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Scatti nel quadrante sud-est della Capitale

Irene Alison
Irene a lavoro

L’ExGarage accoglie la mostra fotografica “Sguardi a Sud-est. La periferia romana tra memoria e gentrification” che si svolgerà il 20/22 e 27/29 maggio. L’esposizione ospiterà i lavori degli allievi del workshop guidato da Irene Alison e Fabio Moscatelli e dedicato alla documentazione fotografica del quadrante Sud-Est della capitale. Noi di BloggingArt abbiamo intervistato Irene Alison, giornalista professionista, photo consultant e direttore creativo dello studio di progettazione fotografica DER*LAB.

Irene, parlaci di fotografia. È la tua lunga esperienza di giornalista che ti portata ad approfondire questo argomento?

Sì, ho cominciato nella redazione de Il Manifesto, per poi lavorare a Milano nella redazione di D, la Repubblica delle Donne. Nel 2009 sono tornata a Roma e ho preso la direzione di RVM, un quadrimestrale di fotografia, pubblicato dall’editore Postcart, che ho diretto per circa 4/5 anni. In quel periodo, ho avuto occasione di realizzare molti progetti di reportage a quattro mani con i fotografi, con i quali individuavo le storie da raccontare e poi partivo per realizzarle, per vendere i miei articoli e le loro immagini ai magazine. Da allora, ho anche cominciato a pubblicare i miei articoli di divulgazione e critica fotografica sulle maggiori testate italiane, tra cui il Sole 24 ore, il Corriere della Sera, Repubblica.

Irene Alison
Ritratto di Irene Alison

Sappiamo che sei anche scrittrice. Hai scritto due saggi di fotografia, ti va di parlarcene?

Sì, scrivo anche saggi di approfondimento fotografico per la casa editrice Postcart. Il primo saggio risale al 2012, si intitola “My Generation” ed è dedicato ai giovani fotografi italiani della mia generazione, che hanno contribuito a dare un nuovo ruolo alla fotografia italiana nel mondo. Il secondo, uscito nel 2015, è “iRevolution, appunti per una storia della mobile photography“, un excursus sulla breve storia della fotografia prodotta e diffusa attraverso il telefono cellulare e su come questo nuovo strumento abbia cambiato forme e strutture della fotografia tradizionale.

Come nasce la tua passione per la fotografia?

La mia passione per la fotografia ha radici antiche. Posso dire che la fotografia fa parte della storia della mia famiglia. Mio nonno era un fotografo, mio zio, con cui sono cresciuta, era un archeologo e ha documentato fotograficamente le prime spedizioni europee nel Sahara. Io mi sono avvicinata alla fotografia intorno ai vent’anni e ho costruito un bagaglio di conoscenze che si sono sviluppate nel tempo. La fotografia è diventata il mio principale interesse dal punto di vista critico, curatoriale e poi come produttrice d’immagini. Al momento, sono alla vigilia dell’uscita del mio primo libro fotografico, quindi sento di aver compiuto un ulteriore passaggio.

A proposito di questo tuo primo libro intitolato “La madre attesa”, sicuramente un grande traguardo, quando dovrebbe uscire?

Dovrebbe uscire entro questa primavera, sempre per la casa editrice Postcart, poi comincerà l’iter di presentazioni in festival, eventi e librerie.

Irene Alison
La Madre Attesa

Quale potrebbe essere, a tuo parere, un soggetto difficile da fotografare? 

In un certo senso, più è forte l’identità di un soggetto, più e difficile fotografarlo. Ad esempio, se fotografiamo un tramonto spettacolare, sarà più difficile fare la differenza rispetto a una visione meramente celebrativa della bellezza, interpretandolo da un punto di vista soggettivo. Al contrario, davanti a un soggetto banale, quotidiano, il fotografo può esercitare tutta la sua capacità interpretativa, il suo potere trasformativo. Fotografi come Stephen Shore e William Eggleston sono diventati celebri per la capacità di trasformare l’ordinarietà in immagini straordinarie.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Quando scatto le mie foto sono proiettata principalmente su una dimensione autobiografica e diaristica. Anche il mio libro, La madre attesa, nasce da questa dimensione, perché racconta la mia complessa esperienza di maternità. L’altro orizzonte che mi ispira profondamente sono gli animali. E non mi riferisco assolutamente alla fotografia di wildlife, ma a quel filone di ricerca fotografica che, negli ultimi dieci anni, ha offerto un’interpretazione visiva della complessa relazione tra uomo e animale.

A proposito del tuo interesse per il mondo animale, sappiamo che stai lavorando ad un progetto…

Sì, il progetto a cui sto lavorando adesso si chiama La lupa. Da un anno a questa parte, documento la vita degli animali ospiti al Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Roma e il lavoro dello staff che se ne prende cura. Al di là dell’aspetto puramente documentario, la mia è una visione molto personale della relazione uomo-animale e della possibilità di comunicare e di amare al di là delle differenze di specie.

Irene Alison
Foto di Irene Alison

Qual è il soggetto che tu e Fabio Moscatelli proporrete ai vostri allievi, nel workshop all’Ex-Garage?

Il workshop è un’esplorazione fotografica della periferia sud-est di Roma che, per le sue caratteristiche, suscita un enorme interesse socio-culturale. In quest’area si sono stratificate tante storie diverse: dagli immigrati del Sud Italia che si sono stabiliti qui negli anni 50-60, fino ai migranti di oggi provenienti dall’Est Europa, dall’Africa e dall’Asia. È una periferia che risente di una storica carenza di risorse e di infrastrutture, ma che d’altra parte si sta rapidamente trasformando, anche per il processo di gentrification da cui è progressivamente investita.

L’ex-Garage, tra l’altro, si trova nella periferia che è oggetto dei vostri scatti…

Il quadrante Sud-Est della capitale è un luogo eterogeneo e proprio questo lo rende profondamente curioso dal punto di vista fotografico. Io e Fabio guideremo i partecipanti in questo workshop alla scoperta di una Roma meno conosciuta. L’idea è che producano una serie di scatti in grado di restituirne la complessità. Il loro lavoro confluirà nella mostra all’ex Garage.

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Barbara Panariello

Barbara Panariello

Romana, laureata in lettere presso l'Università La Sapienza con 108/110. Guida turistica di Roma abilitata. Food&Wine blogger. Grande passione per il giornalismo, lo sport, l'informatica, la scrittura.

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