Pensare a Roma come città dotata di un porto è difficile, eppure per millenni il Tevere ha visto una vivacissima attività portuale. Il primo approdo cittadino fu la zona del Velabro, là si fermò la cesta con Romolo e Remo, là il primo contatto coi naviganti greci farà sorgere l’Ara di Ercole, il grande globe trotter dell’Antichità.
L’area portuale si estendeva tra le pendici del Palatino e del Campidoglio e sopra tutto vigilava dal suo tempio il dio Portunus. Intanto Roma cresceva, il Mediterraneo diventava Mare Nostrum, i traffici di merci e persone aumentavano vertiginosamente. Divenne necessario dare più spazio alle attività portuali e così nel II secolo a.C. si creò l’Emporium all’ombra dell’Aventino. Testimonianza dell’enorme quantità di merci che arrivava qui è la “collina dei cocci”, la gigantesca discarica di anfore che domina il quartiere moderno e che nasconde ancora qua e là le mura dei grandi magazzini, che occupavano la pianura.
In seguito le attività portuali si spostarono anche nella zona di Trastevere, dove vedrà la luce Ripa Grande, che resterà il principale porto di Roma fino alla costruzione dei muraglioni del Tevere alla fine dell’Ottocento. Dell’intensa attività portuale su questo lato del fiume resta come unica testimonianza l’Arsenale pontificio, muto e abbandonato fuori Porta Portese.
Un porto più piccolo esisteva a nord della città, utilizzato per lo scarico di legname, carbone e vino. Nel Settecento venne completamente rimodernato a cura di Alessandro Specchi e Carlo Fontana, in forme eleganti e sinuose. Era il grazioso porto di Ripetta. Anche di questo, spazzato via dalla costruzione dei muraglioni, restano solo, nascoste e poco visibili, la fontana o faro e due colonne, che indicavano il livello raggiunto dalle alluvioni del Tevere.
Agli inizi del Novecento vi fu un ultimo tentativo di restituire un porto a Roma. Il Porto Fluviale sarebbe nato nella nuova zona industriale dell’Ostiense-Testaccio, integrando il trasporto via fiume con quello ferroviario e terrestre. Attorno al nuovo porto nacquero imponenti magazzini e un grazioso quartiere per i futuri addetti ai lavori: la Garbatella. Tutto sembrava andare per il meglio, Roma si avviava ad essere una città moderna e aperta al progresso.
Purtroppo il porto e le infrastrutture ad esso connesse ebbero vita breve, i lavori andarono a rilento e nel 1921 ancora si attendeva la sistemazione definitiva per la viabilità e gli allacciamenti ferroviari. Inoltre, a partire dagli anni Trenta il sistema dei trasporti si caratterizzò per un’espansione del trasporto stradale a discapito della ferrovia e della via fluviale.
Il povero porto era condannato, morirà di morte lenta e verrà definitivamente abbandonato nel dopoguerra. Di lui resterà solo il ricordo nella toponomastica cittadina con Via del Porto Fluviale.
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