La Villa
Questo secondo incontro di pratiche filosofiche si terrà in uno dei parchi di Roma più ricchi di storia.
Nata sopra un antico possedimento di famiglia, Villa Borghese fu trasformata dal cardinale Scipione Borghese in un’enorme residenza suburbana destinata a diventare la sede della sua immensa collezione pittorica e scultorea.
Nel corso dei secoli grazie ai lavori promossi dal principe Marcantonio IV si arricchirà di capolavori architettonici, trasformandosi in un grande parco all’inglese, luogo di incontro dei romani riservato a lussuose feste e celebrazioni.
Possiamo dire che Villa Borghese sia stata Teatro della Storia, in quanto in un modo o nell’altro, ha partecipato ad alcuni dei grandi eventi che hanno caratterizzato la Storia della Roma barocca e contemporanea.
Durante l’età napoleonica la villa è stata al centro delle attività mondane e dei pettegolezzi della società romana, grazie al matrimonio tra Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e Camillo Borghese.
Lo svago, le feste e i ricevimenti: come l’aristocrazia intratteneva le relazioni sociali
Ma la villa è sempre stata utilizzata dall’alta nobiltà romana per feste ed eventi. La famiglia Borghese pare infatti che non vi risiedesse in pianta stabile, ma in qualità di villa suburbana le aveva dato un’impronta fortemente legata agli svaghi, ai giochi e ai banchetti, un giardino delle delizie che poteva rivaleggiare con le dimore reali delle corti più importanti dell’epoca. E così Paolina, donna rinomata in tutta l’Europa per la sua bellezza e la sua vitalità, utilizzò la villa per le sue feste e ricevimenti.
Il Parco dei Daini ad esempio era adibito alla caccia: uno sport molto in voga nella nobiltà del Seicento, come scrive Senofonte nel Cinegetico (V sec. a.C.) la caccia prepara all’arte della guerra meglio di qualsiasi altro insegnamento ed è migliore anche dello studio delle differenti strategie.
La caccia così come le passeggiate per i parchi o le rappresentazioni teatrali era un modo per la nobiltà di intrattenere relazioni necessarie per la loro stessa sopravvivenza sociale oltre che politica.
Una villa, nel Seicento, era il centro della vita dell’aristocrazia. Uno spazio dove intrattenere e coltivare relazioni, alla base di un gruppo sociale che non aveva una vera e propria occupazione lavorativa, ma che fondava la propria esistenza su complesse relazioni e giochi di potere.
Perché la passeggiata filosofica proprio qui
La passeggiata filosofica ha il proprio centro nella riflessione e nella meditazione filosofica del luogo.
A partire dall’esperienza di ciò che ci circonda e dalla conoscenza del suo portato storico-artistico potremo trarre delle riflessioni che definirei “riflessioni situate” in quanto sono dei pensieri e spesso delle teorie che scaturiscono proprio dal trovarsi in quel luogo, in quel momento.
I luoghi come Villa Borghese hanno qualcosa da raccontarci.
I suoni, i rumori e il verde della villa possono entrare in contatto con la nostra “anima-psiche” portandoci alla mente pensieri inaspettati.
In questo tipo di esplorazione i nostri stati d’animo (presenti o solo rievocati) ci permetteranno di costruire idee filosofiche in sintonia con quanto osserviamo.
Grazie a questa esperienza, se ci armiamo del coraggio di prendere parola ed esprimerci, e se riusciamo a farci guidare da una ingenua curiosità e da un po’ di buona volontà, potremo riuscire a costruire una nostra prospettiva filosofica.
Ogni luogo ci suscita emozioni e sentimenti che possono guidarci attraverso un tema filosofico legato alla storia del luogo stesso e di coloro che lo hanno abitato e vissuto attraverso i secoli.
Così Villa Borghese saprà dirci anche molte cose su di noi e sul nostro modo di vivere le stesse emozioni e sentimenti dei suoi antichi frequentatori.
Cosa ci può lasciare una pratica filosofica
Le pratiche filosofiche sono momenti creativi e costruttivi dove gli “ospiti”, cioè coloro che vi partecipano, sono portati a pensare “cose nuove” oppure a pensare “cose a cui non pensavano da anni”.
Chi partecipa viene definito ospite proprio perché “accoglie” l’altro facendolo sentire a casa propria, a tal proposito l’intervento di alcuni partecipanti all’ultimo incontro è stato illuminante:
Mi ero fatto un’idea di questo tema ma pensavo che la mia idea fosse l’unica possibile… ogni tanto ci fissiamo sulle cose e non ci accorgiamo che potremmo vedere da un punto di vista diverso
Un passeggiata filosofica può infatti aprirci a prospettive nuove permettendoci di ampliare i nostri orizzonti, così da “sbloccare” quelli che sono per noi pensieri “fissi”, aiutandoci a vivere meglio anche il nostro presente. Indagando insieme su un tema, si scoprono sempre punti di vista nuovi e inaspettati tanto che ogni pratica e dunque ogni passeggiata è un’esperienza unica e irripetibile.
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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