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I Rituali e il Sacro nel mondo politico

Rituali politici
Rituale per ricordare il 14 Luglio in Francia

Quando pensiamo ai rituali e al mondo del sacro ci facciamo sempre trasportare in altre epoche e in altri luoghi, crediamo che nella nostra società occidentale secolarizzata queste dimensioni siano ormai obsolete e superate. Molti invece sono gli ambiti in cui i retaggi di un mondo sacro permangono, sia pur con un’intensità e una qualità completamente differenti.

Può essere il caso del mondo del consumismo, fatto di immagini sacre e cattedrali del consumo (Cfr. G.Ritzer), del panorama sportivo, oppure di quello della politica e del potere. Politica e potere sono sempre stati permeati di simbologie sacre e di rituali, nel corso della storia il potere temporale e quello spirituale sono sempre andati a braccetto fino alla secolarizzazione e, successivamente, sotto altre forme e con altre dinamiche, un certo grado di consacrazione è rimasta all’interno dell’ambito politico.

Sono proprio i meccanismi rituali della politica, da un lato così diversi ma da un altro molto simili a quelli religiosi, che riescono a creare una costellazione di simboli sacri attorno alle figure del potere e nella storia molti sono i leader politici, i tiranni e i partiti in generale ad averli utilizzati per ricevere consenso e creare identità d’appartenenza.

È proprio questo particolare rapporto tra sacro e politica che qui si cercherà di ricostruire storicamente, accennando a periodi cruciali e portando esempi particolari, sapendo che sarà molto complicato essere esaurienti. L’intento è ripercorrere alcuni periodi salienti in cui il potere e la politica si sono serviti dei rituali per creare una simbologia sacra che donava identità e appartenenza nel popolo e che si traduceva nel consenso verso il potere.

Potere temporale e potere spirituale: dal Medioevo all’età moderna

Come accennato la religione e il potere politico si sono sempre intrecciati nella storia dell’uomo, fin dai tempi delle prime religioni arcaiche. Si inizierà però la trattazione dal periodo medioevale, per evitare di dilungarsi eccessivamente, dove attorno alla regalità si è sviluppata tutta una simbologia sacra.

Molti studiosi si sono avventurati nello studio della figura del monarca e del suo potere considerato sacro. Spesso il sovrano è stato ritenuto un anello di congiunzione tra il potere di Dio e la terra, ma tutto ciò sempre con la mediazione della Chiesa. Non si può qui ripercorrere le diatribe numerose tra il potere temporale e la Chiesa, si può però cercare di analizzare come il sacro e il rituale sono entranti nell’ambito politico fin dagli albori del potere.

La Chiesa, difatti, conferiva sacralità ai Re medioevali e nelle monarchie della prima età moderna. Durante queste epoche il sacro era ancora riferito alla categoria religiosa. La Chiesa aveva il potere di conferire sacralità, poiché questa non poteva nascere direttamente da rituali laici politici. La legittimazione del potere temporale avveniva sempre attraverso rituali capeggiati dal potere spirituale.
Proprio i rituali conferivano quello statuto di sacralità al sovrano che ne legittimava il potere. Vediamo quali sono i principali rituali che consacravano il potere temporale in questo periodo storico.

Rituali di incoronazione ed unzione: La sacralità del Re

Rituale politico
Rituale d’incoronazione di Carlo Magno

Il potere del Re nel medioevo era legittimato dal rituale dell’incoronazione. Era il Pontefice ad incoronare il re davanti alla folla e questo ne sanciva il potere. Nella storia è famosa, per esempio, l’incoronazione di Carlo Magno che stabilisce l’inizio del Sacro Romano Impero. Il gesto del re che si inginocchia davanti al detentore del potere spirituale in terra simboleggiava per l’appunto la consacrazione di un potere terreno, temporale, da parte del divino.

 

Anche nel rituale dell’unzione si realizza la consacrazione della persona del Re, poiché il re diventa un “Cristo” (che significa per l’appunto “l’unto” dall’ebraico mašíakh, termine da cui deriva “messia” in italiano). Nei due rituali quello che si mette in pratica è un passaggio di stato: una persona che prima era un semplice essere umano ora diventa Re, acquista qualcosa di più e quel qualcosa è un simbolo, la persona incarna il simbolo del potere.

