l’EUR è un quartiere immaginifico, Fellini lo definiva “un quartiere molto congeniale a chi fa di professione il rappresentante di immagini“. Le sue architetture sembrano uscite da un quadro di de Chirico, e ci riportano alle atmosfere silenziose ed imperturbabili della Metafisica.
La zona venne scelta nel 1936 come luogo per ospitare l’Esposizione Universale del 1942, in occasione della celebrazione del ventennale della Marcia su Roma.
L’occasione per il regime era duplice: portare Roma al centro della scena europea ed al contempo aggiornare la città sulle ultime tendenze dell’architettura contemporanea, per completare quel processo di trasformazione da capitale del Regno d’Italia a capitale di un impero moderno.
Ancora oggi è difficile valutare la portata architettonica di questo progetto senza farsi influenzare da questioni ideologiche legate alla funzione politica del regime.
Una capitale moderna
Il tema è complesso in quanto il quartiere sarebbe dovuto nascere con un chiaro intento celebrativo. L’EUR avrebbe rappresentato l’ultima tappa di quel percorso che, partito dal Foro Italico (inaugurato con il nome di Foro Mussolini), avrebbe trasformato Roma in una città moderna, una capitale moderna.
Scriveva Piacentini nel 1916:
Roma non ha il tipo di grande città capitale. La si vuol sempre considerare tale, ma di fatto non lo è. Ha carattere pittoresco, e non grandioso. Sono grandiosi i suoi monumenti, è grandioso San Pietro ed il Colosseo, ma non il taglio della città.
Secondo Piacentini, che dell’EUR fu sovraintendente all’architettura, il quartiere sarebbe dovuto essere il Terzo Foro che si sarebbe dilatato “sotto altri Colli lungo le rive del Fiume Sacro sino alle sponde del Tirreno” come recita l’iscrizione posta sul Palazzo degli Uffici. Un nuovo centro monumentale che avrebbe concluso quel raccordo tra la città storica e quella moderna senza alcuna cesura (almeno nelle idee dell’architetto). Una continuità anche ideologica che partiva dalla capitale dell’impero romano e arrivava alla capitale dell’impero fascista che del primo intendeva farsi erede e continuatore.
Ovviamente non c’è nessun dubbio che l’EUR rappresenti una celebrazione e un’ostentazione della civiltà italiana, romana e fascista. Ma ha anche rappresentato un’occasione di inserire l’Italia all’interno del più ampio dibattito del cosiddetto Movimento Moderno, movimento internazionale a cui sono afferite tutte le più importanti correnti architettoniche del periodo.
Razionalismo Italiano
L’Italia si inserirà in questo contesto di rinnovamento con la corrente del Razionalismo Italiano nata con il MIAR, il Movimento Italiano per l’Architettura Razionale. Questo movimento che faceva capo al Gruppo 7, un gruppo di architetti provenienti dal Politecnico di Milano come Giuseppe Terragni o Adalberto Libera, intendeva come architettura razionalista, un’architettura classica. La classicità però non era intesa come un carattere appartenente ad un periodo storico particolare ma bensì in senso atemporale. Una qualità che avesse un suo ordine, una sua modulazione immediatamente riconoscibile.
Questa concezione era fortemente influenzata dal razionalismo tedesco e dal costruttivismo russo, mentre prendeva le distanze dal futurismo.
Con l’avvento del regime fascista fu subito chiaro che questa non poteva essere la via adatta per la progettazione e la costruzione delle opere di un regime autoritario. Così il movimento virò verso quelle forme classiche, quelle volumetrie nette, tanto care a Marcello Piacentini. Divenne uno stile monumentale che al contrario delle idee iniziali era fortemente connotato dall’ispirazione ad un periodo storico preciso: la romanità classica.
E 42. La Terza Roma
Il quartiere, nato sotto la sigla di E 42 (Esposizione Universale 1942), era stato progettato secondo un’idea innovativa, quella di creare una serie di edifici per l’Esposizione che fossero permanenti a differenza dei soliti padiglioni temporanei.
L’impianto urbanistico fu progettato come quello di una vera e propria città monumentale.
Lo schema planimetrico era ripreso dall’acropoli di Selinunte, il prototipo del nucleo urbano classico per eccellenza, che aveva ispirato tantissime città romane e prima ancora addirittura città etrusche, impostato su un sistema di assi principali, tra loro ortogonali.
Un ampio viale centrale, l’attuale via Cristoforo Colombo, orientato in direzione nord-sud rappresentava il Cardo Massimo, che veniva tagliato da una serie di decumani, Viale Europa, Viale Asia, Viale America. L’area veniva così suddivisa in una serie di settori più o meno quadrangolari.
Il Quartiere avrebbe inoltre ospitato una serie di piazze monumentali come Piazza Guglielmo Marconi e Piazzale delle Nazioni Unite che si snodano tutte e due sulla Colombo.
L’area sarebbe poi stata completata con la realizzazione di un lago artificiale con un gigantesco arco monumentale in metallo di 170 metri d’altezza e 330 metri di apertura, che avrebbe incorniciato la parte del quartiere verso il mare.
