Il Consorzio di Promozione ” I vini del Piemonte“ è nato nel 2011 per volontà dei produttori, consorzio che ha l’obiettivo di valorizzare e comunicare al meglio una delle regioni vitivinicole più importanti al mondo: il Piemonte, con il suo incredibile patrimonio di piccoli produttori e la sua ricchezza e particolarità di denominazioni.
Attualmente aggrega oltre 230 Aziende piemontesi produttrici di vini a denominazione d’origine con 30 iniziative organizzate ogni anno in più di 15 paesi.
Il Piemonte è simbolo con i suoi grandi vini, dai vigneti coltivati sulle colline. Terra geologicamente variegata. Se cercate il Piemonte sul mappamondo, lo trovate sulla fascia dei grandi vini del mondo, attorno al 45° parallelo dell’ Emisfero Nord, la stessa dal Tokaj, al Reno, dalla Borgogna al Bordeaux.
Il Piemonte dei vigneti e del vino:
43.500 ettari di vigneti, 2.5 milioni di ettolitri di vino prodotto ad ogni vendemmia. Troviamo 18 vini DOCG (Denominazione d’origine controllata e garantita) e 42 vini Doc (denominazione d’origine controllata) ed è tra le regioni con la più alta percentuale di vini di origine protetta: 83%; 18 Mila Aziende Vitivinicole di piccole e medie dimensioni e 54 cantine cooperative. Ma anche 7 strade del Vino, associazioni sorte per promuovere turisticamente il territorio del vino. E come dimenticare i principali vitigni autoctoni storici come quelli a Bacca rossa (Barbera, Bonarda, Brachetto, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Nebbiolo, Ruchè, Pelaverga) e a bacca bianca (Arneis, Cortese, Erbaluce, Favorita, Moscato Bianco di Canelli) . Le principali zone Vitivinicole del Piemonte sono : Langhe, Roero, e Monferrato.
Ho avuto il piacere di partecipare all’evento “I vini del Piemonte” approdato a Napoli.
Ho preso parte alla Masterclass “I territori del Piemonte“, tenuta dal grande giornalista enogastronomico, a Il Mattino di Napoli, Luciano Pignataro.
Napoli ha accolto in terra azzurra, i bianconeri dei vini piemontesi.
Diversi i Vignaioli, del c.d. Altro Piemonte, accolti in una giornata primaverile tutta partenopea, presso Hotel Royal Continental, sul lungomare Partenope.
Il sole che baciava il Castel dell’Ovo, ha voluto salutare il Consorzio di Promozione “I vini del Piemonte”, che aggrega più di 230 Aziende delle zone a Denominazione, motore per i variegati professionisti del mercato vitivinicolo, arrivati a Napoli per il tradizionale evento con gli stakeholders e la stampa napoletana e campana.
Pomeriggio ricco con I walk around tasting e le masterclass dedicate ai Soci AIS ed ai winelover prenotati. Giunti qui per scoprire le etichette e le realtà come Dario Ivaldi, Matteo Soria, Claudio Mariotto, Amerio Vincenzo, Pelissero Pasquale, Diego Morra, Foglino 7 winery.
Una seconda Masterclass era prevista sul focus per “La strada del Barolo e grandi vini di Langa”.
Poi tutti a spostarsi nella sala attigua dove si trovano i banchi d’assaggio, con uno spazio anche per i produttori dell’associazione “Gowine” .
Nella Masterclass tenuta magistralmente da Luciano Pignataro, i sommelier AIS Napoli, hanno servito:
- Colli Tortonesi – Timorasso Doc Pitasso 2020, di Claudio Mariotto, un bianco che ha colpito per la sua capacità evolutiva. Un vitigno che nell’immaginario bianchista Piemontese ha soppiantato il tradizionale Gavi. Un bianco da invecchiamento, il Timorasso, in grado di concedere complessità tali da farsi sentire anche in un esperimento tentato alla fine del percorso degustativo, rispetto a tutti gli altri 5 rossi degustati. Giochetto proposto da Pignataro che ha ottenuto il successo della platea competente. È un prodotto da provare anche con la tradizione casearia locale. Un vino dal colore giallo paglierino/oro con riflessi verdolini. Al cui olfatto, regala note di spezie dolci, frutta, note di zafferano, di pasticceria. Al gusto, la sensazione è quella di una beva fresca bella acida. Arrivano note prepotenti che fanno salivare. Le note olfattive e la chiusura amara sono molto interessanti perché vanno a ripulire la beva. Questo Timorasso, fa sosta su fecce nobili che donano complessità e beva lunga.
