La basilica di San Crisogono è una delle più importanti ed antiche basiliche di Roma.
La chiesa attuale è frutto dei restauri voluti dal Cardinal Scipione Borghese nel 1602 ad opera dell’architetto romano Giovanni Battista Soria. I restauri terminarono nel 1627 ed interessarono soprattutto il portico e la facciata. L’interno della basilica è abbastanza fedele al suo carattere medioevale del XII sec. e presenta un bellissimo pavimento cosmatesco in buona parte originale e perfettamente conservato.
Inoltre ospita il monumento funebre del Cardinale Fausto Poli realizzato da Gian Lorenzo Bernini e la sua scuola, all’epoca in cui quest’ultimo restaurò la Cappella del SS. Sacramento già Poli.
Tra il 1116 ed il 1137, Giovanni da Brescia, il cardinale titolare, decise di costruire una nuova chiesa che sostituisse l’antica basilica paleocristiana dato che la stabilità dell’edificio era stata irrimediabilmente compromessa a seguito di numerose alluvioni che avevano interessato la riva sinistra del Tevere. In quel periodo la chiesa risultava già interrata di quasi sei metri. La nuova chiesa non venne edificata proprio sopra quell’antica ma un po’ più a destra, in modo tale che oggi le fondazioni del muro perimetrale sinistro si trovano immediatamente a destra della vecchia abside.
La chiesa si trova a Piazza Sonnino, nel cuore di Trastevere, uno dei quartieri più caratteristici della Capitale, che al tempo della fondazione dell’edificio invece si trovava completamente fuori dal centro di Roma, quasi come a costituirne una propaggine a parte.
Il Quartiere di Trastevere
Negli anni seguenti la fondazione della città, il luogo era chiamato Ripa Veientana o Litus Etruscum poiché era occupato dagli Etruschi che proprio da questo territorio avevano cominciato ad esercitare la propria profonda influenza sull’Urbe.
Solo all’indomani del 396 a.C. con la caduta di Veio la zona passò ufficialmente sotto il controllo di Roma. Dovranno passare ancora parecchi secoli affinché Trastevere venga inserito all’interno della città, grazie alla riforma amministrativa operata da Augusto che inserì
Trastevere nell’ultima regione augustea la XIV: Trans Tyberim per l’appunto.
Soltanto però sotto Aureliano (270-75) la zona venne ufficialmente inclusa nel pomerio della città, quando venne racchiusa all’interno della nuova cinta muraria voluta dall’imperatore per proteggere Roma a seguito dei numerosi mutamenti politico-sociali.
Le Mura Aureliane, che nel quartiere formavano una specie di triangolo, andavano a recintare gran parte delle strutture portuali e commerciali sulla riva del Tevere, la parte interna, quella centrale, la più densamente popolata fino alla sommità del Gianicolo.
In corrispondenza delle vie principali si aprivano tre porte: Porta Portuense sulla via omonima che portava ai porti della Capitale, Porta Aurelia ora Porta San Pancrazio, da cui partiva la Via Aurelia che collegava Roma all’Etruria e Porta Settimiana che conduceva fino all’ager Vaticano.
Trastevere era la zona più vasta della città abitata dal ceto più umile della popolazione e da tantissimi stranieri vista la sua posizione periferica rispetto al centro di Roma. Dopo la conquista di Veio, la comunità etrusca aveva lasciato il posto ad altre comunità come quella siriaca o quella ebraica, particolarmente numerosa in questa zona fin dal II sec. a.C. Sarà proprio questa mescolanza di diversi popoli e culture a favorire tra gli altri culti, l’avvento nell’area del Cristianesimo particolarmente rappresentato.
Infatti nel V sec. figurano ben tre tituli a Trastevere: Titulus Ceciliae, Titulus Callisti e per l’appunto Titulus Chrysogoni.
Le chiese titolari
Ma cosa sono i tituli e come nascono?
Dopo il riconoscimento del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano (380 d.C. con l’editto di Tessalonica), all’interno della Roma post-costantiniana cominciano a nascere i primi luoghi di culto costruiti appositamente per questa funzione. Accanto alle imponenti basiliche edificate dall’imperatore stesso, le prime comunità cristiane professavano all’interno dei cosiddetti tituli, chiese parrocchiali costruite su terreni di proprietà di privati, che le cedevano alla comunità ecclesiastica (l’Ecclesia) affinché avesse un edificio dove potersi riunire per svolgere tutte quelle attività legate al culto.
