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Lady Be e le sue opere di plastica riciclata

"Sophia Loren" di Lady Be

Lady Be
Lady Be

La mostra “Rescue It! Idee e artisti in movimento” ha ospitato personaggi molto conosciuti nel panorama artistico italiano e non solo. È il caso di Letizia Lanzarotti, nata a Rho (MI) ma residente a Roma, nota a tutti come Lady Be e famosa per le sue opere in plastica riciclata. Noi di BloggingArt abbiamo avuto occasione di intervistarla durante la mostra.

Lady Be, tu sei da sempre un’ecologista molto sensibile alle tematiche del riciclo. Qual è la tecnica che usi per recuperare la plastica e renderla un’opera d’arte?

La mia tecnica è ispirata alla pittura classica. Ho studiato al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti. Per trovare il mio stile ho passato intere giornate a disegnare ed esercitarmi con la copia dal vero. Le mie opere sono innovative, realizzate con una tecnica di mia invenzione definita dalla critica Mosaico Contemporaneo o anche Eco–Mosaico o Mosaico 2.0.

In un’epoca in cui esistono tanti materiali di scarto colorati, per me è stato naturale inventare l’eco-mosaico: è successo più di 10 anni fa. Credo che i tempi fossero maturi e se non l’avessi fatto io qualcun altro lo avrebbe fatto, naturalmente con il suo stile. Spero, nel mio piccolo, di contribuire alla storia del Mosaico Contemporaneo e che questa tecnica possa un giorno entrare a far parte della cultura collettiva.

La mia tecnica è definita mosaico ma quando l’ho creata, nella mia mente, era molto più simile alla pittura. Non ho mai avuto l’impressione di “attaccare dei tasselli”, ma di dipingere con gli oggetti.

I miei quadri partono dal disegno a matita o a carboncino su tavola lignea. Coloro poi il disegno con gli oggetti e i pezzetti di plastica che utilizzo come fossero delle pennellate di colore. La materia prima si piega al soggetto che devo rappresentare, la ricerca a volte è estenuante. È difficile trovare materiali e oggetti diversi che hanno in comune la stessa nuance di colore. In tutte le mie opere c’è grande varietà di materie plastiche utilizzate. Non basta prendere un solo oggetto del colore giusto e spaccarlo in più pezzettini; i pezzettini provengono da oggetti diversi, assemblo diversi colori, li  “mischio” alternando i pezzettini per ottenere una determinata tonalità.

Per realizzare le tue opere raccogli la plastica. Ci racconti come funziona la tua raccolta?

Gran parte del mio lavoro consiste nella grande raccolta di plastiche. Svolgo incontri nelle scuole al fine di sensibilizzare anche i più piccoli a raccogliere materiale per le mie opere. Trascorro giorni sulle spiagge a raccogliere oggetti di plastica. Visito mercatini in Italia e nel mondo (o, banalmente, su internet), dove reperisco oggetti particolari che poi seleziono e uso nei vari soggetti in base al tema.

Frequento fiere della plastica, prendo contatti con le aziende e periodicamente vado a visitare le industrie che si occupano di plastica e smaltimento rifiuti. Spesso nasce una vera e propria collaborazione con l’azienda, che mi commissiona: opere, regali aziendali o progetti artistici al fine di sensibilizzare i consumatori. A volte la collaborazione si svolge solo con l’impegno, da parte delle aziende, di inviarmi  il materiale prodotto dalla plastica riciclata che impiegherò nelle mie opere.

“Barbie Tumefatta” per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne – Lady Be

Nelle mie opere parto dal quadro nella sua interezza dando grande importanza alla scelta degli oggetti che userò per comporlo. Il quadro che “progetto” parte da immagini cercate su internet. Elaboro poi uno schizzo personale dove comincio a predisporre anche le tonalità dell’opera e i giusti colori per esaltare la figura. Una volta completato lo schizzo, riporto il disegno su una grande tavola e mi dedico alla scelta degli oggetti di plastica che userò per “dipingerlo”.

