La chiesa dell’Aracoeli domina da secoli dall’alto del Campidoglio la città di Roma.
Scrigno pieno di meraviglie è forse una delle chiese meno note, probabilmente la scalinata che conduce alla chiesa fa desistere molti ed è un vero peccato, anche perché è invece facilmente raggiungibile dall’ingresso laterale di Piazza del Campidoglio.
La chiesa è strettamente legata alla città, soprattutto perché fu parte integrante della vita del Comune medievale. Probabilmente per questo motivo troviamo nelle sue cappelle i nomi di alcune delle principali famiglie romane, tra le quali i della Valle.
La famiglia della Valle è presente a Roma già dal XIII secolo, si insedierà nel XV secolo nel rione Sant’Eustachio nel luogo noto come “valle”.
Legati ai Colonna, diventarono ricchi grazie al commercio di bestiame e alcuni membri della famiglia furono medici importanti. Le fortune e l’importanza della famiglia aumentarono con Andrea, che divenne cardinale e che edificò a partire dal 1508 il palazzo di famiglia, arricchendolo con una prestigiosa collezione di antichità.
Il più originale della famiglia fu Pietro, nato nel 1586, d’animo irrequieto, afflitto da affanni d’amore, viaggio molto per l’Italia e si stabilì per qualche anno a Napoli, partecipando a spedizioni militari contro pirati e corsari e che lasciò per intraprendere il pellegrinaggio in Terrasanta.
Lo spirito d’avventura lo portò a viaggiare per dodici anni per l’Oriente, arrivando fino in India. Attraverso una serie di lettere scambiate nel corso degli anni col medico e naturalista Mario Schipano, poi pubblicate come “Viaggi di Pietro Della Valle il Pellegrino “, raggiunse una grandissima fama.
Durante questo lunghissimo viaggio, che intraprese in pompa magna, tanto che si raccontava che “mai non era stato visto un privato viaggiare con tanto fasto, quasi con una corte intera“, incontrò in Persia a Baghdad una bella fanciulla di origine siriana e di fede cristiana nestoriana, Sitti Maani Gierida, che sposò e portò con sé nelle sue peregrinazioni. Così descrive la sua bella moglie: “Color vivace che agli Italiani parerà che tiri piuttosto alquanto al brunetto che al bianco; capelli che tirano al nero e così le ciglia, marcate non senza grazia, le palpabre ornate con lo stibio”. Purtroppo Sitti morirà a 23 anni nel corso del viaggio a causa della febbre da parto.
Pietro, inconsolabile, continuerà portandosi dietro il corpo mummificato della moglie per anni fino al suo ritorno a Roma, dove suscitò grande scalpore nel 1627 con le solenni e grandiose cerimonie funebri per l’inumazione della sposa nella cappella di famiglia a S. Maria in Aracoeli.
In tale occasione scrisse l’orazione In morte di Sitti Maani Gioerida sua consorte pubblicata, insieme ad altri scritti di elogio di vari autori e alla descrizione della cerimonia, nel volume di G. Rocchi, Funerale della sig.ra Sitti Maani Gioerida della Valle.
Pietro in seguito si risposò (nonostante l’opposizione famigliare) nel 1629 con la georgiana Mariam (Mariuccia) Titanin di Ziba, donna di nobile nascita, da lui adottata dodicenne in Isfahan e ancella prediletta della moglie, che l’aveva accompagnato in Italia e con la quale ebbe poi ben 14 figli.
Per saperne di più potete leggere l’edizione curata da Gianni Venditti dell’inedito Diario di Pietro Della Valle di alcune cose memorabili, scritto tra il 1628 e il 1652 dopo il suo rientro a Roma. Il volume, oltre ad offrire uno spiraglio sulla Roma dell’epoca, ci permette di seguire il suo stretto rapporto con una famiglia in continua crescita.
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
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