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Walter e Zerocalcare, tra disagio e armadilli

Walter e Zerocalcare
Zerocalcare e Mastandrea disegnati da Zerocalcare

Ha suscitato un notevole scalpore la miniserie animata Strappare lungo i bordi partorita e realizzata dal fumettista Zerocalcare per Netflix, che ha reso noto ad un vasto pubblico generalista la poetica di un giovane autore che è stato in grado di rappresentare con efficacia negli anni paure e turbamenti della sua generazione. A guardare un illustre predecessore è Tutti giù per terra di Davide Ferrario il cui protagonista, Walter, condivide con Zerocalcare una narrativa generazionale tra disagio e armadilli.

DAL G8 ALLA PROFEZIA DELL’ARMADILLO

Zerocalcare, al secolo Michele Rech, nato ad Arezzo ma indissolubilmente legato alla capitolina Rebibbia, è figlio di quella generazione cresciuta tra gli anni 80′ e 90′ che ha visto perdere la sua innocenza e la sua voce durante il tragico G8 di Genova del luglio 2001 e sarà proprio raccontando graficamente tale evento che il giovane Rech inizierà a muovere i suoi passi nel mondo del fumetto underground.

Realizza fanzine e manifesti per i centri sociali, apre un blog su cui pubblica storie brevi che vedono protagonista una sua proiezione autobiografica col nome di Zerocalcare tratto dal nickname di un forum, per poi esordire con la sua prima graphic novel nel 2011 dal titolo La profezia dell’armadillo.

È una storia fortemente autobiografica che racconta il dolore e il tentativo di catarsi per la perdita di un’amica, ma è anche il primo tassello nella costruzione di un mondo fatto di personaggi ricorrenti e situazioni iperboliche. Un mondo attraverso cui Rech/Calcare racconta la tragicommedia della quotidianità: i piccoli problemi, le paranoie e i complessi di chi, alla soglia dei trent’anni, si trova ad affrontare responsabilità e senso di inadeguatezza in un mondo che sembra sempre pronto a tirare qualche tiro mancino.

Walter e Zerocalcare
Strappare lungo i bordi, 2021

DALL’ARMADILLO E STRAPPARE LUNGO I BORDI

Questa la grande forza che ha reso tanto apprezzato il giovane fumettista: la sua capacità, partendo da presupposti totalmente intimi e personali, di raccontare un vissuto così schietto e sincero in cui è difficile non identificarsi, in particolare per una o più generazioni cresciute con lo spettro del precariato, dell’insicurezza e dell’instabilità.

La popolarità di Calcare è infine sfociata in un prodotto come Strappare lungo i bordi, che prendendo a piene mani da La profezia dell’armadillo, è stato in grado di coinvolgere e commuovere tutti coloro che nella loro vita hanno cercato a tentoni di seguire la linea tratteggiata della stabilità, salvo poi trovarsi inevitabilmente fuori strada.

CASCA IL MONDO, CASCA LA TERRA, TUTTI GIÙ PER TERRA

Quasi 25 anni prima di Strappare lungo i bordi, un altro prodotto audiovisivo italiano già raccontava con ironia ed efficacia il dramma dell’inadeguatezza di una generazione che non riesce a seguire un percorso rettilineo, ed era Tutti giù per terra, girato da Davide Ferrario nel 1997 e tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Culicchia del 1994.

Dalla penna di Culicchia, esponente dei cosiddetti Scrittori Cannibali benedetti da Pier Vittorio Tondelli, era uscito Walter Verra che con il volto di Valerio Mastandrea diventerà il primo precario del cinema italiano nel film di Ferrario.

Walter potrebbe benissimo essere un Zerocalcare di qualche anno prima e le affinità tra i due sono molteplici.  Entrambi vivono infatti un’esistenza in cui si sentono costantemente fuori posto, sempre in fatale ritardo sulla cosa giusta da fare, entrambi campioni dello schivare la vita per timore delle responsabilità che ogni gesto potrebbe comportare.

