La Basilica di San Paolo fuori le mura è un unicum all’interno della storia edilizia ecclesiastica romana, perché rappresenta “il più imponente cantiere della Chiesa di Roma nel XIX secolo”.
Infatti seppur di origine antichissima, è stata fondata da Costantino nel IV secolo insieme a San Pietro, verrà severamente danneggiata da un enorme incendio nel 1823.
La basilica attuale, nella solennità, nell’austerità, nell’imponenza dei suoi spazi, è ancora in grado di rievocare la memoria e le testimonianze di quella basilica antica e di raccontarci e tramandarci la storia di quell’enorme tempio paleocristiano fondato sulla memoria dell’apostolo Paolo.
San Paolo era stato decapitato (pena di morte riservata ai cittadini romani, essendo lui nativo di Tarso dove molte famiglie avevano ricevuto la cittadinanza da Augusto in base al censo, come molto probabilmente la sua) nella zona cosiddetta ad acqua Salvias, oggi delle Tre Fontane, proprio sulla Via Ostiense dove poi verrà successivamente sepolto.
La chiesa costantiniana e la Basilica dei III imperatori
Proprio lì sulla sua tomba, esattamente come aveva fatto per San Pietro, Costantino farà erigere il primo edificio di culto. È un edificio piccolo che non ha niente a che vedere con la chiesa maestosa che verrà subito dopo.
La storia della Basilica di San Paolo fin da subito sarà costellata di restauri, rifacimenti e trasformazioni.
Le dimensioni ridotte del tempio costantiniano infatti erano dovute alle caratteristiche topografiche del luogo, orientata ad est verso Gerusalemme, l’antica chiesa era chiusa dai cosiddetti colli di San Paolo e dalla Via Ostiense. Il complesso probabilmente doveva avere tre navate ed un abside ornato da una croce dorata.
Troppo piccola rispetto a San Pietro e inadeguata per accogliere le schiere dei pellegrini che vi si recavano, la basilica fu completamente ricostruita alla fine dello stesso secolo da Valentiniano II, Teodosio ed Arcadio, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Basilica dei III imperatori.
Il nuovo tempio era una colossale costruzione a cinque navate divise da ottanta imponenti colonne marmoree, riccamente decorato da ogni genere di marmo e da mosaici dorati, come il grande mosaico dell’arco trionfale (ancora oggi conservato seppur pesantemente restaurato) donato da Galla Placidia, figlia di Teodosio e sorella di Onorio.
Giovannipoli, il borgo di Papa Giovanni VIII
Nonostante l’edificazione di questo nuovo, grandioso complesso, la sua vicinanza con il fiume Tevere, rese la basilica oggetto di continui restauri, aggiunte e ricostruzioni, durante tutto il medioevo, che non riguardavano soltanto interventi decorativi o di abbellimento della basilica stessa come quelli sotto Papa Gregorio Magno o Leone III.
Come già accaduto con San Pietro, infatti anche San Paolo era continuamente minacciata dalle scorrerie dei pirati saraceni, tanto che nel IX secolo Papa Giovanni VIII vi fece costruire tutto intorno un fortilizio, all’interno del quale presto nacque un vero e proprio borgo con abitazioni ed attività produttive che prese il nome di Giovannipoli (di cui resti sono ancora oggi visibili all’interno dell’area archeologica).
Le testimonianze più importanti dell’arte medievale italiana
Sarà però dall’XI al XIV secolo che la basilica si arricchirà di capolavori creati appositamente dai più grandi artisti dell’epoca, oggi fortunatamente ancora visibili nonostante l’incendio.
Il bellissimo campanile medievale seppur rimasto indenne dopo il 1823 verrà abbattuto per far posto al campanile attuale, per una “uniformità stilistica”. La cosiddetta Porta Bizantina, uno stupendo portale di bronzo riccamente decorato, donato alla basilica nel 1070 da Pantaleone da Amalfi è ancora in loco anche se spostata nel 1967 a chiusura (interna) della Porta Santa.
Nel corso del Duecento San Paolo conobbe il suo massimo splendore: Nicola d’Angelo e Pietro Vassalletto scolpirono lo stupendo candelabro pasquale e realizzarono il chiostro (praticamente gemello di quello realizzato sempre dai Vassalletto a San Giovanni in Laterano).
Durante il Trecento Pietro Cavallini, uno dei massimi esponenti della scuola romana, realizzò gli affreschi della navata centrale ed il grandissimo scultore ed architetto Arnolfo di Cambio costruì il ciborio ancora oggi visibile davanti l’altare maggiore.