Il mondo sacro della politica, con la sua regalità e le sue leggi divine , è in correlazione al rituale tanto quanto nella religione e nelle società totemiche di Durkheim. È il rituale che lo forma, che lo legittima, che fa diventare il monarca un simbolo sacro del potere. Gli studi sul potere regale nel medioevo sono stati approfonditi per lo più da E. Kantorowicz e alle sue teorie sulla simbologia del doppio corpo del re, si rimanda quindi a questo studioso chiunque abbia il desiderio di approfondire l’argomento nel dettaglio. Passiamo ora alla secolarizzazione e ai periodi più recenti.

Dall’Illuminismo agli Stati totalitari: Religione politica e religione civile

Se nelle epoche precedenti il sacro era sempre legato alla Chiesa e al suo potere, con l’avvento della secolarizzazione prende piede una nuova idea: quella della religione civile o della religione politica. Queste due “religioni”, che sono state teorizzate nel corso del tempo per quanto riguarda gli studi politici, presentano differenze che dobbiamo qui accennare: nella prima troviamo il pluralismo e la competizione per l’esercizio del potere; per esempio una democrazia può risultare una religione civile. Nella seconda invece, di cui l’esempio migliore sono gli Stati totalitari, vi è monopolio del potere e l’ideale professato è uno soltanto, come scrive Emilio Gentile:

‹‹La religione politica è la sacralizzazione di un sistema politico››

La religione civile ha nelle sue trame le pratiche rituali e la consacrazione di simboli, seppur con un’ intensità molto inferiore alla religione politica. Le prime teorizzazioni le possiamo trovare con l’illuminismo. Fu, tra i tanti, soprattutto Jean Jacques Rousseau a parlare di religione civile nel suo Contratto sociale, scritto nel 1762. Rousseau sperava in una religione educatrice che portasse gli uomini a interiorizzare i principi morali dello Stato creando così una comunità unita. Per approfondire meglio questi concetti e mettere in luce quanto la simbologia sacra e i rituali hanno permeato l’ambito politico anche dopo la secolarizzazione è bene riportare alcuni degli esempi più significativi.

Rivoluzione Francese e Stati totalitari: Rituali, Simbologia sacra e politica

La Rivoluzione francese fu forse il primo avvenimento politico erede delle idee illuministe e di fatto creò cerimonie e simboli che portarono alla sacralizzazione del sistema politico e della patria. Le cerimonie laiche sancivano la cittadinanza francese, ricordavano le imprese degli eroi che capeggiavano la rivoluzione e portarono all’idea che solo lo Stato e la costituzione potevano salvare l’uomo, arrivando così a divinizzare la politica come fonte di felicità terrena. Fin da subito i rivoltosi francesi dimostrarono grande interesse per la dimensione rituale, ed è proprio questa che ha creato solidarietà all’interno del movimento rivoluzionario e soprattutto che ha scolpito nella mente la sacralità dei diritti per cui il popolo lottava. I rituali della rivoluzione erano grandi manifestazioni popolari in cui si dimostrava la rottura con il passato monarchico e in cui si giurava fedeltà a una nuova epoca fatta di “libertè, egalitè, fraternitè”.

Rituale politico
La libertà che guida il popolo di E. Delacroix

Patria, libertà uguaglianza, diritti dei cittadini, sono tutti concetti che sono diventati simboli politici ritenuti ormai sacri da tutto il popolo francese. Ma nell’epoca più vicina alla nostra c’è un altro esempio di religione politica, che utilizza meccanismi simili seppur storicamente i due esempi sono imparagonabili.

Gli Stati Totalitari nel ‘900

Il culto della patria era ormai avviato e il mondo sacro non era più prerogativa della chiesa. Il potere ne era permeato, lo Stato era un’entità e così si iniziarono a svilupparsi i nazionalismi e gli Stati nazione. Già prima della Grande guerra del 1915 il culto della nazione era avviato e la politica si serviva dei rituali per celebrare il proprio Stato. Possiamo affermare però che l’apice fu raggiunto con l’avvento degli stati totalitari tra le due guerre mondiali. Questi misero in scena dei rituali di massa, spettacoli drammatici dove le masse venivano guidate dalla liturgia del leader del partito unico che scalava la vetta del potere. Attraverso una vasta simbologia – di cui proprio il leader ne era il centro – e un’assidua ritualità, gli stati totalitari divennero uno degli esempi più citati quando si parla di sacralizzazione della politica.

stati totalitari
Un rituale di massa nazista

Dalla Germania nazista alla Russia stalinista passando per i partiti fascisti di Italia e Spagna, gli stati totalitari hanno sempre usato i rituali e la simbologia sacra annessa per formare una coscienza collettiva ed esclusiva. Rituali di massa in cui si sacralizzavano le bandiere del partito e della nazione, in cui veniva consacrato il leader come un salvatore della patria (proprio come Mosè è salvatore del popolo ebraico).

