Sabato 28 agosto 2021 sul palco della Fortezza del Priamar di Savona è andato in scena Viaggio al termine della notte, recital teatrale e musicale di Elio Germano e Theo Teardo tratto dal capolavoro di Louis-Ferdinand Cèline.
Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione
Lo spettacolo era ormai in repertorio per i due artisti da una decina d’anni ma è stato riproposto con musiche totalmente nuove e accanto ai due performer un terzetto d’archi (viola, violino e violoncello) formato da Laura Bisceglia, Ambra Chiara Michelangeli e Elena Stabile.
La scenografia scarna, praticamente spoglia, la scena interamente giocata su un suggestivo gioco di luci e ombre a tinte scure, gli esecutori fissi ai loro posti compreso il narratore Germano, avvolto nella penombra di un tavolo da cui scartabella e lancia con movimenti concitati in aria i fogli da cui legge armato di doppio microfono.
Tutto il resto è affidato alla musica intensa e immersiva di Teardo, capace di creare un tappeto di cupe dissonanze e sospese distorsioni, e ovviamente alla prosa di Cèline. A quel condensato di lucido cinismo e beffarda, macabra e angosciante ironia che è Viaggio al termine della notte, resoconto in prima persona di un incallito viaggiatore e osservatore del mondo, Ferdinand Bardamu, evidente alter ego dell’autore, che con spietata sincerità racconta le sue peregrinazione, sballottolato dal destino dalle trincee della prima guerra mondiale all’Africa colonizzata alla labirintica New York e poi di nuovo in Francia, un viaggio non solo fisico ma anche psicologico nei più bui abissi dell’animo umano.
È degli uomini e di loro soltanto che bisogna aver paura, sempre
Attenendosi fedelmente alla traduzione di Ernesto Ferrero, che restituisce lo stile sperimentale e sgrammaticato con cui Cèline fa parlare il suo protagonista narratore, e che evoca potentemente il retroterra grezzo e periferico in cui i personaggi si muovono, Germano e Teardo concentrano il grosso dello spettacolo sui primi capitoli dell’opera, quelli incentrati sull’esperienza di Bardamu al fronte, in cui le parole di Cèline nella voce di Elio Germano risuonano come macigni descrivendo la folle insensatezza della guerra.
Il risultato che scaturisce è un’esperienza di opera d’arte totale capace di coniugare letteratura, teatro e musica e che una maggiore parentela con la macchina teatrale e i recital sulla phonè di Carmelo Bene che con uno spettacolo canonico, e il modello in fondo sembra proprio essere lui, nella voce allucinata voce di Germano in un continuo alternare tra lirico e grottesco e attraverso l’uso del microfono sublime e distorce la parola che sposata alla musica si tramuta un oscuro rituale dionisiaco che echeggia nella notte.
…tutto si portavia via, anche la Senna, tutto, che non se ne parli più
C’è infine un ultimo aspetto, che si inserisce molto di più nell’esperienza soggettiva e personale che sul reale valore dello spettacolo, ma che un osservatore non possa fare a meno di rilevare.
Viaggio al termine nella notte, andato in scena al Priamar il 28 agosto 2021, è stato il primo evento artistico pubblico offerto alla città di Savona dopo un anno e mezzo di pandemia, limitazioni e distanziamenti sociali. L’evento è stato patrocinato dal Comune e promosso dalle Officine Solimano, consorzio di associazioni artistiche fortemente attivo sul territorio. Arrivato nella già suggestiva cornice della fortezza savonese al tramonto, uno dei primi dati che ho rilevato è stata l’ampia percentuale di giovani presenti.
Come si è detto, la sensazione ultima dello spettacolo era di assistere ad un rituale catartico, e questo non era solo dovuto all’intensa performance di Germano e Teardo ma dal senso di liberatoria aggregazione creatasi quella sera sul Priamar, una spinta comunitaria necessaria e pulsante nel poter finalmente tornare a vedere una città vivere.
E così paradossalmente dalle pagine di uno degli autori più causticamente intriso di pessimismo e assenza di speranza nei confronti dell’umanità che la letteratura abbia elargito, quella sera tra i visi degli spettatori del Priamar si è palesato un barlume di speranza, di fame di vita, in una città troppo spesso destinata, anche senza una pandemia in atto, a vivere un grigio oblio sociale fatto di noia e carenza di alternative. Una luce nel viaggio al termine della notte.