In occasione del prestito della Ninfa e pastore opera autografa di Tiziano, realizzata dal pittore intorno al 1565, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, la Galleria Borghese ha organizzato la mostra: Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore.
Grazie al confronto dell’opera viennese con le altre del maestro veneto presenti nella Galleria, si è subito venuta a creare l’occasione per esaminare ed approfondire due dei temi che più hanno caratterizzato l’opera del pittore: Natura e Amore.
La Natura in Tiziano non è tanto un luogo bucolico o arcadico, seppur allegorico, ma è il luogo dell’agire umano, dove lo scorrere inesorabile del Tempo divora la vita senza possibilità di difesa. Ciò nonostante è proprio lì, e non potrebbe essere altrimenti, in quei luoghi ameni così idilliaci ma al tempo stesso così reali, che si accendono gli amorosi sensi e avviene l’incontro con il divino.
È Amore che, nella sua accezione di stampo neoplatonico ficiniano, permette la mediazione con il divino riconciliando l’esistenza umana con la sua parabola mortale, rendendola parte dell’Armonia dell’universo.
Solo temperata dal buono amore bembesco, la vita umana entra finalmente in armonia con la natura. Solo il desiderio della vera bellezza divina e immortale eleva l’essere umano impedendogli di finire vittima della Vanità e del tempo, come accadrà ai due protagonisti delle Tre età, destinati a finire come la coppia di teschi nelle mani del vecchio adagiato in completa rassegnazione sul declivio di una collina.
La mostra
Nella sala XX della Galleria Borghese sono esposti, lungo i due assi principali, uno di fronte all’altro, Amor Sacro e amor profano e Venere che benda Amore. Sulle altre due pareti troviamo Ninfa e pastore e Le tre età proposta nella versione seicentesca del Sassoferrato dipinta con ogni probabilità apposta per la famiglia Borghese e già presente nei depositi della Galleria ( l’originale di Tiziano si trova invece ad Edimburgo).
Il dialogo che si instaura tra queste opere ci permette di ripercorrere l’intera carriera del pittore partendo dalle Tre età, il quadro originale è stato composto tra il 1511 ed il 1512, e finendo proprio con la Ninfa e pastore opera tarda degli anni ’70 del Cinquecento. In questa fase il celebre colorismo veneto si è spento in tinte più scure e massicce accentuate dal disfacimento del tessuto pittorico che anticiperà gli esiti finali del Caravaggio se non addirittura di Rembrandt.
La vita
Tiziano Vecellio è nato a Pieve di Cadore probabilmente tra il 1480 ed il 1485. Questa datazione sostenuta dai più autorevoli studiosi, come Panofsky, sembra oggi la più accreditata e la più plausibile. Una lunga e ormai obsoleta tradizione collocava la data di nascita del pittore nel 1477. Questa datazione deriva da una dichiarazione del pittore stesso che nel 1571 scriveva in una lettera a Filippo II in cui chiedeva il pagamento delle somme dovute per i suoi dipinti, di avere novantacinque anni.
Probabilmente Tiziano mente sapendo di mentire, data la natura insolvente del re di Spagna, cerca di aumentarsi gli anni per impietosirlo.
In realtà risulta sicuramente maggiorenne solo nel 1508 quando le fonti lo ricordano attivo all’interno del Fondaco dei Tedeschi, una delle sue prime importanti commissioni.
Il suo primo incarico documentato lo ottiene nel 1511 con gli affreschi delle Storie di Sant’Antonio nella Scuola del Santo a Padova. Proprio a questo decennio vanno ascritti i primi ritratti nonché Amor Sacro e amor profano e l’Assunzione della Vergine per l’altare maggiore della Chiesa dei Frari, dove poi verrà sepolto.
Negli anni venti cominciano ad instaurarsi quei rapporti di committenza con la Repubblica di Venezia, il duca di Ferrara Alfonso d’Este, con il marchese di Mantova Federico Gonzaga ed in particolar modo con l’entourage dell’imperatore Carlo V di cui dipingerà alcuni celeberrimi ritratti.
Il rapporto con la corte imperiale, continuerà fino agli anni quaranta sotto il figlio di Carlo Filippo II per il quale dipingerà tantissime opere come le straordinarie Poesie, tele ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, che Tiziano continuerà a dipingere in Spagna fino al 1575.
Sempre negli anni quaranta conosce il celebre scrittore e poeta Pietro Aretino, che diventerà un suo grande amico.