Walter e Zerocalcare
Tutti giù per terra, Valerio Mastrandrea e Carlo Monni

ZEROCALCARE E WALTER TRA DISAGIO…

Tutti e due si sentono come stretti da un meccanismo omicida in cui ogni oggetto animato e fuori dal quotidiano sembra fare parte di un complotto che li porterà all’esasperazione e a dovere loro malgrado cedere ai ricatti delle regole sociali.

Zerolcare e Walter Verra cercano maldestramente di fare sempre la cosa giusta salvo poi rendersi conto troppo tardi di un non contemplato errore di valutazione, e la nostra ilarità nei confronti delle loro sventure diventa in realtà uno specchio delle nostre.

…E ARMADILLI

Infine nelle vite di entrambi finisce per entrare, anche se in modo sostanzialmente diverso, un bizzarro ed esotico animaletto, più precisamente un armadillo. Nel film di Ferrario l’armadillo diventa quasi un simbolo dell’alienazione in cui Walter precipita quando si vede costretto ad accettare un lavoro come commesso, la professione che meno tollera.

E come se non bastasse l’uniforme, l’odiosa routine e l’incasellamento in un ruolo che ha sempre cercato di schivare, c’è anche Cassietto, l’armadillo da compagnia della sua padrona dalla verve radical chic, che zampetta sinuoso nei momenti meno opportuni e il quale nel finale riceverà un poderoso calcio dal padre di Walter al grido di “animale stronzo“, in un gesto catartico e liberatorio.

Per Calcare l’Armadillo è invece una sorta di voce interiore, una coscienza antropomorfa, quasi una parodia del Grillo Parlante di Collodiana memoria, che rimbecca, battibecca e mette sempre il povero Zero di fronte alla realtà che lui stesso cerca di negare. Inoltre è portatore di una sciagurata profezia secondo cui ogni ottimistica previsione non supportata da fatti logici è destinata al fallimento e al rimorso.

Non è dato sapere se il giovane Rech abbia usato l’armadillo in omaggio a Tutti giù per terra o se si tratti di una pura coincidenza, tuttavia è interessante far notare come in Strappare lungo i bordi sia proprio Valerio Mastandrea a prestare la sua voce al lunguacciuto e sarcastico mammifero.

Walter e Zerocalcare
Calcare e l’armadillo

TOPI CHE GUARDANO PIPISTRELLI VOLARE

Circa 14 anni separano il film di Ferrario dall’opera prima di Zerocalcare, e quasi 25 dalla serie animata, eppure entrambi si ritrovano a parlare con lo stesso linguaggio sugli stessi problemi irrisolti di altrettanto irrisolte generazioni. Il successo di Strappare lungo i bordi e le reazioni che ha suscitato ci raccontano senza dubbio alcuno che nulla è cambiato dagli anni 90′ a oggi, e probabilmente qualcosa è andato peggiorando.

Zerocalcare e Walter Verra continuano a parlarci di noi, del senso d’impotenza che proviamo in un mondo dove tutto ci appare come una potenziale minaccia al quieto vivere, che ci sprona a sentirci all’altezza di parametri e status sociali che temiamo di non raggiungere mai, di responsabilità che abbiamo paura di assumere di fronte all’ignoto che ci si palesa davanti.

E nonostante tutto cerchiamo di districarci in questa giungla di complessi, di strappare lungo i bordi andando dritti o di sperare di avere un paio di ali e di volare, di trovare uno spazio in cui poter respirare e guardare la vita a testa alta con la serenità di non essere vittime dei nostri stessi costrutti mentali.

Si potrebbe dire che ogni epoca ha il suo armadillo, ma il disagio resta lo stesso.

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Riccardo Tortarolo

Riccardo Tortarolo

Laureato in DAMS - Cinema e Media all'Università degli Studi di Torino, ha conseguito i tre anni di attore-doppiatore all'ODS - Operatori Doppiaggio e dello Spettacolo. Ha collaborato con l'associazione culturale Baba Yaga di Final Borgo, con Concerti dal Balconcino di Torino e recita nelle compagnie liguri I Gatti dello Cheshire e La Scuola di Chirone. Si occupa di laboratori teatrali per l'infanzia e divulgazione di fiabe e racconti popolari.

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