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Cultura

In attesa dell’Oratorio Carmelo Bene

Manganaro

Per il 2021 l’Associazione UBU ha assegnato il settimo Premio Franco Quadri a Jean-Paul Manganaro, professore emerito di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Lille. Nella sua attività intellettuale ha percorso campi diversi dove si intrecciano critica teatrale e letteraria, saggistica, cinema, filosofia, scrittura, traduzione.

L'intellettuale Corsaro, Manganaro
Jean-Paul Manganaro

Definito l’intellettuale corsaro, Manganaro ha appena consegnato al SaggiatoreOratorio Carmelo Bene“, che uscirà a febbraio del 2022. Nell’attesa ha pubblicato per the italian review l’articolo Carmelo Bene: il pulpito e il foglio. Con quella mescolanza di registri alti e bassi che lo caratterizza, offre un anticipo stimolante e originale dei contenuti argomentati nel saggio. Ci si limita a riassumerli rimandando gli interessati alla lettura integrale del testo.

  1. Carmelo Bene non legge o recita un testo in senso classico. Lo rintraccia invece continuamente. Ne risitua i diversi elementi. A partire dallo spazio che contiene “l’affabulazione creativa”. Sia essa la Torre degli Asinelli a Bologna. La Piazza Centrale di Recanati per i Canti di Leopardi. Il Teatro Greco di Taormina per Manfredi. La Scala di Milano per Adelchi di Manzoni. Contenitori impegnativi e importanti. Ma non per la presenza numerosa di chi ascolta, per l’abilità interpretativa del “personaggio-attore“. Ma in quanto capace di far uscire l’opera da sé. Facendola diventare una “massa pulsionale”, qualcosa che già si trasforma nel passare da un supporto all’altro, dallo scrittore alla voce. Cambia natura.
    Carmelo Bene
    Carmelo Bene
  2. Il pubblico che ascolta Carmelo Bene ne rimane stupefatto. Non sta assistendo allo stereotipato gesticolare che accompagna la parola “detta e ridetta”. Al contrario. La voce che «legge» o  «proferisce» o che «recita» si trasforma in un vero e proprio corpo. Diverso sia dalla persona dell’attore si dal testo. Non c’è più autore, non c’è più testo. Siamo di fronte al materializzarsi dell’opera nel suo farsi. Mediante una “tessitura vocale ancora inaudita” che offre “la possibilità di ascoltare e intendere l’evento proprio della creazione dell’opera“. La voce di Carmelo Bene diventa pura potenza in atto. In grado di sprofondare nella materia linguistica e “manifestarne” il fondamento.
  3.  La problematicità del leggere si lega allora alla “vibrazione sonora, alla ricezione traumatizzante, ai sovvertimenti operati dall’amplificazione strumentale“: modalità che si innestano nella “notte fonda del teatro, nell’inseguire se stesso in immagine fissa, nel pulpito e nel foglio dove giacciono i testi“.
Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia, abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione della psicologia cognitiva scrivendo per le riviste “Insegnare” e “Scuola e didattica”. Appassionato da sempre alla critica letteraria e artistica, ha pubblicato molti articoli come giornalista pubblicista per “il Mattino di Padova”. Attualmente collabora con la “Tribuna di Treviso”.

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