Il Percorso
421 – 2021. Venezia celebra i suoi 1600 anni e lo fa con una mostra sicuramente da non perdere, ambientandola nel manufatto architettonico che rimanda al potere e alla gloria della Serenissima: il Palazzo dei Dogi in Piazza San Marco. Voluta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, la grande rassegna articola il percorso narrativo scandendolo in 12 sezioni. Per raccontare trionfi di terra e trionfi di mare. Ma anche incendi, sconfitte militari e pestilenze, fino all’Acqua Granda del 1966 e del 2019. Rappresentate simbolicamente in mostra dall’opera “The Raft” (La Zattera), straordinario “cameo” dell’artista multimediale Bill Viola. La mostra sarà operativa dal 4 settembre 2021 al 25 marzo 2022.
Percorso che comprende 240 opere d’arte: prodotti antichi, documentari rari, personaggi che ne hanno contraddistinto la storia. Privilegiando un punto di vista particolare, le molte crisi e lacerazioni della sua esistenza che non hanno escluso le relative rigenerazioni e i necessari rinnovamenti.
“Nascite e rinascite” quindi, come recita il titolo della mostra. Per sottolineare l’inedita storia di Venezia chiamata più volte a ripensare il proprio destino ridisegnandone il futuro. Com’è testimoniato dai documenti e dagli artisti che hanno lavorato in laguna nell’arco di quasi un millennio: Carpaccio, Bellini, Tiziano, Veronese, Tiepolo, Guardi, Canaletto. Fino a Canova, Hayez, Appiani. Per arrivare a Pollock, Vedova, Tancredi, Santomaso. Senza dimenticare architetti, letterati e musicisti che ne hanno seguito l’evoluzione.
Le Opere
La mostra è anche un’occasione per contemplare significativi restauri. Come la grandiosa tela con il Leone di San Marco di Vittore Carpaccio, di oltre 3 metri di lunghezza.
L’imponente leone, simbolo di Venezia e della Repubblica, è dipinto in tutta la sua magnificenza con le ali e l’aureola. Guarda l’osservatore e regge un libro aperto con l’iscrizione “PAX TIBI MARCE AE VANGELISTA MEVS”.
Da notare: le zampe posteriori sono nell’acqua e quelle anteriori appoggiate sulla terraferma. Un richiamo, quest’ultimo, alla politica della Serenissima di quegli anni, orientata ad estendersi sulla terraferma.
Un’altra opera da segnalare è l’Incendio del deposito degli olii a San Marcuola del 1789-90 di Francesco Guardi.
Nella veduta del dipinto siamo lontani dalla precisione documentaria di Canaletto o di Bellotto. A prevalere sono la rapidità della stesura, la cadenza frenetica della pennellata. E la prospettiva scelta da Guardi, che ci fa assistere all’incendio collocandosi dietro la folla. Presa alle spalle. Attratta dalle fiamme che incalzano e dai bagliori minacciosi che illuminano il cielo mentre i pompieri sono impegnati sui tetti.
Nell’Immagine del tempo di Emilio Vedova si legge “tutta la sua poetica che costeggia la materia liquida di cui è fatta Venezia” come spiega Massimo Recalcati. Una poetica che concepisce la pittura come gigantesco sentimento di precarietà.
Resta aggiornato sulla mostra visitando il sito ufficiale del MUVE – Fondazione Musei Civici Venezia.
Per info e prenotazioni scrivi a prenotazionivenezia@coopculture.it