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San Gregorio al Celio, la Chiesa dei Ritardatari

In posizione sopraelevata, tra i colli Celio e Palatino, il complesso di S. Gregorio appare piuttosto defilato e nascosto e si lascia ammirare solo dai visitatori più curiosi che si spingono lungo un piccolo viale tortuoso e di non facile accesso.

Ma l’apparizione della facciata della chiesa e degli edifici conventuali annessi ripaga subito l’audacia dell’impresa e preannuncia una sorprendente scoperta.

San Gregorio

Una scenografica scalinata, costruita in occasione del Giubileo del 1600, conduce ad un’altrettanto elegante facciata, realizzata nel 1633 da Giovanni Battista Soria, su committenza del cardinal Scipione Borghese, come suggeriscono gli emblemi araldici della famiglia.

Un luogo dunque che sin da subito sembra preannunciare un repertorio di capolavori del Cinquecento e del Seicento e che in effetti accolgono generosamente lo spettatore non solo all’interno della chiesa, ma anche nell’orto adiacente alla stessa, dove sorgono tre celebri cappelle dedicate a S. Andrea, S. Silvia e S. Barbara e arricchite  di straordinari affreschi dei maestri bolognesi Domenichino e Guido Reni.

Tuttavia, se ci spingiamo a voler comprendere la storia del complesso e il particolare legame con antiche tradizioni della religiosità e del folclore romano, dobbiamo rintracciare le sue preesistenze medievali.

In realtà San Gregorio ha origini molto più antiche e ci riconduce alla figura del santo cui è dedicato. Gregorio apparteneva ad una famiglia nobile, quella dei Petroni Anici e dopo essere diventato Praefectus Urbis, si convertì e divenne monaco, fondando un monastero sulla proprietà familiare. Eletto papa nel 590, il suo nome è certamente legato al miracoloso episodio dell’apparizione sulla mole adrianea dell’arcangelo Gabriele che, rinfoderando la spada, annunciava la fine di una terribile pestilenza.

Il monastero fondato da Gregorio, probabilmente ispirato alla Regola Benedettina, vide inizialmente una piccola comunità di monaci che utilizzavano l’oratorio di S. Andrea per la preghiera.

San Gregorio

All’interno era collocata una mensa, un triclinium, ancora visibile nella cappella di S. Barbara, dove secondo la tradizione, Gregorio invitava 12 poveri a consumare un pasto.

Ed ecco che i romani e la curia apostolica trassero da questo luogo, così denso di sacralità, un rituale di misericordia che entrò a pieno titolo nelle celebrazioni pasquali. La reliquia, infatti, è legata anche ad una leggendaria e miracolosa apparizione angelica. Un giorno alla tavola si sarebbe infatti seduto un angelo vestito da povero e da allora, e fino al 1870, il Giovedì Santo il papa era solito servire qui un pranzo a 13 poveri.

Oltre alla mensa sono ancora presenti due testimonianze della permanenza del santo nel monastero: la fontana, cui ilSan Gregorio santo si dissetava, e il cosiddetto “lettuccio di S. Gregorio” dove riposava, oggi visibile in fondo alla navata destra della chiesa, custodito da una grata.

La chiesa, la cui consacrazione avvenne intorno al 595, era inizialmente dedicata a S. Andrea e solo dopo l’anno 1000 comparve la denominazione attuale, ovvero la dedica a S. Gregorio, con l’aggiunta dell’indicazione toponomastica “Ad Clivum Scauri”, derivante dall’antica viuzza che ripercorreva la pendenza tra Celio e Palatino.

L’area su cui Gregorio fece costruire la chiesa potrebbe, secondo alcune ipotesi, corrispondere all’atrio della sua domus, cui apparterrebbe anche il materiale di spoglio delle colonne.

San Gregorio

Più volte restaurata, già a partire dall’età medievale, restano tuttavia inalterate nei secoli le dimensioni e la collocazioni degli ambienti conventuali.

Non è stato, infatti,  alterato il perimetro e le dimensioni della chiesa originaria e il monastero, nonostante abbandoni, restauri e interventi successivi, mantiene, nella posizione originaria, il chiostro e il refettorio.

Come accadde in altri luoghi di culto del Celio, in particolare a S. Clemente e ai SS. Quattro Coronati, il papa Pasquale II provvide ad un importante restauro dopo il sacco dei Normanni, guidati da Roberto il Guiscardo nel 1084.

Diversi secoli più tardi e precisamente nel 1573 fu affidata da papa Gregorio XIII ai Camaldolesi che iniziarono un grande intervento di restauro. Tra gli interventi di questo periodo spicca il portico, un vero campionario di scultura ed epigrafi di varie epoche, in cui sono presenti numerose tombe e monumenti sepolcrali legati a personaggi illustri.

La devozione per i defunti era del resto un tratto distintivo del santo fondatore e non stupisce che qui si trovassero persino il sepolcro della celebre cortigiana Imperia, amante di Agostino Chigi e, ancora visibile, la tomba dell’inviato del re Enrico VIII per trovare soluzione alla questione del divorzio da Caterina d’Aragona.

Ma la stagione decorativa più ricca inizia con la committenza del cardinale Salviati che, oltre a far ampliare la piazza antistante, realizza la splendida cappella Salviati, celebre anche grazie al fatto che costudisce la miracolosa Madonna che avrebbe parlato al santo.

Altri interventi vengono commissionati dal cardinale Baronio che restaura l’Oratorio di S. Andrea e costruisce l’Oratorio di S. Silvia, madre di Gregorio. Qui si trova una delle opere più significative di Guido Reni: il magnifico  “Concerto degli Angeli” che continua ad attirare molti visitatori, amanti della musica e dell’arte.

San GregorioCosì tra pavimenti cosmateschi, colonne antiche e reliquie, il visitatore si trova catapultato nella ricchezza di una decorazione tardo manierista e barocca e ha difficoltà a scegliere su cosa concentrare la sua attenzione, catturata da marmi pregiati, affreschi ed opere scultoree di grande valore.

Passando nel monastero, anche il suo olfatto è catturato dall’odore dei preparati e delle specialità medicamentose dei Camaldolesi, ma se costui volesse immergersi nel folclore romano che colorava di ironia anche i luoghi più sacri, dovrà portare con sé due modi di dire del dialetto romanesco che sono nati proprio in questo complesso.

 “So’ finite le messe a San Gregorio” è un’espressione che significa che non c’è più niente da fare, perché la chiesa celebrava una messa alle 13:00 per i ritardari, mentre “Cantà le messe a San Gregorio” indica che le cose si possono risolvere pagando un prezzo maggiore, perché per ottenere di celebrare  messe speciali di suffragio dei defunti a San Gregorio bisognava pagare un sovrapprezzo.

Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy

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Tiziana Bellucci

Tiziana Bellucci

Laurea in Lettere all’Università di Roma “La Sapienza”, con indirizzo storico-artistico. Ha svolto attività didattica e di ricerca come “Cultore della materia” per la Cattedra di Critica d’Arte, presso il Dipartimento di Storia dell’Arte della Facoltà di Lettere alla Sapienza. Guida turistica abilitata per Roma e provincia, da anni svolge attività di promozione culturale nell’area di Roma e nel territorio della Tuscia dedicando particolare attenzione agli aspetti della storia dell’arte medievale e rinascimentale. È docente di ruolo nella scuola pubblica.

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