Grazie al sinodo del 499 svoltosi a Roma sotto Papa Simmaco possiamo farci un’idea delle principali (e forse delle uniche) parrocchie presenti in città in quel periodo.
Dal IV al VI secolo d.C. si snoda un periodo cruciale per la storia del Cristianesimo e per la Chiesa Romana in particolare.
In questo periodo la Chiesa Romana ufficializza il suo primato che la porrà al di sopra delle altre comunità ecclesiastiche d’Oriente e d’Occidente trasformando definitivamente la città, dalla Capitale di un Impero alla capitale del Cristianesimo.
Papa Simmaco aveva invitato i presbiteri di tutte le chiese di Roma a partecipare al sinodo e aveva fatto redigere un documento con tutte le parrocchie della città con i rispettivi presbiteri.
Grazie a questa lista conosciamo i 29 luoghi di culto più antichi dell’Urbe.
Tra questi spicca il Titulus Chrysogoni che ancora oggi conserva le strutture dell’edificio di culto originario, uno dei più antichi di Roma.
San Crisogono
Chi era San Crisogono? Secondo quanto tramandato dagli Atti di San Crisogono, ciclo agiografico diviso in quattro parti e comprendente anche la storia della passione di altri santi, Crisogono aveva a lungo predicato a Roma e convertito molte persone tra cui i futuri santi
Anastasia e Rufo. Arrestato sotto Diocleziano venne condannato a morte per decollazione ad Aquas Gradas, Aquileia, il 23 Novembre.
Ma nella lista episcopale della chiesa aquileiese, figura un altro Crisogono, vescovo della città seppellito a San Canziano d’Isonzo.
Non sappiamo se si tratti della stessa persona ma ad ogni modo sappiamo che le reliquie del santo erano conservate ad Aquileia per poi essere trasferite a Zara dal vescovo Massimino per proteggerle dalle scorrerie delle popolazioni barbariche. Lì verranno sistemate sotto l’altare dell’omonima chiesa fatta erigere in onore del santo nell’VIII sec.
Nel 1202 con la quarta crociata, Zara verrà assediata da Venezia che si impossesserà delle sacre reliquie per restituirle alla città solo nel 1240.
Arriveranno a Roma solo tra il XV e il XVI sec.
La basilica paleocristiana
Il complesso basilicale paleocristiano venne costruito all’inizio del V sec. Le strutture principali, attualmente visibili e visitabili, furono rinvenute tra il 1908-28 in seguito aduna scoperta del tutto casuale che diede il via agli scavi sistematici dell’area.
I Padri Trinitari infatti, tenutari della basilica, avevano scoperto alcuni resti murari decorati, al di sotto della sacrestia.
Gli scavi si sono conclusi nel 1993, ma non sono mai stati completati tanto che ci sarebbe da indagare tutta la parte centrale dell’aula e quella meridionale del battistero, cosa estremamente complicata vista la presenza degli ambienti di fondazione del convento e dell’oratorio che
Giovanni da Brescia fece costruire per svolgere le funzioni ecclesiastiche in attesa di terminare la nuova basilica.
Cosa possiamo ammirare quindi oggi dello straordinario complesso basilicale paleocristiano?
La zona absidale che conserva ancora le strutture della cripta semianulare, due ambienti accanto all’abside e parte dell’aula basilicale.
Non solo, si possono anche distinguere i resti delle strutture murarie precedenti alla basilica, sulle quali è stata fondata.
Si tratta di un ambiente molto grande in opera laterizia che venne inglobato dalla chiesa fino a costituirne i due terzi della struttura. A questa venne aggiunto un ingresso monumentale, e vennero prolungate le mura perimetrali verso ovest per ricavare l’abside. In questo modo si realizzò il primo complesso basilicale datato al V sec.
Nell’VIII sec. sotto Papa Gregorio III la basilica subì importanti trasformazioni. Il Papa fece rifare il tetto, ridecorare le pareti lungo l’abside ma soprattutto fece costruire la cripta anulare di cui oggi possiamo ancora ammirare i resti. La chiesa di San Crisogono rimase quindi così almeno fino al X sec. quando le continue inondazioni del Tevere ne cominciarono a compromettere la stabilità fino a portare al suo abbandono.