Amo molto l’utilizzo dei giocattoli perché, a mio parere, sono gli oggetti di plastica che custodiscono ricordi e memorie legate all’infanzia. Ogni volta che realizzo un’opera, cerco di inserire oggetti il più possibile inerenti al soggetto rappresentato.

Nelle tue opere ti sei dedicata anche al problema della violenza sulle donne…

Nella serie delle barbie tumefatte, realizzata per dire NO alla Violenza sulle Donne, ho utilizzato molte Barbie inserendo anche i loro capelli, per evocare la moltitudine di donne che subiscono violenze quotidiane, per sottolineare che le violenze vanno denunciate. 

All’ExGarage hai esposto alcuni quadri realizzati con la tecnica di resina sul legno. Qual è il significato dei soggetti rappresentati?

Biancaneve nella collezione “Inverted Face” di Lady Be

Le opere che ho portato in mostra misurano mediamente 70 x 70 cm l’una, e sono realizzate su base lignea di recupero con colla, resina e diversi oggetti di plastica di recupero selezionati e divisi per colore. La serie di opere più recente da me realizzata, chiamata “Inverted Faces”, nata nel 2020 nel periodo del primo lockdown è un  resoconto dell’emozione ispirata dai giorni difficili d’inizio pandemia.

Come ogni mia opera, non si discosta dalla tematica principale dell’inquinamento dovuto alla plastica e ai rifiuti, la tecnica è  una grande provocazione. Ho utilizzato materiali “trash”: giocattoli bizzarri, tappi, cavi elettrici, tubi raccolti dalla spazzatura e dalle spiagge. Ho selezionato giocattoli che comunicavano un’emozione coerente col tema. Per i corpi, ho scelto oggetti rosa, bambolotti e pupazzi vintage che incarnassero l’idea del nudo umano, quasi osceno e sensuale.

Allo stesso modo, provocatori sono i soggetti: rappresentano diversi personaggi. “The Queen”, un mosaico provocatorio che rappresenta la regina Elisabetta II come l’eroina della pandemia, la donna nuda Incoronata, “The Fear”, rappresentata come una donna mascolina con la pistola in mano. La faccia invertita, ovvero occhi e bocca invertita, è un simbolo che ho inventato e reso mio dall’utilizzo sulle opere ed una serie di gioielli a tiratura limitata. Questo simbolo, sta a significare che abbiamo tutti occhi per vedere, e bocche per parlare forte, ma nessuno sembra voler fare qualcosa di concreto per salvare il pianeta dal degrado e dall’inquinamento.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho in programma un’esposizione a Budapest, all’interno della Pinter Galeria. Successivamente, verrà allestita una mostra all’interno del Piccolo Chiostro San Mauro a Pavia, città che mi ha visto crescere. Inoltre, in collaborazione con il FAI Delegazione Pavia, Fondo Ambiente Italiano, realizzeremo una visita guidata presso il mio atelier.

Nel 2022 realizzerò una mostra personale in una galleria a Torino. Porterò la mia arte anche in un importante Festival musicale a Salerno. Inoltre, nel mese di ottobre, esporrò a Parigi al Carrousel du Louvre.

Se parliamo di programmi a lungo termine, il mio progetto è portare la mia arte negli USA, realizzare importanti collaborazioni con gallerie storiche e con realtà che si discostano dal mondo dell’arte, ma che mi permettano di avvicinare la mia arte alle persone. A questo proposito ho già collaborato con Disney, Legambiente, l’Università di Pavia, Bottega Veneta nell’ambito della moda. All’aeroporto di Milano Malpensa dal 2019 al Terminal 1 sono in esposizione le mie opere a tema musicale.

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Barbara Panariello

Barbara Panariello

Romana, laureata in lettere presso l'Università La Sapienza con 108/110. Guida turistica di Roma abilitata. Food&Wine blogger. Grande passione per il giornalismo, lo sport, l'informatica, la scrittura.

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