

In poche parole la musica ha permesso di dar voce ad un popolo, e di far luce sugli abusi di potere della politica durante quei decenni. Non che il cantautorato impegnato fosse l’unica espressione musicale dell’epoca. in Italia ha sempre convissuto con un panorama vasto che comprendeva la classica canzonetta che dominava il festival di Sanremo, i gruppi rock che stavano nascendo in quel periodo e tutti i successivi gruppi punk (anch’essi impegnati politicamente come ad esempio i CCCP o gli Area di cui però è impossibile approfondire la storia artistica in questa istanza). Tuttavia è forse uno dei marchi di fabbrica più importanti e rappresentativi dell’epoca artistica.

Fabrizio De André: Una voce per gli emarginati

Tra tutti i cantautori la voce più forte e conosciuta rimane sicuramente quella di Fabrizio De André, Faber per gli amici, ma ormai per tutti. Faber ha cantato si la sua vita, il suo punto di vista i suoi amori, ma ha prima di tutto cantato gli emarginati, le prostitute i ladruncoli, i malati psichiatrici, gli omosessuali, ha cantato i tossici che si aggiravano per le vie di Genova e coloro che sono stati maltrattati dai superiori o dalla Polizia.

Faber ha cantato tutti coloro che in società non hanno voce, e così una voce singola è stata più potente che miliardi di notizie che scorrevano sui giornali. Tutti i personaggi di quella che potremmo chiamare “La buona novella”, riprendendo appunto il titolo di un album di De André dedicato alla figura di Cristo analizzato da un punto di vista “carnale”, sono prima di tutto vittime. Faber riesce a mettere in mostra questa contraddizione: la maldicenza si scaglia contro di loro, rei di aver prostituito il proprio corpo per campare, di aver rubato per fame o aver amato una persona del proprio sesso.

La potenza della musica di Faber per tutti gli emarginati è resa dalla commovente lettera che Don Andrea Gallo scrive al decesso del poeta e cantautore genovese. Questa lettera riassume quello che si cerca di esprimere in queste righe, la voce che un autore così importante può dare a tutta una parte di società che rimarrebbe altrimenti muta e sconfitta.

“Caro Faber, da tanti anni canto con te, per dare voce agli ultimi, ai vinti, ai fragili, ai perdenti. Canto con te e con tanti ragazzi in Comunità. Quanti «Geordie» o «Michè», «Marinella» o «Bocca di Rosa» vivono accanto a me, nella mia città di mare che è anche la tua. Anch’io ogni giorno, come prete, «verso il vino e spezzo il pane per chi ha sete e fame». Tu, Faber, mi hai insegnato a distribuirlo, non solo tra le mura del Tempio, ma per le strade, nei vicoli più oscuri, nell’esclusione.”

Don Gallo per Faber
Don Gallo con un poster di Faber

Così recita l’inizio della dedica di Don Gallo, la cui comunità ha accolto tutti i personaggi cantati da De André, donandogli una speranza, proprio come si auspicava Faber. Come cita Don Gallo, tutti i personaggi delle canzoni di De Andrè sono persone che hanno subito maldicenze e soprusi e Faber cerca di metterli sotto una luce diversa, la luce delle vittime. L’umanità che emerge da questi personaggi nelle canzoni di De Andrè è quella che manca nella visione sociale, in cui essi sono prima di tutto “poco di buono”, “prostitute”, “drogati” o “matti”, prima di emarginati a cui prestare aiuto e attenzione. Sarebbe impossibile analizzare nel dettaglio tutte le poesie cantante da Faber nella sua sterminata produzione musicale, quello che è certo è che la posizione degli sconfitti e degli emarginati sociali viene elevata da Fabrizio De Andrè per dare quella voce che manca alle vittime di abusi e soprusi.

Rino Gaetano e la politica

De Andrè non è stato esente dal cantare la politica, basti pensare a Canzone del Maggio, e a tutto l’album “Storia di un impiegato” di cui fa parte, tuttavia tra i cantautori italiani più conosciuti che trattano di politica si vuole qua approfondire la figura di Rino Gaetano, perché prende la questione da un punto di vista particolare: cerca di analizzare la condizione meridionale e i fatti politici e sociali che la riguardano.

