Passeggiare lungo Via Monserrato significa ripercorrere uno dei tracciati più interessanti della città. La strada faceva parte dell’antica Via Papalis, la via percorsa durante i cortei papali dal popolo di Roma che accompagnava il neoeletto pontefice da San Pietro in Vaticano a San Giovanni in Laterano per le cerimonie dell’elezione, della consacrazione e della presa di possesso dell’antico Patriarchio Lateranense.
Il carattere nobiliare della via è ancora oggi testimoniato dai diversi palazzi gentilizi che vi si stagliano, dal Palazzo Ceselli con facciata barocca, al cinquecentesco Palazzo Luparini, dal Palazzo dei Fioravanti, al Palazzo Capponi, oggi Antonelli, fino al raffinato Palazzo Rocci poi Pallavicini. Non mancano testimonianze di abitazioni di cortigiane come la casa della cortigiana Tina al civico n.117.
Il nome originario della via era Arenula o Regola, come il rione cui appartiene, poi la toponomastica fu invece abbinata al carcere di Corte Savella, poiché i Savelli avevano giurisdizione sul tribunale e le annesse carceri.
Infine la sua denominazione fu legata alla chiesa presente sulla via e dedicata alla Madonna del santuario di Montserrat.
Partendo proprio dalle due diverse denominazioni si rintracciano le più significative presenze istituzionali della zona.
In primis si evidenzia l’importante ruolo svolto dal carcere, detto Corte Savella, in funzione dal 1430 al 1654. I Savelli trasformarono un palazzo di loro proprietà in un edificio ospitante un tribunale e delle prigioni. Inizialmente riservato agli ebrei, fu successivamente luogo di detenzione e morte di tanti condannati cristiani, tra cui la stessa Beatrice Cenci che, insieme alla matrigna, Lucrezia Velli, uscì dalla cella di questo carcere il 1 settembre 1599 per recarsi al patibolo eretto di fronte ponte S. Angelo.
Successivamente, con l’istituzione dell’edificio detto delle Carceri Nuove in Via Giulia, Corte Savella divenne parte dell’adiacente Collegio Inglese fondato nel 1578 da papa Boncompagni, Gregorio XIII.
La denominazione definitiva della via è invece collegata alla chiesa di S. Maria in Monserrato, luogo di culto della nazione spagnola, costruita nel 1518 su preesistenze tardo medievali. Sappiamo infatti che nel 1354 la nobildonna spagnola Jacoba Ferrandes acquistò una casa e vi fondò un ospedale con annessa una cappella per i connazionali; il complesso fu dedicato a S. Niccolò de’ Catalani. Adiacente ad esso per volontà della nobile Margherita Pauli di Majorca fu realizzato un altro ospizio dedicato a S. Margherita de’ Catalani e riservato alle donne.
Nel 1495 papa Borgia fuse i due ospizi in un’unica confraternita, sotto il patrocinio della Vergine del santuario di Monserrat. Alessandro VI, per ironia della sorte, avrebbe poi trovato dimora eterna proprio all’interno del suddetto edificio.
La confraternita, formata da catalani, aragonesi e valenciani, nel 1506 stabilì l’erezione della nuova chiesa. L’opera architettonica è il notevole risultato del disegno di Antonio da Sangallo il Vecchio, mentre la facciata porta la firma di Francesco da Volterra ed è particolarmente riconoscibile, rispetto alle numerose chiese romane dedicate alla Vergine, per il gruppo scultoreo della Madonna con il Bambino nell’atto di segare una montagna, in riferimento al santuario spagnolo.
A destare particolare curiosità è tuttavia la presenza della tomba dei due papi della famiglia Borgia, Alessandro VI e Callisto III suo zio.
Passato alla storia come uno dei pontefici meno amati dalla cristianità in generale e dai romani in particolare, sempre al centro di scandali e polemiche per la sua vita dissoluta, per le numerose amanti e la ricca nonché problematica prole, Rodrigo Borgia era stato eletto cardinale all’età di 25 anni proprio dallo zio Callisto III e nel 1492 sarebbe divenuto vicario di Cristo, sia pur tra accuse di simonia e aspri pareri contrari.
Alla sua morte, la salma viene sistemata momentaneamente vicino a quella dello zio ma il monumento funerario subisce continue demolizioni e i corpi vengono più volte traslati per i lavori di sistemazione della basilica vaticana fino alla data del 1610 quando le ossa di entrambi, mescolate in un’unica cassa, vengono portate nella chiesa della Madonna di Monserrato e depositate in sagrestia. Solo nel 1881 si costruisce una cappella ed un monumento sepolcrale decoroso per i due pontefici della famigerata casata.
Guidati infine dal desiderio di impossessarci di altre curiosità e inedite realtà che la via Monserrato riserva ai più tenaci, possiamo osservare l’altro edificio religioso noto come la chiesa di San Girolamo della Carità, le cui origini sono molto antiche e di non facile definizione.
Secondo la tradizione, nel 382, nella casa della matrona cristiana Paola, visse San Gerolamo che vi avrebbe fondato una domus ecclesiae. Al suo posto, alcuni secoli più tardi, sorse la chiesa attuale. Concessa nel 1514 ai Frati Minori, fu poi ceduta alla Confraternita della Carità, costituita di nobili fiorentini.
Ricostruita nel 1647, la chiesa presenta una facciata barocca del Rainaldi, ma custodisce due autentici gioielli all’interno, capolavori del Barocco.
Il primo è rappresentato dalla Cappella Antamoro, commissionata nel 1710 da Tommaso Antamoro a Filippo Juvarra e unico intervento decorativo romano dell’artista messinese. Sull’altare si ammira anche la magnifica statua di S. Filippo portato in cielo da due angeli, opera di Pierre Legros.
Il secondo scenografico polo di attrazione è la Cappella Spada che fu concessa nel 1515 a Orazio Spada e nel 1654 fu ornata dal nipote, padre Virgilio Spada, attraverso un rivestimento di marmi pregiati recante gigli, stelle, camei con ritratti di antenati e un insolito mobilio anch’esso marmoreo.
Sui divani di marmo, simile al velluto, si stagliano i ritratti di Giovanni Spada, cappellano d’Innocenzo IV e di Bernardino Lorenzo, vescovo di Calvi. I due personaggi ritratti da Cosimo Fancelli e da Ercole Ferrata sembrano in attesa di ospiti nel loro salotto.
Due angeli genuflessi di Antonio Giorgetti tengono la tovaglia di diaspro come una mensa eucaristica che si apre miracolosamente toccando le ali dell’angelo a sinistra.
E se siamo fortunati entriamo anche noi nel salotto Spada…
Per informazioni sulla visita guidata vai al sito di Yes Art Italy
Leggi anche:
A Trastevere il potere è degli Ortolani
Assistenza e ospitalità romana: S. Maria della Consolazione al Foro Romano
Antoniazzo Romano…il Madonnaro
Galileo sotto processo alla Minerva
Il Casino Massimo Lancellotti: pittori tedeschi devoti a Dante e a Raffaello