Nei pressi di via del Mandrione, che ad Oriente si stacca dalla Casilina per inerpicarsi, oltre la ferrovia, verso la Tuscolana, si lega uno dei tanti ricordi di chi nella zona ha vissuto per anni. Nel dopoguerra – ricordano le memorie storiche – lungo via Casilina Vecchia era attivo il negozio di un artigiano che vendeva cavalli e carretti per il trasporto della pozzolana. La strada allora era sterrata e non c’erano mezzi di trasporto per le merci. Bisognava pertanto arrangiarsi con le tecniche più antiche e solidificate. Simpatico, e dal gusto quasi neorealista, il tempo di prova cui venivano sottoposti i cavalli per testarne la prestanza atletica.
Qui di seguito il racconto di alcune esperienze di vita e testimonianze di un borgo che non c’è più:
Lungo l’antica via che servì, in età romana, alla manutenzione degli acquedotti è ben forte il ricordo della prostituzione, soprattutto nell’area limitrofa a Porta Furba. Un particolare che per lunghi anni identificò – in modo un po’ stereotipato – quest’area, senza dare però il giusto peso anche alla ricchezza “povera” delle persone che vi abitavano, ai loro stili di vita, alla semplicità di bambini che giocavano negli spazi infangati all’aria aperta.
Via del Mandrione era famosa altresì per l’arte della coreutica nonché per composizioni musicali che hanno fatto storia. Si ricorda, tra queste ultime, Cristo al Mandrione incisa da Grazia De Marchi il 4 marzo 1989, con parole di Pier Paolo Pasolini e melodie di Piero Piccioni.
Una ricchezza che è stata al centro di celebri riprese cinematografiche e di documentari di stile neorealista. Sono note le passeggiate in macchina di Pier Paolo Paolini degli anni ‘50, che descrisse la vita del Mandrione in alcune scene del film Accattone uscito nel 1961, girato in gran parte al Pigneto. Celebre, anche, la sequenza del capolavoro di Luigi Zampa, Il medico della mutua (1968), in cui il professor Guido Tersilli in vespa, interpretato magistralmente da Alberto Sordi, fa visita a un mutuato in una delle casupole a ridosso dell’Acquedotto Felice in una giornata di pioggia.
La vita al Mandrione fu inoltre immortalata in un album fotografico di Franco Pinna (primavera 1956), che si inseriva in un documentario di carattere socio-antropologico sulle borgate di Roma, che del Mandrione fissò nella memoria danze Rom, musiche popolari, testimonianze di vita. Tutto ciò contribuiva a formare l’immagine di una borgata pittoresca, come poteva essere, per colore locale e policromia delle attività, piazza Montanara presso il Teatro di Marcello, con le botteghe inserite dentro gli archi dell’opera augustea, prima della distruzione fascista.