In mostra fino al 14 gennaio 2024 al Museo ALBERTINA di Vienna: Michelangelo and beyond
ABSTRACT
Nel XV secolo Michelangelo stabilisce il canone della raffigurazione del corpo nella sua dinamicità. Lo scopo della mostra è testimoniare ciò che è accaduto dopo, sia in quelli che si sono scoperti in sintonia con il suo modo di concepire la fisicità, specialmente maschile, sia in quelli che lo hanno rigettato.
Il corpo dinamico
Il medium che fa da collante alla mostra all’Albertina, Michelangelo and beyond, è il disegno. Quando si accredita del nuovo status. Non più veicolo di progettazione ma arte indipendente nel XV secolo. Con la carta che sostituisce la pergamena come supporto materico. Il focus della collettiva è il sommo artista del Rinascimento. Come colui che ha incarnato la visione del corpo nella sua dinamicità. Le sue opere hanno influenzato gli artisti del suo tempo e oltre. Fino ad estendersi ai pittori del XX secolo. Insieme a Michelangelo sono esposti Raffaello, Dürer, Rembrandt, Mengs, Rubens, Klimt e Schiele. Ognuno dei quali ha sviluppato la propria intuizione del corpo. Sia attraverso l’emulazione, l’evoluzione; sia attraverso il rifiuto totale dell’ideale di Michelangelo. Rembrandt ad esempio, non esita a rappresentare la bruttezza del fisico, dell’uomo nella sua fragilità e debolezza. In netto contrasto con i corpi atletici del Buonarroti. Così come Schiele nell’ Autoritratto nudo del 1910, dà di sé un’immagine estrema: il corpo magrissimo incurvato pallido malato, tarantolato da una tensione insopportabile che lo costringe a una gestualità esaltata e strana. Un burattino i cui fili sono mossi da un’anima inquieta.
Dodici fogli
Nel progettare l’evento l’Albertina è stata agevolata in quanto ha potuto attingere alla notevole collezione di disegni in suo possesso. Compresi quelli di Michelangelo: dodici dei diciotto fogli presenti nell’esposizione, appartengono al museo. Integrati con la Sibilla libica del Metropolitan di New York pensata per il ciclo della cappella Sistina e con quattro prestiti che arrivano dal Louvre. Tra i quali un Cristo verticale. La cui pietas sembra dematerializzare il soggetto. Nonostante Michelangelo definisse il corpo un velo mortale, lo ha sempre studiato nella sua struttura. Lo conosce molto bene. Spesso ne forza l’anatomia per dargli movimento; per sollecitare l’occhio dell’osservatore a guardare criticamente l’immagine. Come nell’opera in questione con il Cristo con le ginocchia che si toccano mentre cerca di sostenere tutto il peso della massa muscolare. Sono disegni che configurano il canone di Michelangelo: la nudità maschile si manifesta nella sua essenzialità. Senza aggiunte illustrative o accessori secondari. Una rappresentazione che si autogiustifica dettata dall’osservazione della natura e dallo studio della classicità.
Il contrapposto
Nella Sibilla prima accennata Michelangelo utilizza il contrapposto, alternando tensione e abbandono degli arti. Per movimentare l’immagine superandone la staticità. Il corpo visto di spalle, la schiena vigorosa i bicipiti in rilievo, forma una sorta di spirale come se stesse per scattare.
L’unica opera che arriva da una collezione privata, ed esposta per la prima volta, è il Battesimo dei neofiti. Una prova giovanile databile tra il 1492 e il 1496. La figura centrale del disegno rievoca l’uomo tremante affrescato da Masaccio nella cappella Brancacci a Firenze. Servendosi di due tonalità di marrone Michelangelo personalizza il personaggio di Masaccio esaltandone la muscolatura. Trasformandola in un’immagine potente e robusta che anticipa le sue più famose rappresentazioni del corpo umano.
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