Nella Roma del ‘600 Gian Lorenzo Bernini fu uno degli inventori di quel “gran teatro del mondo” che mise in scena straordinarie coreografie create dall’artista stesso nell’arco di vari decenni e pontificati, interpretando lo stile barocco attraverso la continua ispirazione del patrimonio classico e unendo scultura, architettura e urbanistica.
In principio furono gli straordinari gruppi scultorei realizzati per la famiglia di Paolo V Borghese, oggi custoditi nella celeberrima Villa del Cardinal Scipione nei pressi di Porta Pinciana: la “Capra Amaltea“, la “Fuga da Troia“, “Apollo e Dafne“, il “David“, il “Ratto di Proserpina“.
Successivamente fu il ventennale sodalizio con l’amico papa Urbano VIII Barberini, a incentivarlo nella creazione delle decorazioni celebrative sulle Fontane delle Api e del Tritone, dei progetti sontuosi per la facciata e la scalone di Palazzo Barberini, del torrione difensivo del palazzo del Quirinale, dell’erotica e mistica Estasi di Santa Teresa, fino alle impegnative imprese vaticane che lo accompagneranno nell’arco della sua lunga carriera (il “Baldacchino bronzeo“, la “Statua di San Longino“, la “Cattedra di San Pietro“, i “Monumenti funebri dei Papi“, la “Scala Regia” e il grandioso colonnato ellissoidale che abbraccia la piazza e l’ecclesia).
Proprio qui, dopo l‘infelice parentesi del crollo del campanile della basilica, Bernini instaura anche con Papa Innocenzo X Pamphilij un rapporto di fiducia e collaborazione, in virtù del quale potrà impreziosire Piazza Navona con la scenografica fontana dei Quattro Fiumi, realizzata per il Giubileo del 1650.
Con il pontificato di Alessandro VII Chigi l’ormai maturo artista, reduce dal trionfale soggiorno francese e giunto all’apice della sua fama e del suo prestigio, si avvia alla maturità continuando a licenziare capolavori, come due statue di angeli sul ponte di Castel Sant’Angelo ed il restauro di Porta del Popolo per l’ingresso in città della regina Cristina di Svezia convertita al cattolicesimo; ma soprattutto la preziosa e monumentale chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, ricca di citazioni antiche e ornamentazioni barocche, che fu il suo autentico testamento artistico e spirituale.
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