Il declino dal Quattrocento
Il Tempio paleocristiano dei tre imperatori si era trasformato in una delle più ricche e solenni basiliche medioevali di Roma.
Ma tutto questo splendore non era destinato a durare a lungo.
Infatti fin dagli inizi del Quattrocento la chiesa risulta di nuovo in uno stato di abbandono tanto che Bonifacio VIII deciderà di dedicare gli introiti delle indulgenze al rifacimento della Basilica.
Fino all’Ottocento i pontefici non smetteranno mai di seguire questa tendenza: da un lato restaurare e trasformare un edificio sempre sull’orlo del disfacimento, dall’altro decorarlo ed abbellirlo per renderlo all’altezza della sua fama e soprattutto all’altezza della coeva Basilica di San Pietro.
Nel Seicento Papa Clemente VIII farà erigere ad Onorio Longhi un nuovo altare maggiore, insieme a quello di Santa Brigida e commissionerà a Carlo Maderno la Cappella del Santissimo Sacramento, oggi San Lorenzo.
L’incendio: “un Vesuvio terribile”
Tutti questi sforzi verranno però vanificati da un evento terribile che investì la basilica nella notte tra il 15 ed il 16 Luglio 1823.
Probabilmente per colpa della disattenzione di alcuni operai che stavano riparando il tetto, si sviluppò un violentissimo incendio che in poche ore ridurrà quasi tutto l’edificio in cenere.
Secondo alcune testimonianze di persone accorse sul posto, la scena di devastazione totale provocata dalle fiamme era talmente sconvolgente che all’epoca si paragonò l’evento alla distruzione di Pompei “un Vesuvio terribile”, si disse in merito alla vicenda. Forse solo l’incendio della cattedrale di Notre-Dame può darci un’idea dello scalpore provocato da quello della Basilica presso i suoi contemporanei.
Da Rerum Romanarum
Ciononostante Papa Pio VII non fu avvisato. In quei giorni infatti il pontefice giaceva nel suo letto agonizzante a seguito alla rottura del femore. Si ritenne più saggio tenerlo all’oscuro di tutto.
Pio VII morirà un mese dopo il 20 Agosto. Toccherà al suo successore Papa Leone XII rimediare all’accaduto.
Il pontefice fece un accorato appello a tutta la cristianità affinché elargisse generose donazioni per ricostruire una delle basiliche più importanti del mondo parzialmente distrutta da un evento senza precedenti.
Solo la zona del transetto era rimasta in piedi, salvando l’abside, l’arco trionfale con il mosaico di Galla Placidia, il ciborio di Arnolfo di Cambio, il candelabro, il chiostro ed il campanile.
Alcune delle più importanti testimonianze dell’arte medievale italiana erano salve.
La ricostruzione
Subito l’opinione pubblica, e soprattutto gli addetti ai lavori, si divisero in due scuole di pensiero: quelli che volevano ricostruire nel rispetto della storia paleocristiana del complesso, e quelli che volevano edificare una fabbrica totalmente nuova specchio dei tempi.
La commissione voluta dal Papa e presieduta da Giuseppe Valadier, che aveva presentato anche un suo progetto per la ricostruzione, affidò i lavori nel 1825 all’architetto Pasquale Belli, esponente del “partito” della rispettosa ricostruzione.
Alla sua morte nel 1833 sarà Luigi Poletti a prendere in mano la direzione dei lavori e a portarli praticamente al termine.
La nuova Basilica
La soluzione del Poletti fu quella di una mediazione tra nuovo e antico.
Il nuovo progetto infatti rispettò l’impianto paleocristiano ma comportò anche la distruzione di alcune vestigia medievali per far posto al “moderno” come nel caso dell’antico campanile.
Pio IX inaugurò la nuova Basilica il 10 dicembre del 1854 (nonostante molti lavori si protrassero per un altro secolo, terminando solo nel 1967 con lo spostamento della porta santa).
La nuova Basilica a croce latina, divisa in 5 navate da quattro file di venti colonne misura 131 m. di lunghezza, 65 di larghezza e 30 di altezza.
Come scriveva Krautheimer nel 1980:
“la nuova basilica di San Paolo si pone come reinterpretazione ottocentesca di un tempio classico-cristiano, sia all’esterno che all’interno, nelle proporzioni, nella scelta dei materiali, nel colore e nella luce.“
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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