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Roma tardoantica: trionfa Santa Pudenziana

A soli 200 metri ad ovest della Basilica di Santa Maria Maggiore si apre uno scrigno di capolavori dell’arte musiva d’età romana, architetture medievali, insulae dell’età augustea, vici e residenze patrizie. È Santa Pudenziana. Progettata lungo la parte alta di una delle stradine della Suburra, oggi via Urbana, risulta essere uno dei luoghi di culto cristiano più antichi della Capitale, come prova un’epigrafe sepolcrale del 384 d.C.

pudenziana

All’origine del complesso è la ricca domus di Pudente, che San Paolo (2 Timoteo 4, 21) ricorda nel corso della sua seconda e definitiva prigionia, a Roma. Ci troviamo nel corso della tarda età neroniana. Dopo essere stato lasciato solo in Tribunale, sotto giudizio, incoraggia il suo amico Timoteo a non vergognarsi nel dare testimonianza al Signore nei tempi bui successivi alla morte del filosofo Seneca. Pudente, insieme alle sue due figlie Pudenziana e Prassede, sarebbe stato convertito dall’Apostolo in occasione di un suo lungo soggiorno nella Suburra, presso le radici del colle Viminale. Il nome di Pudenziana compare nel Martirologio Geronimiano nel giorno del 19 maggio.

La chiesa attuale, che costituisce una rimodellazione del precedente luogo di culto, si lega semanticamente al Titulus Pudentis. Nelle maestose stanze della Roma della prima età imperiale – quella di San Paolo – si conserva un cubicolo a pianta quadrangolare, coperto con volta a crociera. Colpisce. nella decorazione a fresco (color bianco con fasce rosse lungo le nervature e all’incontro delle quattro unghie) il simbolo graffito – ripetuto più colte – della croce. Nella parte alta degli ipogei, non a caso sulla perpendicolare del presbiterio, si apre una piccola nicchia. Rappresenta un’autentica perla in un contesto comunque ricchissimo. Un romitorio, forse, affrescato con le icone degli Apostoli.

Santa Pudenziana, impostata sugli ambienti di un balneum del II secolo d.C., a livello del sagrato attuale, appare come un luogo di culto già articolato in tre navate con sontuoso presbiterio. Come si evince dai ripetuti lembi di pavimenti a mosaico sul pavimento, è il frutto di continui restauri e potrebbe risalire all’età costantiniana o alla fine del IV secolo d.C. Il celeberrimo mosaico del catino absidale, Cristo tra gli Apostoli, a prima vista colpisce per la grandiosità delle figure, la vivacità dei colori e, soprattutto, un naturalismo che sembra citare, a mo’ di neoclassicismo ante littera, le opere di Apelle o i ritratti funerari del Fayyum.

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Il catino absidale, anziché essere ricoperto interamente d’oro come nella primitiva Basilica Lateranense, venne decorato con rappresentazioni figurate. Probabilmente tra le prime concepite per una chiesa romana. Non ha precedenti, ripreso poi dall’arte bizantina, il Tetramorfo dei quattro Evangelisti. Cristo, assiso in un trono decorato di pietre preziose, siede al centro dei Dodici Apostoli. Curiosi i loro indumenti, che li avvicinano alle toghe senatorie. Il senso è di certificare – come avvenne con Costantino – il pieno riconoscimento della Chiesa Cattolica nella società romana. Parimenti non è da escludere un riferimento all’elevato status sociale di Pudente sopra citato.

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Meno allegorico rispetto al modello di Santa Costanza sulla Nomentana, l’abside di Santa Pudenziana si afferma inoltre come una delle più antiche raffigurazioni panoramiche della Roma del IV secolo d.C.

Due figure muliebri, in secondo piano, stanno a significare la Chiesa degli Ebrei (alle spalle di San Pietro) e la Chiesa dei Gentili (dietro San Paolo). Una croce preziosa svetta nel cielo.

Per chi entra, venendo dai Fori Imperiali, la chiesa è preceduta da un bel protiro frutto di restauri moderni. Esso tuttavia si distingue per le raffinatissime decorazioni marmoree medievali. Sulla sinistra, un campanile romanico invita ad immergersi nel passato.

Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy

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Paolo Montanari

Paolo Montanari

Laureato e specializzato in Archeologia delle Province Romane presso l'Università La Sapienza di Roma. Sensibile alla tutela, alla valorizzazione e al rispetto del patrimonio culturale italiano, nonché della qualità della vita, ha pubblicato articoli e monografie relative ai contesti territoriali antichi. Tra queste: "Appio Latino Tuscolano. Alla luce delle più eclatanti scoperte", Europa Edizioni, Roma 2017 (II edizione), con il Patrocinio Ente Parco Regionale dell’Appia Antica, e "Il Monumento dei Lucilii sulla via Salaria", Roma, British Archaeological Reports, International Series, Oxford 2014. Il 17 settembre 2018 ha condotto con Carlo Infante (Urban Expirience) un workshop itinerante sul tema “Pomerium come limite fisico e concettuale”. E’ attualmente Vicepresidente di Italia Nostra Sezione di Marino.

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Roberto Romani

Tiziana Bellucci ha saputo farci appassionare alle vicende di Santa Pudenziana e della sua famiglia. Soprattutto ha avuto la capacitá di rappresentare come la basilica raccolga il lascito del mondo romano tardo antico per consolidarsi nell’esperienza della cristianitá. Brava e competente!