Marc Chagall, tra sogno e magia, fino al 31 luglio al MUDEC di Milano
Le opere di Chagall – dipinti, acquarelli, incisioni, disegni, stampe – sono un libro aperto sulla sua lunghissima vita costellata da molteplici esperienze vissute in tre mondi diversi: la Russia con Vitebsk, sua città natale, ancora parte dell’Impero Russo nel 1887, la Francia dove visse molto a lungo e dove morirà a 98 anni e Israele che rappresenta il suo background culturale.
Tre mondi, tre anime. Esperienze tutte determinanti per i contenuti dei suoi lavori. Una vita immersa nella pittura che parla e racconta in modo affascinante dei ricordi infantili a Vitebsk, vividi e felici, della cultura ebraica e di quella russa, del profondo legame con la famiglia, della memoria del villaggio, del senso religioso, di guerra, esodo e morte. Le esperienze della sua prima giovinezza formarono la base del suo mondo simbolico.
Quando si trasferisce a Parigi nel 1910 – centro nevralgico della attività creativa – nonostante la vita colma di novità, gli incontri con i mercanti d’arte, le Accademie e i Salon, Chagall sente la nostalgia della famiglia e del villaggio, delle radici e dei luoghi della memoria; vuole rivedere i suoi cari e accompagnare la sorella all’altare.
Ma, soprattutto, Chagall vuole tornare da lei, Bella, suo unico e grande amore, conosciuta a San Pietroburgo. La sposerà e nascerà Ida unica figlia; sono loro le protagoniste di molti dei suoi quadri. Una pittura che appare come una favola incantata dove i colori forti danno piena vita alle figure: uomini, donne, animali, paesaggi sempre sul filo della sensibilità poetica dell’artista che si muove con espressioni originali. Soprattutto un artista intensamente umano che rivela una identità poliedrica che contiene il bambino ebreo, il marito innamorato, l’artista che illustra la Bibbia e le Favole di La Fontaine e le Anime Morte di Gogol’, e il pittore moderno che piange la sorte toccata al popolo ebraico.
La sua biografia si intreccia con gli eventi drammatici dell’Europa del Novecento: la Rivoluzione russa, due guerre mondiali, la migrazione coatta di milioni di persone; e soprattutto emerge la sua preoccupazione per il destino degli ebrei europei e per la loro tragica sorte durante la Seconda guerra mondiale.
Nelle sue opere Chagall non aveva fonti visuali di riferimento di questo dramma e si servì di immagini dei pogrom avvenuti in Russia all’inizio del Ventesimo secolo.
Il progetto espositivo della mostra è dedicato soprattutto ai lavori grafici di Chagall, ai disegni e illustrazioni create anche per i libri della moglie Bella “Burning lights – Come fiamma che brucia” e “First Encounter – Primo Incontro”, che vennero pubblicati a New York dopo la prematura morte di Bella e custodiscono i suoi ricordi di vita e memorie d’infanzia nella comunità ebraica.
Durante il suo soggiorno a Parigi nel 1923, l’editore Ambroise Vollard gli commissionò delle acqueforti su Le anime morte di Gogol’. Successivamente gli venne affidata anche l’illustrazione delle Favole di La Fontaine e della Bibbia. Alcuni di questi lavori sono presenti in mostra.
Il progetto espositivo mette in relazione queste opere con il contesto culturale dal quale scaturiscono: la lingua, gli usi religiosi, le convenzioni sociali della comunità ebraica yiddish. Così come tutta l’opera dell’artista è intrisa del rapporto tra arte e letteratura, linguaggio e contenuto.
Cultura ebraica e Yiddish. Le opere di Chagall evocano fortemente il mondo ebraico di lingua yiddish che fiorì nella Europa orientale nel Diciannovesimo secolo e inizi del Ventesimo. La lingua madre di Chagall era lo yiddish, una lingua che a partire dal Nono secolo si era sviluppata nelle comunità ebraiche lungo il Reno e si identificava con la cultura ebraica ashkenazita, mescolando anche elementi del vocabolario tedesco.
Da bambini Marc e Bella Chagall parlavano yiddish e non lo abbandonarono mai, anche dopo aver appreso altre lingue.
La Yiddishkeit – cultura popolare Yiddish – è ben presente in tutta l’opera di Chagall che aveva familiarità con il misticismo chassidico e la tradizione ebraica. Era inoltre la lingua che manteneva viva la cultura che lui aveva assorbito nello Shtetl, il villaggio ebraico che, per secoli, fu il modello della vita ebraica tradizionale, in seguito scomparsi definitivamente con la guerra e l’Olocausto. Per lui lo yiddish è assai più che una lingua, è un mezzo di autoidentificazione. La vita nello shtetl era modesta, ma, grazie alla rete di mutuo soccorso, la gente viveva dignitosamente con un tessuto sociale e culturale ricco e sviluppato e con un caratteristico umorismo popolare che consentiva di affrontare le difficoltà della vita.
Tutte le opere di Chagall e la sua autobiografia La mia vita scritta a trentacinque anni, sono intrise di affetto e nostalgia per la casa, il villaggio e per la società nella quale era cresciuto, e tendono sempre ad abbellire la realtà. Analoghi sentimenti pervadono i libri di sua moglie Bella che parla delle feste ebraiche e dell’inizio del suo amore per Chagall.
La nostalgia è certamente un sentimento fortissimo, fonte di ispirazione, sempre presente nelle vite e nelle espressioni artistiche e letterarie di entrambi.
Le gouache e le acqueforti bibliche si basano anch’esse sui ricordi di Vitebsk e sul suo viaggio in Palestina, Eretz Israel il luogo storico della Bibbia, nel 1931. Lavorava spesso all’aperto osservando paesaggio e abitanti, beduini ed ebrei in abiti orientali, ma soprattutto lo colpirono la luce e il cielo del tutto nuovi e affascinanti. In mostra c’è il dipinto della Sinagoga di Safed, assai antica, forse risale al 1520. Chagall nell’opera usa i colori e la distorsione spaziale per creare un senso di spiritualità. La sinagoga esiste tutt’ora e questo dipinto di Chagall è uno dei pochi raffiguranti un luogo che esiste davvero. Purtroppo, i drammatici sviluppi politici in Europa finirono per mettere in ombra i ricordi di quel viaggio magico.
Attraverso le immagini di Gogol’ e di Chagall nel romanzo Le anime morte, si scoprono il mondo della Russia rurale e le sfumature di vita, dal comico al tragico, e il carattere inverosimile dei personaggi. L’amore di Chagall per la gente e per gli animali è altrettanto evidente nelle illustrazioni fatte per Le Favole di La Fontaine, veicolo ideale per la sua fantasia e talento eccentrico e capacità di catturare lo spirito delle storie.
L’ultima parte della mostra ci porta in Francia, nuova e colorata patria dell’artista, dove emerse il suo ricco cromatismo, quando, lasciata la Russia, la joie de vivre dei suoi anni di formazione si esprimerà in colori vivaci ed immagini ricche ed evocative, passando dal bianco e nero a una esplosione vitale espressiva che conteneva tutte le risorse culturali che la sua nuova vita gli aveva offerto.
La mostra è prodotta da 24ORE Cultura – Gruppo 24ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata dall’Israel Museum di Gerusalemme che possiede una straordinaria collezione di opere di Chagall donate da famiglia ed amici del pittore.
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