Rino Gaetano
Rino Gaetano

Rino Gaetano, nato a Crotone e da sempre amante del “suo” Sud Italia, in tutta la sua produzione musicale riprende le tematiche care al meridione. Rino, nelle sue canzoni, ha cercato di fare luce sulle questioni politiche e sociali che riguardavano la sua terra e che erano tra le cause del divario tra Nord e Sud. Le sue canzoni possiedono testi affilati contro politici, mafiosi e potenti in generale che abusavano di potere e rendevano la condizione sociale del meridione sempre più precaria.

Rino Gaetano
Rino

Sono questi i temi di molte sue canzoni come Mio fratello è figlio unico, nelle cui ultime strofe Rino denuncia la condizione dei lavoratori malpagati e frustrati. Sono tanti i temi che abbraccia la poetica di Gaetano, anche le mafie, la “malapolitica”e una certa classe imprenditoriale passano al vaglio della sua critica, come in Fabbricando case o in Nuntereggae più.

In questi pezzi Rino denuncia tutte le “bustarelle”, la corruzione e le speculazioni che esistevano dietro al sistema aziendale e politico italiano. Rino morirà prematuro il 2 Giugno del 1981 per un presunto incidente stradale, a soli 30 anni. C’è chi parla di complotto e omicidio attorno alla sua morte, proprio per la “scomodità” di questo cantautore per la politica italiana ed internazionale, nessuno può confermarlo o smentirlo ma certe leggende nascono sempre per chi ha lasciato un segno indelebile nelle coscienze popolari.

Non si può in questa istanza analizzare tutti i testi del cantautore di Crotone, testi criptici e ricchi di metafore, come non si possono analizzare anche tutti gli altri cantautori italiani che hanno lasciato il segno in quegli anni così caldi.
De Gregori, Guccini, Dalla, Gaber e Lolli su tutti sono autori fondamentali per quell’Italia in subbuglio politico, che hanno contribuito a creare una coscienza storica e sociale all’epoca.

Musica e società

Alla fine di questa breve analisi, che passa in rassegna un periodo storico ben determinato ma ricco di artisti e cantautori di cui è impossibile approfondire singolarmente e dettagliatamente la poetica e la carriera, c’è spazio per piccole riflessioni. Una su tutte l’influenza che intercorre tra musica e società. Come visto la musica ha un grande impatto sociale ed è necessaria a rafforzare alcuni ideali collettivi del gruppo sociale.

Si deve però anche notare che la musica quasi mai viene creata senza influenze sociali. La musica è sempre influenzata dalla società in cui è radicata e in cui si evolve. Come il già citato Hip Hop dei quartieri americani è una musica di protesta che tratta delle condizioni di vita precarie di quei quartieri, così i cantautori hanno dato voce a fatti sociali esistenti e ad idee politiche che stavano nascendo e riempivano le piazze. E così allora si vedrà come musica e società si influenzino sempre a vicenda, l’una rafforzando l’altra.

Molto interessante allora sarebbe anche lasciare spazio ad una domanda che riguarda il contemporaneo: come analizzare la nostra società, i nostri immaginari collettivi, i nostri ideali prevalenti, partendo dai testi e dalle canzoni dei giorni d’oggi?

Circa l'autore

Francesco Orsolini

Francesco Orsolini

Laureato in filosofia e forme del sapere presso l'Università di Pisa. Durante il percorso di studi ha approfondito i temi antropologici e sociologici laureandosi con una tesi che analizza i retaggi del mondo sacro e delle pratiche rituali nella vita contemporanea, sia in ambito politico che in quello consumistico. È appassionato di scrittura e di tutte le produzioni culturali, dall'arte al cinema passando per la letteratura. Concentrato sul tema del confronto con l'alterità, ritiene che ogni grande pensiero, prodotto culturale o ricchezza umana derivi dallo scambio con ciò che è diverso, altro da sé. Adora la natura, perciò vive nel contesto delle Alpi apuane, immerso tra il mare e la montagna, dove può godere di pace e introspezione.

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