Le scuderie del Quirinale a Roma ospitano “Inferno”. La mostra è curata da Jean Clair. In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. E’ la prima rassegna dedicata a questo tema che da sempre ha ispirato gli artisti che lo hanno letto riletto reinterpretato. Sicuramente ambiziosa. Vuole raccontare l’iconografia, le trasposizioni del mondo dei dannati. I visitatori, riecheggiando i versi di Dante, si immergeranno nelle oscure infuocate assordanti violente visioni infernali come le hanno raffigurate artisti di ogni epoca: Beato Angelico, Bosch, Bruegel, Goya, Manet, Delacroix, Cézanne, von Stuck, Balla, Dix, Taslitzky, Richter, Kiefer per citarne alcuni. Passando dalle scene medievali alle grandi immagini rinascimentali. Dai tormentati progetti romantici, alle spietate interpretazioni psicoanalitiche del Novecento.
IL MALE
Per celebrare veramente Dante per il settimo centenario della morte, la scelta della prima cantica, l’Inferno appunto, si è imposta con palese evidenza, ha dichiarato Jean Clair. E per vari motivi. Sia perché, rispetto al Purgatorio e al Paradiso, ha ispirato di gran lunga gli artisti imponendosi nella cultura visiva europea. Ma soprattutto per la sua estrema attualità. Che ci invita a riflettere sul destino del mondo invaso dalla pandemia, dal frantumarsi di codici etici che portano al disprezzo dell’equilibrio della natura e di chi ci abita.
La grande rassegna, con più di duecento opere, ci mette in contatto con l’universo infernale, i suoi abitanti, i suoi paesaggi e con l’iconografia del mondo dei dannati. Per visualizzare e concettualizzare le molteplici manifestazioni del Male e le relative condanne che ne fa Dante nell’aldilà.
Il poeta, diversamente dai personaggi letterari che lo scansavano quando si avventuravano nell’oltretomba, vedi Ulisse che si ferma sulla soglia, il Male lo vuole conoscere. Guardare in faccia mostri e dannati. Per esorcizzarli. Munendosi degli anticorpi che gli permetteranno di affrontare poi la vita quotidiana.
Le tematiche scelte dalla mostra iniziano con l’origine dell’Inferno come regno di Lucifero. Proseguono con la condanna dei dannati, la tipografia del cono infernale, le diverse trasformazioni del diavolo e il suo tentare l’uomo. E quindi la traslitterazione terrena dell’inferno nelle devastazioni della guerra, nell’angoscia della reclusione, nel lavoro alienante e tossico, nel buio della follia, nell’incubo dello sterminio.
LE OPERE
Tra le creazioni più coinvolgenti in mostra non si può non citare La Voragine infernale, uno dei cento disegni danteschi su pergamena commissionati a Sandro Botticelli da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici tra il 1480 e il 1495. La raffigurazione simbolo dell’Inferno entrata nell’immaginario di milioni di studenti alle prese con Dante. I gironi dei dannati sono rappresentati come livelli sovrapposti di un immenso imbuto popolati da personaggi in miniatura. Sofferenti.
Il foglio con la raffigurazione dell’Inferno è stato eccezionalmente concesso in prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per le prime due settimane della mostra. Un’impostazione visionaria dove non si scorgono personaggi con le loro storie. Contrariamente al testo dantesco.
La follia che sconvolge la mente ne La pazza di Giacomo Balla. E’ il periodo in cui l’artista è vicino agli emarginati sociali. Una povera donna vista in controluce preda di chissà quali angoscianti fantasmi che ne compromettono i movimenti, disarticolandoli.
Informazioni sull’evento al sito delle Scuderie del Quirinale