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Cultura

Il Complottismo

complottismo, goya
Goya, "Saturno che divora i suoi figli" - Particolare. 1821-1823, Museo del Prado, Madrid

Terapie intensive, “dittatura sanitaria”, distanziamento sociale, immunità di gregge, no-vax, andamento contagi, decessi: non c’è notiziario che non apra la cronaca con uno di questi sintagmi nominali complessi. E’ solo sparita la frase: andrà tutto bene!

In che modo ha reagito una certa parte dell’opinione pubblica? Con il complottismo. Una sorta di deviazione mentale, come la definisce Massimo Recalcati in un suo recente intervento. Si chiamano in causa industrie farmaceutiche, strane alleanze, interventi mirati, allo scopo di colpire, compromettere, depotenziare le libertà imprescindibili di ognuno di noi. Un’interpretazione di una questione complessa e angosciante ricorrendo al procedere cognitivo tipico del bambino che affonda le sue radici nell’animismo e nel meccanismo proiettivo.

L’animismo, tipico dei popoli primitivi, attribuisce l’origine della catastrofe naturale, una rovinosa alluvione o una prolungata siccità, a inverosimili entità superiori che vogliono colpire l’umanità per il gusto di farlo. In altre parole quando siamo sovrastati dalla natura, cerchiamo riparo nel pensiero irrazionale e superstizioso. Oggi che siamo in balia di un virus pandemico feroce ricorriamo al complottismo

“per ricostruire la trama lacerata del senso”

Il meccanismo proiettivo, già individuato da Melanie Klein, è il modo di reagire del bambino di fronte al dolore. Se urta contro una sedia, non dipende dalla sua distrazione, ma dalla cattiveria della sedia. Proiettando così all’esterno un’”intenzionalità malevola”.

Di fronte al Covid le misure fin qui adottate – vaccini, mascherine, distanziamenti, chiusure – non sono riuscite, per il momento, a debellarlo definitivamente. Allora ci si difende ricorrendo alle due matrici appena ricordate, animismo e proiezione. La colpa del mio dolore ricade sulle scelte sadiche dello Stato. Come il bambino che attribuisce la propria sofferenza allo spigolo del tavolo in cucina che si è messo di traverso. Di proposito.

Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

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