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Il mito della caverna oggi: riletture in chiave contemporanea

Mito della Caverna

Il Mito della caverna è, tra i miti platonici, quello più studiato, analizzato e rielaborato da tutto il panorama culturale. Libri, film, opere teatrali si sono ispirati a questo, per non parlare di filosofi e grandi intellettuali che ancora oggi si rifanno agli archetipi del Mito per spiegare fatti contemporanei. D’altronde si sa, la forza di certi pensieri è proprio questa, l’essere attuali anche se elaborati migliaia di anni fa. L’attualità del Mito della caverna è talvolta quasi sconcertante più di ogni altro pensiero immortale, se si pensa che dovremmo vivere nel mondo della piena razionalità e della scienza, ma certe dinamiche, come vedremo, permangono molto simili.

Busto di Platone
Busto di Platone

Il Mito della caverna si trova nel libro VII del capolavoro intitolato La Repubblica del filosofo greco Platone. Come già detto, di tutta la sterminata produzione filosofica del pensatore di Atene, questo mito rimane quello più analizzato e letto, ma soprattutto è quello che viene ripreso in chiave moderna da tutto il panorama artistico del ‘900 e dei giorni nostri, dal cinema alla letteratura. È di questa riattualizzazione che si parlerà in questa istanza, riportando alcuni esempi. È bene però prima riassumere e analizzare brevemente il mito platonico.

Il Mito

Il mito della caverna si apre con dei prigionieri incatenati all’interno dell’antro, impossibilitati anche di muovere la testa così da avere lo sguardo fisso contro una parete. Dietro di loro un fuoco fa sì che delle ombre siano proiettate contro la parete: per i prigionieri quelle ombre rappresentano la realtà, non avendo modo di paragonarle col mondo esterno. Un giorno però un prigioniero riesce a liberarsi e ad uscire dalla caverna. È questo transito che fa diventare il prigioniero un “filosofo”, vedendo il sole esso, infatti, anche se inizialmente accecato, riesce ad avere un altro termine di paragone, e capisce la menzogna che si cela all’interno della caverna. Il filosofo così rientra per avvertire gli ignari compagni, ma essi, non avendo compiuto la transizione, il passaggio, lo deridono e lo prendono per pazzo. Il mito in Platone è funzionale a comprendere il significato della differenza tra mondo delle idee e mondo sensibile, tra episteme e doxa; però può essere importante anche per una critica contemporanea. Se si analizza la nostra società, infatti, l’opinione comune è spesso permeata di falsità e menzogne (basterebbe pensare al tema molto attuale delle fake news, quelle mezze verità, o meglio falsità vestite di verità, che influenzano l’opinione pubblica pur non facendo parte del “vero”) che portano alla produzione di una sfera del falso entro la quale però si costruisce l’esperienza sensibile di molti, influenzata dai mass media, dai social network e appunto dalle fake news.

In generale oggi l’opinione comune può far ricadere nella menzogna e può far passare per pazzi quelli che cercano di scardinarla, ma andiamo a vedere come viene ripreso nelle produzioni artistiche contemporanee il mito della caverna e perché la sua riattualizzazione è importante per capire le nostre dinamiche comunicative sociali.

Il Mito della Caverna e il cinema: Il rapporto tra realtà e finzione

Per quanto riguarda la ripresa cinematografica del mito si potrebbero citare e sottoporre ad analisi tantissime pellicole, ma in questi casi si è costretti a fare una scelta. Un chiaro riferimento filmico al mito della caverna è The Truman Show (presente anche sulla piattaforma Netflix), pellicola di Peter Weir, con un magistrale Jim Carrey nelle vesti del personaggio principale. Truman è l’ignaro protagonista di un reality show che vive come se questo fosse la sua vera vita, accettando tutto quello che gli viene dato come naturale e veritiero. Questa metafora riguarda la parte iniziale del mito: accettare quello che si vede e si vive come la realtà, come l’unica verità del mondo.

