LA VITA PERICOLOSA DEGLI ARTISTI A ROMA
Sei un artista ? Vivi a Roma ? Beh, preparati avrai una vita pericolosa !
L’ambiente romano era molto vivace, non soltanto dal punto di vista artistico, ma anche nelle vicende del quotidiano.
La biografia di Caravaggio ci ha ormai abituato ad immaginare una città pericolosa e costellata di fatti di sangue, le risse tra artisti non erano soltanto verbali, ma spesso avevano conseguenze pesanti.
Ne sapeva qualcosa il povero Barocci, che fuggì nel 1560 da Roma, dichiarando di essere stato avvelenato da colleghi invidiosi e passò a Urbino il resto di una vita lunga, ma minata dalla malattia.
Salvator Rosa oltre ad aver gran fama come artista, sapeva impugnare magnificamente oltre al pennello anche la spada. Tanto famoso e intrigante da diventare anche un soggetto cinematografico nel 1939 con il volto di Gino Cervi.
Celebre poi sarà il carattere “fumino” del Bernini che quasi ammazzò il fratello Luigi, rivale in amore e che mandò poi un sicario a sfregiare la bella Costanza, causa della rovente lite familiare.
Il vivace gruppo dei pittori d’Oltralpe, molti dei quali associati nella lega dei Bentvueghels, per offrire l’un l’altro aiuto e sostegno in una Roma spesso ostile e nemica, vinsero nel 1644 una lunga causa legale con i colleghi illustri dell’Accademia di San Luca.
Forse chi passò più guai a causa di queste liti tra artisti fu il Domenichino, tanto che ancora adesso una targa sulla casa in cui visse a Monti, ricorda i tragici fatti.
Domenichino, al secolo Domenico Zampieri, era un timido, ma promettente pittore della cerchia dei Carracci, chiamato a Roma nel 1602 da Annibale, sarà impegnato col maestro in varie committenze, tra cui i celebri e sfortunati affreschi di Palazzo Farnese.
Nel 1612 realizza l’Ultima comunione di s. Girolamo per l’arciconfraternita di S. Girolamo della Carità, molto ispirata all’omologa opera realizzata da Agostino Carracci per l’altare della chiesa della Certosa di Bologna. A questo punto il collega Lanfranco lo accusa apertamente di plagio e spedisce a Bologna François Perrier per realizzare un’acquaforte e riempire Roma di stampe a sostegno della sua tesi, senza però avere molto successo.
Il nostro Domenichino, continua ad essere apprezzato e a ricevere commissioni sia a Roma che fuori.
La tensione però continua a serpeggiare tra i due e vedrà tragiche conseguenze negli anni Venti del Seicento, quando si troveranno ad operare nella Cupola di Sant’Andrea della Valle e il Domenichino accuserà Lanfranco di averlo spinto giù da una impalcatura!
Per evitare altri scontri si trasferirà a Napoli nel 1630 per lavorare alla cappella di San Gennaro, ma anche qui si vedrà mettere al muro dai vivaci colleghi partenopei, che cominciarono a provocarlo con libelli e lettere minatorie, sconvolto dalla paura scappò, lasciando la famiglia a Napoli.
Moglie e figlia finirono imprigionate e tenute in ostaggio per un anno, per convincerlo a tornare al lavoro.
Tornò, ma continuarono dispetti e attentati alla sua opera, tanto che si ammalò e molti pensano ancora oggi che la morte fu dovuta ad avvelenamento!
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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