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Cultura

Non c’è trippa per Gatti

gatti

Quante volte avete sentito dire questa frase? E quante volte vi siete chiesti quale sia la sua origine?
I tempi cambiano repentinamente. Anche oggi ci ritroviamo trascinati da un flusso di rivoluzioni dovute alla pandemia, alla guerra e a tutte le trasformazioni sociali che ci appartengono e che ci mantengono attenti e curiosi.

Questo risveglio di interesse sarà un nuovo male? Speriamo di no…
Oggi affrontiamo questo argomento faceto ma altrettanto culturale.

Perché si dice “Non c’è Trippa per Gatti? “

La nostra capitale è amata per il suo duplice fascino: dell’incanto e del disincanto: il primo rimanda alla sua monumentalità e alla sua ricchezza di bellezze artistico-architettoniche; il secondo risiede nel suo disordine, nelle contraddizioni e nell’ironia che la connotano.
L’autoironia e la natura satirica, come quella delle pasquinate, sono la chiave dell’origine di quasi tutti i proverbi italiani sorti a Roma. Tuttavia il caso di questo detto è davvero unico, al punto che, alla fine di questo articolo, sarà inevitabile chiedersi “ma che davero?”.

Gatti
Vignetta felina

La suspense è durata abbastanza, inoltriamoci quindi nelle origini del proverbio.

Nella municipalità della Roma post-unitaria di fine ‘800 venne eletto per la prima volta un sindaco non cattolico, ebreo e laico per visione organizzativa, Ernesto Nathan.
Dovendosi confrontare con la moltitudine di spese destinate alle migliorie della città, egli cercò sin da subito di ridurre le spese del Campidoglio e della sua giunta. Un giorno tra le tante scartoffie trovò una strana voce tra le spese comunali e le tasse di salumieri, salsamenterie norcini e macellai:

“Frattaglie per Gatti” 

Di questa voce chiese chiarimenti alla giunta sul costo e i soldi che a quanto pare occorrevano per approvvigionare di trippa e scarti di carne i gatti della colonia felina, i quali avrebbero dovuto dare la caccia ai roditori che minacciavano di mangiare e di rovinare gli incartamenti dei documenti degli uffici comunali.
Sicché, dopo aver avuto delucidazioni sulla voce e ritenendola assurda, la depennò dai registri, sostenendo con logica rigorosa che i gatti avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori a cui avrebbero dovuto dare la caccia. Quindi stabilì che nessuno dovesse sostenere la spesa per il cibo dei gatti, che da quel momento in poi avrebbero dovuto fare a meno della trippa. Quindi disse, nel depennare la voce dal bilancio:

“Non c’è trippa per gatti!
E se non ci saranno più topi, vorrà dire che i gatti non serviranno più”

Questa rimozione della voce sulla spesa per la comunità felina di Roma risale agli inizi del ‘900 poiché la sua elezione lo tenne in carica dal 1907 al 1913.

Significato del detto: 

L’Espressione oggi è abusata e inflazionata ma allude al non poter concedere fondi economici se non li si possiede.
Oggi il proverbio è diffuso tra i Romani come invito a non avere false aspettative, economiche soprattutto.

felix
Felix (fumetto)

Il modo di dire, cosmopolita come il sindaco che ha originato il proverbio, è stato tradotto in altre lingue. Inoltre esistono delle varianti della frase e diverse sfumature di significato. La frase è spesso usata con questa interpretazione: “Non c’è da stare allegri, non ci sono più risorse per nessuno”.

La trippa per Gatti

Roma e altre città Europee come Londra presentano nella loro dieta diverse ricette e piatti con frattaglie o trippa.
Nella Roma di secondo Ottocento e nella Londra vittoriana nacquero due strane tipologie di venditori di queste leccornie:

  • botteghe alimentari (salsamenterie, norcinerie, macellerie) come quella storica del Pantheon che vantava la sua fondazione in epoca Barocca;
  • venditori e venditrici ambulanti di trippa e carne per proprietari di gatti.
ambulanti di trippa per gatti
Cat’s meat men” e “Cat’s meat women” di  Londra 1800

Gli ambulanti erano a centinaia e servivano sia i rioni alti che quelli poveri, vendendo queste pietanze sotto forma di “spiedini”. A Londra questi professionisti si chiamavano “cat’s meat men” e “cat’s meat women” ovvero gli uomini e le donne della carne per gatti. In tutti i secoli sia a Roma che altrove non mancarono le figure delle “Gattare” e dei “Gattari” (più raro) che si prodigarono e che ancora oggi si occupano della cura delle colonie feline di quartiere.

La trippa in passato era il tipo di carne offerta ai felini; Nathan fece notare che la caccia è nell’istinto del gatto, e che se i gatti fossero stati alimentati solo a spese del comune non avrebbero più compiuto il dovere di sterminio dei roditori, facendo solo aumentare le spese in bilancio.

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Alessandra Pignotti

Alessandra Pignotti

Laureata alla Sapienza di Roma nel 2007 in Archeologia e Storia dell’Arte del Mondo Antico e dell’Oriente. È guida turistica e Docente culturale. Collabora con BloggingArt dove scrive di eventi e cultura, enogastronomia, moda e spettacolo.

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