Tutto doveva riportare alla mente i fasti dell’antichità classica come le architetture ed i propilei delle esedre che dovevano inquadrare gli edifici più importanti, come avveniva nelle agorà greche o nei fori dell’antica Roma e di Pompei.
Ma l’EUR doveva andare oltre, incorporare i caratteri monumentali della classicità e ammantarli di un’aura moderna. Doveva rappresentare una nuova città ideale come quelle concepite nel Rinascimento. Del resto il ricalcare quegli schemi non poteva che portare a quegli architetti che secoli prima avevano già percorso la stessa strada: Filarete, Francesco di Giorgio e Leon Battista Alberti. Il salto era semplice ma essenziale, grazie al regime, Roma, e quindi l’Italia, stavano vivendo un nuovo Rinascimento.
Gli edifici principali
Con questo spirito vengono concepiti e progettati tutti gli edifici: il Palazzo degli Uffici, il Palazzo della Civiltà Italiana, il cosiddetto Colosseo Quadrato che di tutto il quartiere, oggi come allora, è il simbolo e ne rappresenta tanto il manifesto architettonico che quello ideologico.
Progettato dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Lapadula e Mario Romano, è un gigantesco parallelepipedo a quattro facce uguali, con uno scheletro di cemento armato e completamente ricoperto di travertino. Con nove archi in linea e sei in colonna presenta cinquantaquattro arcate totali, da qui il suo soprannome.
I Palazzi dell’Ina e dell’Inps progettati da Giovanni Muzio, Mario Paniconi e Giulio Pediconi, inquadrano Piazza delle Nazioni Unite come quinte architettoniche di due esedre semicircolari con fontane.
La Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Arnaldo Foschini, a pianta centrale, a croce greca, è coronata da una gigantesca cupola figlia diretta dell’esperienza classico-rinascimentale, delimitata da due “bracci” porticati di chiara ascendenza classica.
La chiesa è posta su uno dei punti più alti del quartiere e andava a simboleggiare il rinnovato ed ormai pacifico dialogo tra la Chiesa Cattolica ed il Regime, sancito dai Patti Lateranensi.
Il Palazzo dei Congressi di Adalberto Libera è posto al termine di Viale della Civiltà del Lavoro e fronteggia il Palazzo della Civiltà Italiana come a volerne simboleggiare l’importanza. È una struttura straordinaria riconducibile ad un modulo 5×5 che consta di tre corpi: un basamento parallelepipedo di 75×135 m, alto 15 m, con un colonnato aperto sull’attuale piazza Kennedy. Un cubo di 45 metri per lato che emerge dal basamento per 27 m. la sala dei Ricevimenti. Infine la Sala dei Congressi, ristrutturata da Paolo Portoghesi, sul retro dell’edificio, con 13 telai di cemento armato che sorreggono una soletta anch’essa di cemento armato.
La copertura del corpo centrale, la Sala dei Ricevimenti, presenta una volta a crociera ribassata, un elemento curvilineo che corona un insieme di volumetrie poligonali.
Con la realizzazione di questo edificio Libera riuscì a imporre la sua cifra stilistica originale senza farsi fagocitare dal progetto monumentale classicheggiante di Piacentini.
Ma il quartiere non fu mai finito e l’Esposizione Universale non vi ebbe mai luogo, a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Al momento dell’interruzione l’unico edificio completato era quello degli Uffici con il Palazzo dei Congressi e il Colosseo Quadrato parzialmente innalzati.
Da quartiere olimpico a polo finanziario
Bisognerà aspettare un altro grande evento per il completamento del Quartiere: le Olimpiadi del 1960. Grazie alla capacità e la competenza di Virgilio Testa che venne messo a capo dell’Ente EUR, l’area che dopo la guerra giaceva abbandonata, si trasformerà nel polo finanziario ed aziendale che tutti noi oggi conosciamo. In continuità con il progetto iniziale, ed ancora sotto il controllo diretto di Piacentini, furono completati tutti gli edifici incompiuti, con relativo cambio di destinazione di tutti i palazzi progettati per le forze militari ora destinati a sedi museali.
Le grandi aziende cominciarono a mettervi le proprie sedi. Il simbolo di questo cambiamento è l’enorme grattacielo dell’Eni, che con le sue pareti vetrate, dall’alto dei suoi ventuno piani ancora oggi si affaccia sul laghetto. Inoltre vennero costruiti edifici fortemente innovativi come il Palazzetto dello Sport di Nervi che insieme al Velodromo olimpico e la Piscina delle Rose andavano a completare gli impianti sportivi per ospitare le Olimpiadi.
Oggi l’EUR è ancora in trasformazione come dimostra la costruzione della Nuvola di Fuksas, il Nuovo Centro dei Congressi, ciononostante non ha perso quella monumentalità diafana che lo ha trasformato nel Quartiere Metafisico per eccellenza.
Come scriveva Fellini tutte le sue strutture monumentali, figlie di un linguaggio simbolico e propagandistico ma capaci di adeguarsi ai successivi mutamenti storici, lo hanno reso il set ideale dei grandi film dei grandi maestri del cinema italiano: Rossellini, Fellini, Antonioni, Petri.
Un quartiere di immagini architettoniche che diventa la casa dell’immaginario cinematografico.
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