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Letizia Battaglia senza fine

ABSTRACT

Novantadue sono gli scatti che le terme di Caracalla dedicano a Letizia Battaglia, testimone coraggiosa del proprio tempo. Un percorso espositivo che intreccia dramma e dolcezza. Passione e sensibilità.

Le Terme di Caracalla, nel trentesimo anniversario degli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993, ospitano la mostra Letizia Battaglia Senza Fine.  Un omaggio alla fotografa siciliana, che ha consacrato la propria vita all’ impegno civile.  Rivelando sensibilità e naturalezza nella composizione delle immagini.

BattagliaLA FORESTA

Ha considerato la fotografia uno strumento, testimone coraggiosa del proprio tempo è stata indicata, per denunciare gli squarci causati dal terrorismo  e le scie di sangue e di morte, i boati drammatici,  voluti dalla mafia nella Sicilia degli anni Settanta e Ottanta. E di foto il percorso della mostra ne prevede 92, di grande formato. Sono sospese su cavalletti di cristallo, «come una foresta, una installazione aperta». Configurando così una sistemazione non rigida, non verticale e gerarchica, delle opere. Impostate in modo atemporale, non cronologico per  raccontare le varie modalità di essere fotografa della Battaglia. Immagini iconiche, poco note o inedite che riassumono cinquant’anni di lavoro fotografico, dal 1971 al 2020.

IL PROGETTO

Il progetto della mostra, ha spiegato  il curatore  Paolo Falcone, ha mantenuto “la tradizione di comporre un’opera unica, e priva di gerarchie dove fotografie iconiche, appunti di viaggio, vita quotidiana costruiscono una narrazione aperta”. Nel tentativo di dare il risalto che merita ad una donna controcorrente che frantuma gli schemi.

Battaglia
Rosaria

IL RITRATTO DI ROSARIA

Nelle sue opere Letizia Battaglia non cerca la bella immagine. E per questo utilizza il bianco e nero perché consente di vedere cose che il colore non svela. E’ sufficiente osservare il ritratto che Letizia Battaglia ha fatto a Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani morto nella strage di Capaci nel 1992 insieme al giudice Giovanni Falcone. Al funerale del marito nella cattedrale di Palermo. Collocata al centro della mostra è diventata l’immagine-icona nella lotta alla mafia. Ha gli occhi chiusi. Dopo l’orribile frastuono e le carni dilaniate. Bisogna chiuderli gli occhi per vedere. Per accatastare in uno sguardo interiore un dolore che in caso contrario avrebbe incendiato il mondo. Lo si trova in uno spazio quadrato, all’aperto, nelle terme di Caracalla. Il volto composto di Rosaria è per metà immerso nell’ombra e nell’altra metà immerso nella luce. La stessa divisione spacca le labbra socchiuse  della giovane donna. Sta forse prendendo coscienza della violenza inaudita che ha colpito il suo corpo e il senso dell’esistere di fronte a quelle vite spappolate valutate meno di niente.

LA MOSTRA

Non fotografa della mafia, come è stata definita,  ma fotografa contro la mafia, ci teneva a precisare alquanto irritata. Voleva essere indicata come «umile fotografa di tragedie palermitane”. Alla sua città è riservata una scelta di scatti  rivolta all’ospedale psichiatrico coinvolgendo i pazienti e rendendoli protagonisti. Un appuntamento che si è ripetuto spesso negli anni. Ed  è la foto della giovane  Graziella del 1983 ad aprire la mostra. Il volto marcato, ben pettinata, gli occhi accesi, il sorriso accennato, guarda dritto in macchina mentre offre fiori come a dire: “anch’io esisto. Accettatemi, non sono da scartare”. Mostra che si chiude sullo scatto del 2020 di Olimpia giovane mamma sulla spiaggia di Mondello.

Battaglia
Graziella

Il suo lavoro di fotoreporter non è semplice in un mondo di uomini. Fino a quando il commissario Boris Giuliano ordina  ai suoi poliziotti: “La signora deve passare”. Capo della Mobile che scorgiamo di spalle sul luogo di un omicidio. Con la sofferenza estrema di quella donna schiantata dal dolore che non si regge in piedi. Un dolore però che non dà assuefazione. Piuttosto un’immagine che si scaglia contro la complicità, il silenzio, l’impotenza.

La mostra inoltre concede spazio ad un insieme di fotografie che Letizia Battaglia ha scattato lontano dalla sua terra d’origine. Spostamenti sostanziali per cogliere fino in fondo la sua opera e il suo pensiero. In Utah del 2019, la configurazione androgina di un nudo femminile sdraiata sulla neve fin quasi a sprofondare, immersa in un silenzio rassicurante, proclama un contatto con la natura finalmente lontano da violenze straripanti.

Battaglia
Utah

INFORMAZIONI:

Nome evento: Letizia Battaglia Senza Fine
Durata: 27 maggio – 5 novembre 2023
Autore: Letizia Battaglia
Curatore: Paolo Falcone
Genere: fotografia
Spazio espositivo: Roma, Terme di Caracalla, viale delle Terme di Caracalla, 52

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

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