- Subito dopo, spazio al brioso rosso, Verduno Pelaverga Doc 2021 di Diego Morra. Testimone di una regione che vince anche se non “baroleggia” e concede lo scivolamento su tannini setosi e un secco modello “Piedirosso”. Un vino rosso che fa solo acciaio. Il vitigno minore del Piemonte. Un prodotto di pronta beva, dal colore leggero, un rosso rubino trasparente. All’Olfatto, c’è una nota amara ma che non stanca. Al gusto, ha una leggerezza e freschezza scattante, risulta acido, ma appagante. Vino brioso, da lungo invecchiamento. Mostra un buon inizio per essere ancora giovane, ma lo si apprezzerà di più nel tempo.
- Si passa alla storia dell’enologia con la degustazione del Grignolino del Monferrato Casalese Doc “Il Ruvo” 2020 di Castello di Gabiano. Un tempo era considerato come vino commerciale molto diffuso perché meno alcolico per quel periodo storico. Un vino dalla vivacità olfattiva di frutta rossa gradevole. Al gusto, si trova una perfetta corrispondenza, come si è riscontrata anche nell’assaggio del Verduno Pelaverga. È un vino pronto, dalle note di ciliegia marcata, intenso e dalla buona freschezza. Non stanca al palato, con una chiusura amara ma piacevole. Si può accostare a tutto pasto, coi piatti di mare, con le carni bianche, la cucina dell’orto, ottimo con la pizza ed i piatti di pomodoro.
- Ancora troviamo il Barbera D’ Asti DOCG “Piccona” 2021 di Dario Ivaldi. Una Barbera celebrata e sovrastata dal Nebbiolo. Ovviamente è un vino ancora troppo giovane per regalarci tutto ciò che, soprattutto al naso promette. Presenta un’esagerata acidità, ancora più degli altri vini degustati in precedenza. Anche l’attacco è molto acido. Secondo Pignataro è sbagliato Barolizzare la Barbera. Abbiamo un vino semplice e complesso. All’ Olfatto, troviamo note di frutta, note fumé, ed è persistente. È vivo dal colore rosso con bordo violetto. Alcolico. Al gusto, è fresco. Prodotto da abbinamento gastronomico, con cibi grassi, con fondi bruni. Perfetto con la finanziera.
- Una bella scoperta, di gran fascino per il Nizza DOCG 2019 di Vincenzo Amenio. Un prodotto che prende piede come alternanza al Barolo per carattere e complessità. Il colore appare un po’ stanco, ma penetrabile e denso. All’ Olfatto, troviamo frutta, note fumé e di tostatura leggera. Note speziate e gradevoli sensazioni balsamiche e complessità. Al gusto, risulta complesso, acidità e freschezza non primaria. La frutta è croccante. Ha una bevibilità confortevole.
- La chiusura non poteva che essere con il Barbaresco DOCG “Bricco San Giuliano” 2020 di Pelissero Pasquale. Vino molto giovane, posto in secondo piano probabilmente ingiustamente, ma manterrà un carattere giovanile anche col passare del tempo. Un vitigno resistente alle escursioni termiche. Caratterizzato da lontane note terziarie, ma anche amarena, ciliegia, lieve tostatura e nota di cenere. Al gusto, è coerente, con tannini ficcanti, frutta rossa, pulizia e precisione, sorso lungo ed efficace.
Tra i banchi d’assaggio mi ha sorpresa ancora più la favella in bianco del Piemonte, sottovalutata e poco indagata, ho apprezzato il Roero Arneis, il c.d. “Nebbiolo Bianco”.
Sicuramente conviene andare a conoscere da vicino Aziende come Amerio a Moasca (AT):
- “San Colombano” , Chardonnay su calcare con 9 mesi in barrique e 6 di maturazione in bottiglia.
- “Emotivo” , un Moscato freschissimo, con i suoi 9 mesi in acciaio.
Ma ovviamente è un piacere andare a trovare tutti i produttori del Piemonte.
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