Il Mausoleo di Adriano
Spirito eletto, letterato, artista, si occupava di architettura, scultura, astrologia, filosofia, aritmetica e geometria ed era in grado “nello stesso momento di scrivere, dettare, dare ascolto e conversare con gli amici”.
Sparziano ci aiuta a tratteggiare il profilo di Publio Elio Adriano, nato a Roma il 24 gennaio del 77 d.C., adottato dall’Imperatore Traiano ed eletto Imperatore a sua volta nel 117. Al contrario del predecessore, la sua politica non fu di conquiste ed espansione dei territori imperiali; trascorse ben 12 anni viaggiando attraverso le regioni dell’Impero, ma non alla testa di eserciti, bensì guidato dalla sete di conoscenze ed esperienze culturali.
Adriano, noto anche per la geniale e raffinata progettazione della Villa Adriana a Tivoli, dedica a Roma un monumento destinato a controllare per secoli la storia militare e politica della città.
Il Monumento funebre
Il Mausoleo che egli fa costruire a partire dall’anno 121 sulla riva destra del Tevere, era il terzo dei grandi monumenti imperiali a destinazione funeraria. Il primo era stato quello di Augusto in Campo Marzio, il secondo quello dei Flavi sul Quirinale e, dopo l’eccezionale accoglienza delle ceneri di Traiano in un’urna d’oro alla base della Colonna omonima, le ceneri di diversi imperatori fino a Caracalla troveranno dimora all’interno del Mausoleo di Adriano che dedica questi versi al tema della Morte “Piccola anima, smarrita e soave, ospite e compagna del corpo, che ora t’appresti a scendere per luoghi incolori rigidi e spogli, né più attenderai ai tuoi giochi preferiti”.
Dal punto di vista architettonico, il monumento funebre si presentava con un basamento a pianta quadrata di 85 m. di lato, alto 10 m. e rivestito di marmo pario. Al di sopra si innalzava la struttura cilindrica, coronata in alto da statue e ricoperta da un piano erboso con piante sempreverdi. Alla sommità si ergeva il tempietto circolare con la quadriga di bronzo, guidata dallo stesso Imperatore.
Il progetto è il risultato di molteplici ispirazioni: ricalca la tipologia del mausoleo romano, ma rievoca anche le pyrae, costruzioni in legno destinate ad essere date alle fiamme dopo solenni cerimonie funebri. L’antico rito romano, tipicamente legato alla divinizzazione dell’Imperatore dopo la morte, prevedeva il volo di un’aquila che veniva liberata, una volta terminato il rogo, per portare l’anima dell’Imperatore tra gli Dei dell’Olimpo.
Inoltre, i viaggi di Adriano in Oriente e in particolare la tomba di Mausoleo ad Alicarnasso in Caria contribuirono in modo significativo a sollecitare la fantasia architettonica dell’Imperatore.
L’Architettura
Ma è dal punto di vista urbanistico che Castel Sant’Angelo, nome che il monumento avrebbe assunto in età medievale, stimola altre riflessioni. Per la sua costruzione, Adriano sceglie l’ager vaticanus, pianura che secondo la tradizione romana, Romolo avrebbe strappato ai Veienti, ex vatuum responso, per ordine dell’oracolo.
Il nome Vaticanum, da vaticinium, confermerebbe il carattere sacro di questa regione. La zona aveva, però, soprattutto una rilevanza strategica molto particolare: qui, dalle origini di Roma, e per tutto il Medioevo, si raccoglievano i nemici come ultima tappa prima di attaccare la città vera e propria, tutta raccolta sulla riva sinistra del fiume.
Da Mausoleo a Fortezza
Quando nel 270 d. C. il figlio di un contadino d’Illiria diviene Imperatore con il nome di Aureliano, da abile soldato qual era, si rende conto che la pressione dei Barbari è forte e inizia l’impresa di realizzare a Roma una nuova cinta muraria lunga ben 18 km. Ma le mura vengono erette solo su 3 lati, sfruttando il fiume per il quarto e lasciando senza difese la zona vaticana, perché munita del Mausoleo che, forse proprio in questo momento storico, inizia ad essere trasformato in una fortezza.
Evidentemente basta la presenza della “mole adrianea” ad ostacolare l’organizzazione bellica di eventuali nemici in questa regione. Al quadrilatero di base dell’edificio vengono probabilmente aggiunti torri e merli.
E il monumento si renderà protagonista delle operazioni militari difensive dei romani nelle prime invasioni e relativi saccheggi che la città subisce da parte delle popolazioni germaniche. Il 24 agosto del 410 alla testa di un esercito di Visigoti, Alarico entra a Roma da Porta Salaria.
Già due anni prima aveva assediato la città ma non vi era entrato, accontentandosi di oro e argento, di 3.000 pelli tinte di porpora, di 4.000 tessuti di seta e di 3.000 libbre di pepe.
I barbari
Alarico trova una città molto ricca, essendo egli il primo dei saccheggiatori e, secondo antiche tradizioni, risparmia la basilica vaticana per una forma di riverenza; leggendo tra le righe, il vero motivo risiede nel fatto che i romani asserragliati nella mole adriana costituiscono una minaccia e un ostacolo di non poca entità.
Poi nel 455 arriva Genserico con un esercito del Nord mescolato con genti africane. Stavolta il saccheggio dura ben 14 giorni e la mole deve essere stata disperato rifugio per molti romani.
Ammirata e restaurata da Teodorico, che forse si ispira al Mausoleo di Adriano per la sua tomba ravennate, la Fortezza diviene nuovamente teatro della tenace resistenza romana contro i saccheggiatori nel 537, quando il goto Vitige, con 150 mila uomini, torna ad assediare Roma.
Stavolta i goti marciano in direzione del Castello, protetti dagli scudi, e con scale e frecce tentano l’assedio, ma romani e greci avranno la meglio, utilizzando la tradizionale tecnica di lanciare pietre sui nemici, pietre ricavate dalle stesse statue dell’antico monumento.
Il Rione Borgo
Infine nel 546 giunge Totila, cui si deve la prima significativa trasformazione del territorio al di là del Tevere. In un primo momento decide di prendere per fame i romani asserragliati nella fortezza e li convince ad abbandonarla in cambio della vita.
Poi però, per resistere a Narsete, fa della zona una vera cittadella fortificata da contrapporre a Roma. Costruisce infatti una muraglia nei pressi del Mausoleo, il futuro Passetto, e ribalta la funzione strategica del Castello, volgendolo adesso contro Roma e creando una cittadella, un nucleo urbano fortificato da contrapporre alla città.
L’area viene chiamata con il termine gotico Burg. E’ la nascita del Rione Borgo.
Per informazioni sulla visita guidata organizzata da Yes Art Italy per il 10 settembre 2022, scrivere a comunicazioni.yesart@gmail.com.
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