L’interno: la zona absidale e la cripta semianulare
Scendendo le scale a chiocciola dalla sacrestia il primo ambiente che ci si trova davanti è quello absidale. Sulle pareti sono ancora visibili i solchi dello scasso del pavimento originario dell’VIII sec. (oggi purtroppo scomparso) rialzato per permettere la creazione della cripta semianulare. Questa soluzione architettonica, che qui ci è suggerita dai resti della cosiddetta memoria (la struttura che racchiudeva la tomba del martire, quindi le sue reliquie, posta sotto l’altare) proprio in mezzo alle pareti absidali, nasce sotto Papa Gregorio Magno nella Basilica di San Pietro, per poi prendere sempre più piede con l’affermarsi del culto dei martiri.
In pratica la cripta consisteva in un corridoio semianulare che passava sotto l’altare e permetteva ai fedeli di rendere omaggio alle reliquie del martire tramite la fenestella confessionis (una piccola apertura che si apriva direttamente sulle reliquie) senza per questo disturbare la messa che avveniva nella zona dell’altare sovrastante la memoria. Sulla parete di sinistra abbiamo due pannelli su cui vi sono i resti di un affresco che raffigura San Crisogono, San Rufo e Sant’Anastasia. Il resto della decorazione absidale (datata al tempo di Papa Gregorio III) consisteva in un motivo a finto marmo con dei dischi di porfido inseriti al centro di losanghe.
Il lato sud: decorazione e il battistero
Sul lato sud, sotto le arcate che sorreggono il muro laterale sinistro della basilica maggiore, abbiamo i resti di una scola cantorum proprio accanto alle pareti della memoria. Qui è possibile anche vedere il segno di giunzione tra il prolungamento delle mura in opera listata e le pareti originarie delle strutture perimetrali in opera laterizia.
Possiamo ammirare due tipi di decorazioni pittoriche: quelle più antiche del VI sec. con una serie di vele formate da dei drappi bianchi con al centro una croce gemmata, con al di sopra alcune scene del Vecchio Testamento di cui oggi è possibile riconoscere solo l’episodio degli
ebrei nella fornace. Nella parte bassa delle pareti abbiamo i segni delle decorazioni dell’VIII sec. con nuove vele sovrapposte alle precedenti ed una serie di clipei con all’interno dei ritratti dei santi martiri tra i quali Agapito e Felicissimo.
Inoltre si possono vedere i segni della tamponatura di tre porte aperte nel V sec. all’epoca del prolungamento della struttura originaria verso l’abside. In questo lato della basilica è possibile ammirare anche i resti di due sarcofagi ritrovati durante gli scavi, nel 1923.
A sinistra della cripta semianulare, scendendo tre scalini si accede al battistero. Oggi un muro, eretto non sappiamo bene in che periodo, oblitera la vasca battesimale. In origine doveva trattarsi di un’aula rettangolare con la vasca battesimale al centro, costruita, come ci hanno dimostrato gli scavi, su una più antica fullonica, un ambiente con dei vasconi rettangolari dove si smacchiavano i panni.
Il lato nord: le storie di San Benedetto
Sul lato nord a cui si accede ripercorrendo il corridoio absidale, dall’altro lato della cripta, incontriamo un secretarium, una sorta di ripostiglio per i paramenti sacri e gli oggetti liturgici.
Lasciato l’ambiente davanti ad un pilastro troviamo uno stupendo sarcofago a cassa riccamente decorato risalente al III sec.
Tramite il lato settentrionale è possibile accedere, dopo aver sceso un gradino, al livello del pavimento originario in opus sectile della chiesa del V sec. prima che venisse rialzato da Gregorio III per costruire la cripta. Lungo la parete è possibile ammirare i resti di vari affreschi: nella parte bassa possiamo vedere le vele risalenti ancora all’VIII sec. mentre nella parte alta abbiamo i resti della decorazione pittorica del X sec. l’ultimo intervento effettuato nella basilica inferiore.
Gli affreschi si articolavano in due registri di cui quello superiore è andato parzialmente perduto con la costruzione delle mura della chiesa medievale. Vi sono raffigurati i miracoli di San Benedetto. Nel registro inferiore si può distinguere perfettamente l’episodio della guarigione del lebbroso, con San Benedetto in trono con il cappuccio e l’aureola, alle spalle una chiesa con due torri, che protende in avanti la mano destra per guarire il corpo maculato dalla lebbra.
Il ciclo continuava con San Placido salvato dall’annegamento da San Mauro ed altre scene frammentarie oggi purtroppo non leggibili.
Ricca di storia e testimonianza della nascita e dello sviluppo delle prime chiese paleocristiane, la basilica di San Crisogono rappresenta un vero e proprio gioiello nascosto nel cuore di Trastevere.
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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