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“C’era una volta ad Oriolo una famiglia nobile e uno splendido palazzo…”

Oriolo Romano Sala delle belle
Oriolo Romano, Palazzo Altieri - Sala delle belle

Ad Oriolo Romano, nei pressi del lago di Bracciano, alla fine del Quattrocento la famiglia Santacroce ottiene un importante feudo comprendente anche le località di Viano (oggi Vejano) e Rota. La nobile famiglia romana, documentata a partire dal XIII secolo, aveva assunto un ruolo sempre più importante nella Roma del Rinascimento, come dimostra l’elegante palazzo con bugnato a punta di diamante eretto nel Rione S. Angelo.

Palazzo Santacroce a Roma
Palazzo Santacroce, Roma – Bugnato d’angolo

A Giorgio III Santacroce, nato nel 1531, si deve però l’ideazione di un progetto urbanistico che non si limita alla costruzione di un palazzo, ma comprende la fondazione del borgo stesso di Oriolo, dando origine ad un complesso di grande interesse.

Stemma della Famiglia Santacroce
Stemma della Famiglia Santacroce

Giorgio si è formato sui valori dell’Umanesimo, conosce i principi dell’opera del Machiavelli e l’idea del Buon Governo che intende tradurre proprio nel progetto architettonico ed urbanistico di Oriolo.

Il paese diventa così il prodotto di una sperimentazione di gusto moderno, quasi un trattato di cittadinanza tradotto in pietra, dove ai principi di salubrità e igiene ambientale si unisce l’idea di libertà della vita associata degli abitanti.
Il palazzo viene costruito su una lieve altura e il prospetto principale si affaccia sulla piazza antistante, in cui tre assi viari confluiscono in modo tale da garantire massima ventilazione e salubrità dell’aria. Sulla via centrale si dispongono due file di case a schiera, abitazioni dei coloni, mentre oltre le mura di cinta sorgono edifici di utilità comune: chiesa, osteria, pizzicheria e forno.

Oriolo Romano il Palazzo e il Borgo
Oriolo Romano – il Palazzo e il Borgo

Il progetto del Palazzo

In tal modo il rapporto del palazzo con il borgo rimanda al concetto di città ideale presente nella trattatistica rinascimentale. L’inizio del progetto è del 1562 con la costruzione prima degli edifici di uso comune e poi del palazzo nobiliare. Quest’ultimo presenta la caratteristica pianta ad U, con uno sviluppo su 3 piani, bastioni angolari e cortile aperto a nord, in linea con la tipologia di villa-fortezza tipica dei palazzi e delle ville laziali del Cinquecento.

Oriolo Romano Palazzo Altieri
Oriolo Romano, Palazzo Altieri – Facciata principale

Nella prima fase costruttiva, che va dal 1578 al 1585, si realizza il grande atrio, il salone centrale a doppia altezza, lo scalone affrescato a grottesche e la sala degli stemmi delle famiglie che si imparentarono con i Santacroce.
L’eleganza del complesso, l’importanza delle maestranze coinvolte nella realizzazione e l’inedita attenzione al contesto urbanistico sembrerebbero raccontare la storia di una famiglia capace di realizzare imprese di pregio, di armonizzare il potere baronale con il decoro cittadino e soprattutto di operare scelte sagge e lungimiranti, ma talvolta le vicende familiari prendono strane derive e quelle dei Santacroce danno vita ad eventi tragici e sanguinolenti, non poi così infrequenti negli ambienti aristocratici del Cinquecento.

Così, mentre osserviamo la decorazione degli ambienti di rappresentanza con paesaggi raffiguranti i numerosi possedimenti della Casata, alternati a intricate storie bibliche e mitologiche e raffinati motivi a grottesca, un narratore invisibile ci intrattiene con una vicenda drammatica dove la realtà affettiva si intreccia agli interessi economici e alle strategie politiche.

Oriolo Romano Palazzo Altieri sala da pranzo
Palazzo Altieri – Sala da pranzo

A Giorgio III, illuminato committente del palazzo di Oriolo, nonché uomo di grande cultura e capacità manca un elemento per coronare il sogno di una dinastia longeva: l’erede maschio. Dal matrimonio con Margarita Soderini infatti è nata una bambina e la madre non è sopravvissuta al parto. Pertanto, vedovo da circa due anni, Giorgio sposa Costanza Santacroce, a sua volta vedova Mattei; la consanguineità rappresenta un ostacolo di facile superamento a quei tempi e la coppia si unisce in un matrimonio da cui nasceranno diversi figli, due dei quali sono Onofrio e Paolo, protagonisti di una fosca vicenda. Con la creazione della primogenitura dei Santacroce, Onofrio è nominato erede diretto ma la sua condotta non lascia presagire nulla di buono. Arrogante, dissoluto e poco incline agli studi, alla morte del padre nel 1591, non sembra rappresentare una solida base di appoggio per la madre Costanza.

Quest’ultima è invece legatissima al figlio minore, Paolo, grasso, mediocre, complessato ma morbosamente attaccato a lei. Ben presto però la fragile personalità di Paolo, che evidenzia gravi disturbi psichici, forse retaggio del gene della follia che è presente nella genealogia dei Santacroce, sarà vittima della manipolazione di Onofrio. Il fratello maggiore probabilmente lo convince della discutibile condotta morale della madre, così Paolo che oltre a seguire pratiche esoteriche, alchemiche e magiche, è ossessionato dalla presunta gravidanza di Costanza, decide di lavare nel sangue il disonore.

La mattina del 5 settembre 1599 il cadavere della donna viene ritrovato nella sua camera da letto, nella residenza di Subiaco, riverso in una pozza di sangue. E’ una stagione difficile per la nobiltà romana, pochi giorni dopo saranno portati al patibolo Giacomo e Beatrice Cenci con l’accusa di parricidio.
Il desiderio di domare le intemperanze di queste nobili casate da parte della Curia Apostolica, è all’origine di processi sommari che puntano all’eliminazione della stirpe. Se Paolo riesce ad evitare il patibolo, Onofrio sarà condannato a morte, decretando così l’estinzione della linea maschile.

La storia del palazzo di Oriolo, il suo completamento e la ricca decorazione saranno legati ad altri due nomi di famose casate: gli Orsini e gli Altieri che ancora oggi danno il nome al complesso.
La fiaba dei Santacroce non rispetta dunque le caratteristiche del racconto fiabesco, anzi finisce in modo tragico e potremmo definirla un miscuglio di generi letterari, tecnica narrativa ormai consolidata, una bella fiaba noir con un solo particolare non irrilevante: niente fantasia, è tutto vero!

Tiziana Bellucci

Tiziana Bellucci

Laurea in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza”, con indirizzo storico-artistico. Ha svolto attività didattica e di ricerca come “Cultore della materia” per la Cattedra di Critica d’Arte, presso il Dipartimento di Storia dell’Arte della Facoltà di Lettere alla Sapienza. Guida turistica abilitata per Roma e provincia, da anni svolge attività di promozione culturale nell’area di Roma e nel territorio della Tuscia dedicando particolare attenzione agli aspetti della storia dell’arte medievale e rinascimentale. È docente di ruolo nella scuola pubblica.

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