Su una delle più maestose colline della campagna romana, formatasi dopo un’incandescente ed esplosiva eruzione del Vulcano Laziale, nell’antica Roma si scelse di far costruire qui il Mausoleo di Caecilia Metella, a pochi passi dal complesso di Capo di Bove.
Il sepolcro, fra i più celebri del suburbio romano, sorge lungo il margine sinistro dell’Appia. Lo si può raggiungere comodamente (in bici, macchina e bus) da via dell’Almone.
Il padre di Caecilia Metella, esponente di un’antica famiglia senatoria romana, già console nel 69 a.C., guadagnò il soprannome Creticus per aver debellato tra il 68 e il 65 i pirati che infestavano l’isola. Crassus, invece, dovrebbe identificarsi con il figlio del noto triumviro, al seguito di Cesare nelle Gallie; fu prima questore e poi governatore della Gallia Cisalpina.
La cresta lavica al III miglio dell’Appia riveste cruciale importanza anche quando sfogliamo gli Atlanti del Touring Club Italiano o, sul telefonino, le mappe di navigazione.
Il contributo di Angelo Secchi
Qui Padre Angelo Secchi, fondatore dell’astronomia moderna italiana, pose il Caposaldo A della base geodetica italiana. Di qui tracciò la linea retta, base del primo triangolo equilatero della cartografia, fino a Frattocchie (Torre Secchi per l’appunto) presso cui sorse il Caposaldo B.
Anche quando i gesuiti furono allontanati dal Collegio Romano a seguito dell’Unità d’Italia, Angelo Secchi, per interessamento di Q. Sella, M. Minghetti e A. Scialoja, rimase al suo posto. La sua attività fu molto vasta. Rintracciò (nel 1852) in cielo i due frammenti della cometa di Biela. Dedicatosi alla fisica solare, fu tra i primi a fotografare la corona in eclisse e a ottenere immagini spettroscopiche del bordo del Sole.