Nel 1545 è a Roma dove lavora per Papa Paolo III.
Muore a Venezia il 27 Agosto del 1576.
Non è un caso che le quattro tele presenti in mostra siano accoppiate lungo i due assi principali della sala. Sono infatti le affinità fra le tematiche e le allegorie a suggerire un rimando tra ciascuna coppia di opere anche se cronologicamente molto distanti tra loro.
Allegoria dell’amore coniugale
Ciò che lega l’Amor Sacro e l’amor profano alla Venere che benda Amore è infatti il tema dell’allegoria dell’amore coniugale.
Nel secondo dipinto una donna vestita di bianco riccamente adornata di gioielli e perle, identificata con Venere, tiene in mano due lembi di un nastro con cui sta bendando un amorino, mentre si sta voltando verso un secondo amorino che le si appoggia sulla spalla. A destra due donne dal vestiario molto simile stanno portando un arco ed una faretra con le frecce.
Secondo Panofsky, che ne dà una lettura neoplatonica, i due cupidi sarebbero da identificarsi in Eros e Anteros (ovvero l’Amore passionale, cieco, e l’Amore divino).
Il quadro sarebbe un’allegoria dell’amore coniugale in cui Venere ha il ruolo di protettrice della felicità matrimoniale. È la dea infatti, nel gesto sospeso di tenere la benda che non stringe, né scioglie, a mediare tra l’amore divino e quello terreno, bendato.
È Venere stessa a rappresentare l’amore coniugale, vestendo gli abiti e gli attributi della sposa mentre le due figure femminili le portano gli attributi di Amore.
Anche l’Amor Sacro e l’amor profano è stato letto come un’allegoria dell’amore coniugale.
La tela è stata realizzata per il matrimonio tra Laura Bagarotto e Niccolò Aurelio. Lei, figlia di un eminente giurista padovano, era stata costretta a sposare l’uomo che aveva mandato a morte il padre ed il primo marito, accusati di tradimento.
Per riconciliare la sposa allo sposo ci vuole l’intervento di Venere e Amore.
È Amore raffigurato nell’atto di mescolare l’acqua all’interno di un sarcofago romano a temperare la Venere terrena (a sinistra), allegoria dell’amore coniugale, anch’essa vestita con gli abiti da sposa, con la Venere divina (a destra) che rappresenta l’amore celeste, virtuoso, e perciò raffigurato nudo perché non ha bisogno di orpelli.
Nell’atto di trasformare la morte in vita, mescolando l’acqua nel sarcofago, si compie la riconciliazione coniugale e si sprona la sposa a percorrere la strada della Virtus.
Tra Voluptas e Virtus
Le altre due tele al contrario rappresentano una chiara allegoria di quello che succede quando a trionfare è soltanto l’erotismo non sublimato nell’amore celeste.
Nelle Tre età una coppia di giovani è adagiata su un prato fiorito: il ragazzo quasi completamente nudo, mentre la ragazza ha due flauti: uno vicino alle labbra l’altro più lontano, chiara allusione alla tensione erotica tra i due amanti. In questo dipinto compare un nuovo elemento la Musica, allegoria dell’Armonia (in questo caso mancata).
Sulla destra due putti dormono abbracciati, vegliati da un amorino. Poco più in là, un vecchio seduto tiene in mano un teschio, circondato da altri tre e da alcune ossa. Qui la natura è il luogo dell’agire umano in cui si mette in scena il sottile equilibrio tra Voluptas e Virtus.
Tutta la vita si snoda tra questi due poli fino alla vecchiaia dove l’essersi abbandonati alla Vanità porta alla morte senza possibilità di tendere all’eterno.
Anche nella Ninfa e pastore il tema è lo stesso, ma a differenza del dipinto giovanile qui è il giovane ad essere vestito. Tiene un accordo su di un flauto che però non suona, mentre la ragazza, raffigurata quasi nuda, di spalle, sdraiata su di una pelle di leopardo, si volta all’indietro verso l’innamorato ma senza guardarlo.
Anche quest’opera è un’amara riflessione sull’inutilità dell’esistenza.
Lo strumento musicale non viene suonato, l’Armonia non viene raggiunta perché il dialogo amoroso tra i due amanti non avviene.
In questo dipinto della sua maturità, Tiziano rifiuta la dimensione arcadica della natura, che è rimasta solo il luogo dello scorrere del tempo che scandisce il ciclo dell’esistenza umana che termina inevitabilmente con la morte senza possibilità di sublimazione divina.
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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