È proprio la spettacolarizzazione rituale degli eventi politici che ha fatto da padrona in questi stati e grazie ai quali i capi sono riusciti a ricevere consenso in ogni momento, anche nelle decisioni che hanno avuto le conseguenze più drammatiche nella storia.

I giorni nostri

Nella trattazione e negli esempi riportati fino ad ora l’utilizzo del rituale e dei simboli sacri sono sicuramente estremizzati e finalizzati alla creazione di un potere vero e proprio, soprattutto nelle monarchie e negli stati totalitari. Ancora oggi alcuni regimi, soprattutto in estremo oriente, utilizzano parate militari e simbologie per rafforzare il potere interno del leader.

Simbologia politica
Una parata militare in Corea del Nord

Ma anche se ne sono l’esempio più vistoso, gli stati totalitari e i partiti unici non sono l’unico sistema politico in cui troviamo dinamiche rituali e creazione di una costellazione di simboli sacri. Ai giorni nostri anche nei paesi democratici, possiamo individuare eventi che ricordano cerimonie sacre, anche se oramai sono sempre più deboli e ben nascoste: le feste in ricordo di eroici avvenimenti politici, come il 25 Aprile in Italia o il 14 Luglio in Francia, le feste di partito per consacrare un programma o una vittoria. Oggigiorno non si trovano le grandi parate di massa ma il rito e il sacro continuano ad essere presenti nella vita politica, in alcuni casi fino a creare una religione civile.

Gli Stati Uniti: Patria e democrazia

Gli Stati Uniti sono un esempio importante. In America infatti alla figura del presidente si è più volte associata una sacralità e le feste patriottiche invadono il calendario americano.

Rituali politici
La parata per l’insediamento del presidente

La democrazia diventa in America una vera e propria religione civile, anche in contrasto al comunismo durante la guerra fredda, che deve portare alla felicità dei cittadini. Il concetto di patria come unico luogo dove poter esercitare la propria libertà, l’idea stessa che sia l’America la patria della democrazia e della libertà invade ogni festeggiamento rituale e ogni cerimonia laica. Fin da piccoli la bandiera americana capeggia ogni situazione, dalle scuole ai college, dai pic nic di gruppo ai barbecue in famiglia, essa diventa simbolo sacro da onorare, e mentre si onora la bandiera diventa sempre più forte l’appartenenza identitaria dei cittadini americani.

Tanti potrebbero essere gli esempi da riportare ancora qui, capi di stato, rivoluzionari, partiti politici e semplici campagne elettorali, i retaggi di un mondo simbolico e dei comportamenti rituali di gruppo ai giorni nostri non sono spariti del tutto. Certo è il fatto che questi si affievoliscono e si mimetizzano nello scorrere quotidiano, abbiamo voluto riportare in questa istanza i più significativi sperando che questo abbia giovato alla comprensione di fondo dell’argomento.

In generale quando si ricerca un consenso (una fedeltà potremmo dire) le dinamiche tornano spesso in modo similare, laddove si crea una coscienza identitaria ci sarà appartenenza più forte e a tutto questo si riesce ad arrivare tramite la consacrazione rituale di una simbologia.

Leggi anche Il rito sacrificale: dagli studi funzionalisti alle feste odierne

Francesco Orsolini

Francesco Orsolini

Laureato in filosofia e forme del sapere presso l'Università di Pisa. Durante il percorso di studi ha approfondito i temi antropologici e sociologici laureandosi con una tesi che analizza i retaggi del mondo sacro e delle pratiche rituali nella vita contemporanea, sia in ambito politico che in quello consumistico. È appassionato di scrittura e di tutte le produzioni culturali, dall'arte al cinema passando per la letteratura. Concentrato sul tema del confronto con l'alterità, ritiene che ogni grande pensiero, prodotto culturale o ricchezza umana derivi dallo scambio con ciò che è diverso, altro da sé. Adora la natura, perciò vive nel contesto delle Alpi apuane, immerso tra il mare e la montagna, dove può godere di pace e introspezione.

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