Nell’intento cinematografico del regista c’è quindi l’idea di riprendere il tema del falso, dell’immagine fuorviante dei media e delle pubblicità dei giorni nostri, proprio come le ombre della caverna di Platone. Ma nel finale si intuisce ancora di più il richiamo al filosofo greco. Truman riesce infatti ad uscire da quel mondo distopico in cui è attore più che soggetto, e quindi si fa filosofo, come quello che riesce ad uscire dalla caverna per ammirare il sole. Solo così può capire retroattivamente quello che ha vissuto fino a quel momento.

Codice Verde MatrixCome Truman, anche Neo, il famoso protagonista della serie di film fantascientifici “Matrix”, richiama al filosofo della caverna platonica, che esce dall’antro e scopre l’inganno. Il mondo di Matrix, quello in cui inizialmente vive Neo, è un mondo fittizio creato nella mente degli umani, in realtà “incatenati” a una simulazione. L’uscita di Neo da questo mondo gli permette di confrontare la vera realtà e quella fittizia, così da poter vedere la verità da un altro punto di vista.

Senza addentrarsi troppo nei meandri della fitta trama, anche per paura di rivelare troppe sfaccettature che lo spettatore apprezzerà nello schermo, è interessante invece fare perno sulla ripresa del mito platonico. Gli umani in Matrix vivono in un sogno, in realtà loro stanno dormendo. Ma essi non possono rendersene conto. Proprio come i prigionieri della caverna platonica essi vivono un qualcosa di non veritiero, ritenendolo però vero, poiché è l’unica realtà che possono vedere. L’eletto del film dei fratelli Wachowski, è come il filosofo di Platone, che ha la possibilità di mettere a paragone le due realtà, ed è tale possibilità che lo rende filosofo.

Il mito della Caverna e la Letteratura : La finzione letteraria per analizzare la realtà

La ripresa in chiave moderna del mito nella letteratura è molto vasta, abbraccia la produzione di Pirandello (Ciaùla scopre la luna e altre novelle), il teatro di Beckett e altri numerosi autori ma, anche in questo caso meglio citare una sola opera significativa. La scelta è ricaduta su quello che è l’esempio più esplicito in letteratura: il romanzo La caverna di Josè Saramago, scrittore portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998. La rivisitazione qua è manifesta già a partire dal titolo del romanzo scelto dall’autore.

Nello svilupparsi del racconto le false verità arrivano dal “Centro”, una Città-centro commerciale, a cui è facile accostare il nostro mondo consumistico che raffredda ogni rapporto sociale e porta la società ad essere offuscata dalle immagini pubblicitarie, che, di nuovo, fanno le veci delle ombre del mito della caverna. Saramago sviluppa la trama mostrando come l’entrata nel “centro” sia quasi obbligatoria per il protagonista, come nei giorni nostri non possiamo sfuggire al vortice del consumo e del sistema. Ci si rimane imbrigliati e offuscati. Il finale riserva spunti per il ragionamento e l’analisi sul nostro mondo molto interessanti, riprende il mito della caverna molto precisamente, ma abbiamo deciso di non svelarlo per chiunque avesse voglia di iniziare il romanzo.

Le fake news e l’influenza che possono avere le immagini pubblicitarie e mediatiche, sul nostro modo di pensare e vivere il mondo rende assolutamente attuale il mito della caverna, per questo si è deciso di riportarlo, per stimolare alcuni spunti di riflessione, e per stimolare a chiedersi sempre quanto la nostra visione delle cose e i nostri comportamenti siano influenzati dalla produzione mediatico – televisiva.

Francesco Orsolini

Francesco Orsolini

Laureato in filosofia e forme del sapere presso l'Università di Pisa. Durante il percorso di studi ha approfondito i temi antropologici e sociologici laureandosi con una tesi che analizza i retaggi del mondo sacro e delle pratiche rituali nella vita contemporanea, sia in ambito politico che in quello consumistico. È appassionato di scrittura e di tutte le produzioni culturali, dall'arte al cinema passando per la letteratura. Concentrato sul tema del confronto con l'alterità, ritiene che ogni grande pensiero, prodotto culturale o ricchezza umana derivi dallo scambio con ciò che è diverso, altro da sé. Adora la natura, perciò vive nel contesto delle Alpi apuane, immerso tra il mare e la montagna, dove può godere di pace e introspezione.

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